Migranti: Bossi-Fini bocciata, sgombero di Via Lecco

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Nuovo stop della Consulta alla legge sull'immigrazione Bossi-Fini. Nel mirino il reato di reiterato ingresso in Italia dopo espulsione alla frontiera. La sentenza 466 della Corte Costituzionale, con riferimento all'articolo 3 della Costituzione "dichiara l'illegittimità costituzionale". Si tratta della norma che prevede la reclusione da uno a quattro anni per il reingresso nel territorio nazionale dello straniero "già denunciato" ed espulso per lo stesso reato. Il rientro del cittadino non comunitario nel territorio italiano dopo un decreto di espulsione (del Prefetto) è punito per legge con l'arresto da sei mesi ad un anno. Se invece il divieto di reingresso è ordinato dal giudice la pena va da uno a quattro anni. Il divieto di reingresso ha una durata di 10 anni. La disposizione dichiarata incostituzionale dalla Corte è quella che applica la pena maggiore, da uno a quattro anni, sulla base di una discriminante che è la "denuncia" di un presunto reato di reingresso, indipendentemente dal fatto che vi sia stata o meno una pronuncia di condanna definitiva. La Corte è già intervenuta sulla legge Bossi-Fini con tre sentenze in cui era stata dichiarata incostituzionale l'esplulsione senza convalida processuale del provvedimento del Questore prima dell'accompagnamento alla frontiera e l'arresto obbligatorio dello straniero che non abbia lasciato il territorio entro cinque giorni dall'espulsione.

Intanto a Milano continua l'esodo dei 270 rifugiati africani - per lo più provenienti dal Sudan, Eritrea, Etiopia - dallo stabile di via Lecco, all'interno della città. Dopo aver trascorso la notte in strada, riscaldandosi al fuoco di un falò, i profughi africani sono stati sorpresi dalla neve e dall'arrivo della Polizia, che poco prima delle otto li ha convinti a lasciare la strada di fronte allo stabile che avevano lasciato poche ore prima. Alcuni dei rifugiati hanno accettato di sistemarsi provvisoriamente nei container predisposti dal Comune in via Ludovico di Breme (zona nord della città, vicino al raccordo per l'autostrada dei Laghi; ndr), ma la situazione è tutt'altro che definita. Nel corso della giornata i profughi sono stati ospitati presso il campo di via Barzaghi, gestito dalla Protezione civile, per favorire il controllo del loro status giuridico. La Cgil insieme ad Arci, Naga, Casa della Carità e Caritas ambrosiana, ha seguito da vicino le trattative con Palazzo Marino per raggiungere un'intesa su una sistemazione che accontentasse tutti. I rifugiati, infatti, vorrebbero stare tutti insieme, mentre le soluzioni proposte dal Comune offrono posti letto in strutture diverse, tra Milano e Legnano.

Federica Sossi, docente e scrittrice, ha spiegato alla redazione di Meltingpot cosa sta succedendo: "Il Comune sta continuando le sue mosse: dividere le persone in quattro luoghi diversi, tra dormitori e container e scantinati, ma loro dicono di no. Il Comune sta giocando a spostarli di luogo in luogo, sta prendendo tempo ma senza la volontà di trovare una soluzione concreta. A questo punto non c'è più trattativa, non c'è più niente da dire. Speriamo che la Provincia (di centrosinistra) si attivi⅀".

Anche Dario Fo commenta la vergogna dello sgombero "Si è aspettato il giorno dopo Natale. La gente si è riempita di cibo, panettone e vino, e adesso è iniziata l'ora della cacciata. Questa mancanza di umanità sorprende sempre. Un Comune feroce che vuole Vincere. Non importa su cosa, l'importante è riuscirci". Tra le proposte emerse durante la giornata si è parlato della possibilità di sistemare i rifugiati in una scuola dismessa in via Saponaro (vicino a viale Missaglia, periferia sud di Milano; ndr). L'edificio, in comodato alla Provincia di Milano, è di proprietà del Comune, che dovrebbe dare l'assenso al nuovo utilizzo. [AT]

Approfondimenti: Guida Immigrazione

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