Armi: troppe le scappatoie nel Codice dell'Ue

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Una coalizione di 55 Organizzazioni non governative (Ong) europee ha presentato oggi il rapporto "Assumere il controllo: l'opportunità di migliorare il Codice di Condotta dell'Unione europea sui trasferimenti di armi" nel quale segnala che i controlli dell'Ue non sono abbastanza severi da evitare che le armi finiscano nelle mani sbagliate. Denunciano inoltre l'esistenza di molte scappatoie nel Codice di condotta dell'Ue sui trasferimenti di armi e chiedono che venga rafforzato immediatamente.

"Il Codice dell'UE è un primo passo, ma è evidente che non sta raggiungendo l'obiettivo di assicurare controlli responsabili sulle esportazioni attraverso l'Europa. Gli stati dell'UE forniscono ancora armi a paesi che violano i diritti umani e soffrono di instabilità interna" - ha affermato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Ue. "L'UE ha buone intenzioni, ma il fatto è che gli Stati membri continuano ad esportare materiale per la difesa quando non dovrebbero. Questo rapporto spiega cosa è necessario fare per prevenire questi abusi" - ha aggiunto Henry Smith di Saferworld. Va ricordato che i Paesi dell'Ue non hanno una legislazione comune sull'esportazione di armi e che l'unica regolamentazione è rappresentata dal Codice di Condotta che, però, non è vincolante.

Tra il 1994 e il 2001, l'UE ha esportato circa 20 miliardi di dollari di armi verso paesi in via di sviluppo: approssimativamente un terzo di tutte le armi consegnate a questi paesi.

 

- Il Rapporto delle Ong
(in inglese - formato.pdf)
- Il Codice di Condotta europeo (presentazione - testo in .rtf)

Una nuova ricerca condotta dalla campagna "Control Arms" ha messo in evidenza un numero di casi recenti che mostrano come i controlli sulle esportazioni di armi dell'UE vengano aggirati consentendo alle armi e agli altri componenti europei di finire nelle mani di chi viola i diritti umani. Tra i casi segnalati dalle Ong vi sono quelli dei motori tedeschi che aggirano l'embargo europeo verso la Cina e il Myanmar/Birmania, dei componenti Uemontati su elicotteri nepalesi e il trasferimento della produzione di armi militari di piccolo taglio dall'Austria alla Malesia.

"Questi casi dimostrano come, nonostante l'adozione del Codice di Condotta sui trasferimenti di armi nel 1998, i controlli sulle esportazioni all'interno dell'UE presentino ancora molti elementi di debolezza e scappatoie" - denunciano le Ong. La revisione del Codice attualmente in corso deve essere completata sotto la Presidenza olandese dell'UE, ma secondo le Ong, "non esiste la volontà politica di apportare le modifiche necessarie per ottenere realmente dei cambiamenti". Le Ong presentano nel Rapporto numerose raccomandazioni per il miglioramento del Codice, rafforzarne i criteri, regolamentare le licenze di produzione oltremare, applicare il Codice ai componenti delle armi (che spesso vengono esportate disassemblate e poi ricomposte in loco), implementare gli embarghi (attualmente disattesi anche dall'Italia come nel caso della Cina), assicurare che tutti gli Stati membri dell'Ue pubblichino rapporti annuali sulle esportazioni di armi.

Intanto in prossimità del lancio in Italia della "Campagna sulle armi leggere", la Rete italiana per il disarmo organizza dall'1 al 3 ottobre un momento di formazione. La tre giorni, guidata da esperti nel settore, permetterà di conoscere le attività della rete "ControllArmi" rispetto al tema delle armi leggere andando a conoscere i retroscena del commercio delle armi e le iniziative della società civile: nascita, obiettivi, programmazione attività della Rete Disarmo, reti e partner internazionali. L'obiettivo è quello di formare i rappresentanti di associazioni e gruppi che intendano promuovere momenti di formazione sulla Campagna a livello regionale. Alcuni posti sono ancora disponibili. [GB]

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