Unicef: cresce a 300mila il numero dei bambini/e soldato

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In occasione del 40mo anniversario dell'inaugurazione della sede nazionale, Unicef Francia ha presentato un Rapporto sulla situazione dei bambini soldato nel mondo. "Un fenomeno drasticamente in crescita" - ha detto Jacques Hintzy, presidente della sezione francese dell'organizzazione. Nel 1996, infatti, erano 200 mila i giovani con il fucile in mano. Oggi sarebbero attorno alle 300mila unità, ripartiti in una ventina di Paesi in guerra, tra cui Afghanistan (8.000), Angola (11.000), Burundi (14.000), Colombia (15.000), Liberia (15.000), Myanmar (76.000), Uganda (12.000), Repubblica Democratica del Congo (30.000), Sri Lanka (1.300), nel sud del Sudan (9.000). La situazione più pesante si trova nell'Africa sud-sahariana dove vi sono oltre 120 mila bambini-soldato.

"Dall'adozione della Convenzione relativa ai diritti dei bambini del 1898, i conflitti armati hanno mietuto più di 2 milioni di vittime tra i minori e ne hanno mutilati a vita più di 6 milioni, mentre 12 milioni hanno perso la propria famiglia" - afferma il Rapporto che denuncia la crescita allarmante del reclutamento forzato delle bambine. "Con la sola eccezione dell'Afghanistan, non esiste una guerra senza l'utilizzo di bambine" - sottolinea Hintzy. "Le ragazzine non hanno più solamente incarichi logistici ora vengono direttamente mandate al fronte e spesso sono le vittime di violente barbarie sessuali". In Uganda e in Colombia le ragazzine rappresentano un terzo dei ragazzi soldato: il 41% di esse è costretta a partecipare ai combattimenti dove sono vittime di violenze sessuali. Il reclutamento sistematico di ragazzine per scopi sessuali è confermato in tutte le regioni del mondo.

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Unicef-France ha deciso di mettere al centro del suo programma politico la Campagna contro il fenomeno dei bambini-soldato, studiando allo stesso tempo un piano per il reinserimento dei ragazzi e delle ragazze ex-combattenti. Ed ha presentato una petizione, firmata solo nella giornata di ieri da 10.000 aderenti, che chiede l'applicazione sistematica di pesanti sanzioni, prima tra tutte il rinvio a giudizio davanti alla Corte penale internazionale e "un embargo sistematico verso i paesi esportatori o i paesi che consegnano armi leggere a movimenti o paesi in situazione di conflitto che arruolano e utilizzano bambini-soldato". L'Unicef si sta battendo già dal 1999 contro la piaga del reclutamento di bambini negli eserciti. "Non basta il lavoro fatto finora - ha concluso Hintzy - è necessario dimostrare più intolleranza, e applicare con maggiore severità le sanzioni". [GB]

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