R.D.Congo: dalle chiese appelli diversi, ma forte invito al voto

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Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Kinshasa, la Conferenza episcopale cattolica congolese (Cenco) ha invitato i congolesi a recarsi 'in massa' alle urne per le elezioni presidenziali e legislative di domenica prossima - le prime multipartitiche dal 1961. Le dichiarazioni segnano un'inversione della Chiesa cattolica dopo che solo settimana scorsa aveva minacciato di non riconoscere la validità delle elezioni per "irregolarità e frode". La nuova presa di posizione giunge "dopo una verifica minuziosa dei fatti e da un'inchiesta approfondita riguardante le strutture e le personalità presenti nella preparazione delle prossime scadenze elettorali", in particolar modo la Commissione elettorale indipendente (Cei) incaricata di organizzare le elezioni, il governo e l'Unione europea.

La Conferenza episcopale Cattolica non aveva aderito all'appello lanciato ieri delle principali confessioni religiose della Repubblica democratica del Congo (RdC) per una partecipazione "massiccia" alle elezioni presidenziali e legislative di domenica prossima - le prime multipartitiche dal 1961. "Chiediamo al popolo congolese di recarsi in massa alle urne. È un obbligo di ciascun cittadino compiere il proprio dovere civico in tutta libertà, in animo e coscienza: non perdiamo questa opportunità eccezionale" - riportava il documento presentato nella capitale Kinshasa dai responsabili della Chiesa protestante, di quella evangelica, della Chiesa del risveglio, della Comunità islamica e della Chiesa kimbanguista, un movimento molto diffuso nella capitale e nella regione del Bas-Congo. E oggi la Conferenza episcopale cattolica "chiede ai fedeli cattolici e a tutti gli elettori congolesi di partecipare in modo massivo agli scrutini del 30 luglio e di non prendere in considerazione nessuna astenzione, in modo da esprimere chiaramente la propria volontà nella scelta dei dirigenti per un Congo nuovo".

Come dettto, nelle scorse settimane i vescovi cattolici avevano denunciato il non raggiungimento di tutte le condizioni "per un voto davvero trasparente, libero e democratico" e ancora alcuni giorni fa il Consiglio episcopale di Kinshasa non aveva escluso di boicottare il voto. Ma i vescovi del Sud del Kivu non avevano sostenuto la posizione della Conferenza Episcopale ed invitavano gli elettori alle urne. Secondo l'agenzia Irin news anche lo stesso presidente della Conferenza Episcopale cattolica della R. D. Congo, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, avrebbe invitato la popolazione a recarsi alle urne nonostante le "numerose imperfezioni" del processo elettorale.

Le voci dei rappresentanti ufficiali delle diverse confessioni religiose e della stessa chiesa cattolica non sono di poco conto nel Paese: basti pensare che la Conferenza Episcopale cattolica stima che ben l'80% dei 60 milioni di abitanti della R. D. Congo siano cristiani e di questi il 50% sarebbero cattolici.

Alcune delle denunce fatte nelle scorse settimane dalla Chiesa cattolica sono presenti anche in un rapporto reso noto ieri dalla Missione delle Nazioni Unite in Congo (Monuc) che riportava un "aumento significativo" di "arresti arbitrari, detenzioni illegali e ricorso alla violenza per reprimere le manifestazioni politiche" nei mesi scorsi. Ancora nei giorni scorsi la polizia ha usato lacrimogeni nella capitale Kinshasa per disperdere dimostranti che protestavano contro le prossime elezioni: si trattava in gran parte di sostenitori dell'Union pour la démocratie et le progrès social (UDPS), il partito di ㉀tienne Tshisekedi che ha deciso di non partecipare alle elezioni. Ma il Rappresentante dell'Undp in R.D. Congo, M. Ross Mountain, ha affermato che "il processo pre-elettorale è in progresso" e nonostante le imperfezioni confida che "queste saranno elezioni positive".

Un accordo è stato intanto raggiunto dal governo congolese anche con l'ultimo gruppo armato attivo in Ituri perché gli elettori della regione possano recarsi alle urne domenica. La provincia nel nord est della R. D. Congo è stata teatro di combattimenti e violenze anche dopo la fine 'ufficiale' della guerra. L'agenzia Misna riporta da fonti locali che l'accordo con il 'Movimento rivoluzionario congolese' (Mrc) - una sorta di coalizione in cui erano confluiti tutti gli elementi armati che non avevano partecipato al programma di disarmo e reintegro avviato dall'Onu e da Kinshasa lo scorso anno - prevede un'amnistia per i reati di crimini contro lo Stato in cambio di una tregua per tutto il periodo delle elezioni che consenta alla gente di recarsi al voto. "Non sono ancora completamente chiari i contenuti dell'intesa che dovrebbe anche prevedere l'avvio del processo di integrazione del Mrc nel nuovo esercito nazionale congolese e la cessazione definitiva delle ostilità" - riporta la Misna. L'Ituri è a tutt'oggi una delle zone più instabili dell'intero Congo anche per i lucrativi affari legati ai settori minerari in cui sono coinvolte anche aziende internazionali (di cui molte europee) e i governi dei paesi confinanti.

E sono partiti questa mattina per le loro destinazioni per il Sud del Kivu i 61 osservatori volontari italiani dell'iniziativa promossa da "Beati costruttori di Pace" e da "Chiama l'Africa". La maggior parte (le coppie destinate a Irambo, Walungu, Shabunda, Butembo/Beni) hanno raggiunto le loro sedi in tarda mattinata per strada o con aereoveicoli messi a disposizione dalla Monuc. Sono attesi nel pomeriggio gli osservatori impiegati nei seggi del territorio di Uvira. Aperta invece è ancora la posizione degli osservatori di Minembwe, in quanto all'ultimo momento è stato negato l'aereo promesso dalla Monuc: si fermeranno a Uvira, in attesa degli sviluppi della situazione. Nella città di Bukavu sono rimaste quattro coppie di osservatori, distribuite in diversi quartieri a coprire il grande territorio urbano; il gruppo di coordinamento del progetto, con don Albino Bizzotto, Lisa Clark, due responsabili dell'organizzazione e tre addette stampa tra cui Cinzia Agostini di Unimondo e alcuni rappresentanti delle istituzioni italiane.

Allo "storico" voto di domenica sono iscritti 24,4 milioni di elettori in un paese che si estende su 2,34 milioni di chilometri quadrati, pari a due terzi dell'Europa occidentale. [GB]

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