Israele-Palestina: la difficile vita quotidiana

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A Ramallah prende inizio il Festival del cinema europeo mentre l'esercito israeliano ha concluso da sole tre ore un incursione militare. Il festival, che prevede 28 pellicole provenienti da numerosi paesi europei, si sta svolgendo nonostante "gli attacchi israeliani e la costruzione della bariera difensiva che vuole isolare i villaggi e le città palestinesi" ha commentato Petra Barghouthi, la responsabile stampa del festival. Il festival europeo del cinema fa parte delle attività culturali che le istituzioni culturali palestinesi stanno organizzando nel tentativo di fare rivivere la vita culturale che profondamente è stata influenzata dall'inizio della seconda Intifada. "La vita deve continuare nonostante l'occupazione e mentre resistiamo cerchiamo di avere una vita normale" - dichiara George Ibrahim, direttrore del festival

In una lettera scritta in occasione della Pasqua, i "rabbini per la pace", organizzazione fondata nel 1988, in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani da parte dell'Esercito israeliano durante la repressione dell'Intifada, ricordano i drammi di Israele in cui la situazione è sempre più difficile. "Con la promessa di condizioni d'occupazione eccellenti, molti lavoratori stranieri vengono portati in Israele e stipati in case fuori norma. Poi vengono loro confiscati i passaporti e sono in balia dei datori di lavoro e quando s'ammalano o incorrono in incidenti sul lavoro, restano chiusi nei loro quartieri-ghetto, oppure vengono caricati a forza sugli aerei e rispediti nei Paesi d'origine, dove non possono chiedere alcuna forma di compensazione". A questa ingiustizia si aggiunge quella di " circa 10mila donne che negli ultimi 10 anni sono state immesse sul mercato della prostituzione israeliano. Subito dopo essere entrate nel Paese, vengono recluse in appartamenti privati o bordelli, dove subiscono ogni genere di intimidazioni e vengono ripetutamente stuprate".

In Israele si torna a parlare della sospensione degli aiuti a Gaza da parte dell'Unrwa, grazie a una petizione promossa da due attivisti israeliani che chiede al governo di Israele di permettere immediatamente all'Unrwa e alle altre agenzie umanitarie di svolgere il proprio lavoro o, in alternativa, di provvedere alla popolazione sotto occupazione, come previsto dalla quarta convenzione di Ginevra. La sospensione della consegna degli aiuti Unrwa alla Striscia di Gaza il 1° aprile ha lasciato sulle banchine del porto di Ashdod 11.000 tonnellate di alimenti. A partire dallo scoppio della seconda Intifada, nel settembre del 2000, l'Unrwa consegnava ogni giorno 250 tonnellate di alimenti nella sola Gaza, nel quadro di un più ampio programma di assistenza ai rifugiati. [AT]

Altre fonti: Ips News, Unrwa, Rabbini per la pace

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