R.D.Congo: voto in massa, dignità straordinaria

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Più di 25 dei 56 milioni di cittadini della Repubblica Democratica del Congo si sono massicciamente recati alle urne ieri per eleggere un nuovo capo dello stato ed un nuovo parlamento, nelle prime elezioni libere multipartitiche svoltesi da 40 anni nel paese africano. I 50 mila seggi si sono chiusi alle ore 17 locali. I primi risultati del voto si conosceranno tra tre settimane. Nelle regioni del Nord e del Sud Kivu, dove erano dislocati gli osservatori della società civile italiana aderenti al progetto di "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l'Africa", tutto si è svolto con regolarità e in tranquillità. Ross Mountain, vice rappresentante speciale dell'Onu, lo ha definito "un piccolo miracolo".

A parte l'incendio di un seggio a Mbuji-Mayi, uno dei feudi dell'opposizione al governo del presidente Joseph Kabila, nessun incidente di rilievo si è verificato durante la consultazione, sul cui svolgimento hanno vigilato 17 mila Caschi Blu delle Nazioni Unite e 1500 osservatori internazionali. Lo svolgimento delle operazioni di voto è stato "esemplare" e l'affluenza altissima secondo gli osservatori italiani, tra cui un nutrito gruppo dei "Beati i Costruttori di Pace", giunti nel paese centrafricano il 26 luglio scorso.

"E' stata la manifestazione della dignità di un popolo, commovente e straordinaria. Avevamo mille dubbi su come sarebbe stato possibile in sole 11 ore far votare un gran numero di persone con regole così complicate, ma i congolesi ci hanno stupito. Lo sforzo della società civile, durante questi mesi, è stato notevole nel lavoro di educazione civica, ed è stato sorprendente vedere come tutti sapessero già come votare nei seggi. Alle 4 di mattina, mentre i seggi privano alle 6, le file davanti alle diverse sezioni erano già lunghe" - racconta Lisa Clark dei "Beati i costruttori di pace".

L'impegno profuso dai volontari della società civile congolese distribuita sul territorio provinciale per insegnare come votare, l'importanza del voto e della libera scelta a una popolazione che per la prima volta si trovava a esercitare il proprio diritto, ha portato la gente, in gran parte analfabeta, a muoversi con sicurezza e relativa velocità all'interno del bureau de vote, scegliere il candidato preferito - indicato con nome, logo e fotografia - all'interno della scheda dalle dimensioni mai viste, apporvi la croce o lasciandovi l'impronta digitale per ben due volte (due le schede: per l'elezione del presidente e per i deputati al parlamento). I seggi, con una media di 500-550 votanti, come prestabilito alle 17 si sono chiusi e tutti avevano già votato: in questa parte del paese si stima il 90% degli aventi diritto.

Il modo in cui si è svolta la giornata di ieri nei Kivu sembra la normale conclusione di una campagna elettorale sentita e intensa, ma pacifica. "Il voto ha manifestato che la gente è stanca di guerre, vuole democrazia ed è pronto ad impegnarsi per averla - spiega Eugenio Melandri, presidente di 'Chiama l'Africa'. Chiede che questo voto sia rispettato e che il nuovo presidente si metta al servizio della gente". Ha sorpreso tutti il grande senso civico dimostrato sabato, il giorno del silenzio elettorale. Durante la notte sono stati strappati tutti i manifesti dei candidati e nessuno indossava contrassegni indicanti sigle o nomi. La stessa responsabilità e civiltà notata nelle file in attesa davanti al seggio e nella mancanza degli incidenti temuti o pronosticati da tempo.

Nei giorni precedenti, sia pur con appelli diversi, la Conferenza episcopale cattolica congolese (Cenco) che le altre chiese cristiane avevano invitato i congolesi a recarsi in massa alle urne. Le dichiarazioni della Cenco avevano segnato un'inversione della Chiesa cattolica dopo che solo la settimana precedente aveva minacciato di non riconoscere la validità delle elezioni per "irregolarità e frode".

di Cinzia Agostini inviata in R. d. Congo

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