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Speranza Mediterraneo
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Foto: M. Canapini
Nel dicembre 2019, seguendo le principali rotte dei migranti/profughi lungo i confini d’Europa, ho trascorso un breve periodo a Lampedusa, prestando ascolto a tanti elementi rivelatori: lapidi, dissensi, barconi confiscati, parole accoglienti, denunce.
Porto Empedocle. “Fino a qualche decennio fa il benessere veniva dal mare, dalle reti dei pescherecci. Oggi la ricchezza ha un suono preciso: i motori degli aerei pieni di turisti. Lampedusa è votata unicamente al turismo. Da una generazione i locali sono diventati tutti imprenditori di sé stessi e tutti affittano la casa, il cortile, la barca. Il benessere è arrivato velocissimo, con una forma quasi arrogante di consumo”. A parlare sono i primi due migranti che incontro, mentre approdiamo nel piccolo Molo Cavallino Bianco. Antonio e Assunta, trasferitosi da Agrigento per lavoro, indicano con l’indice la sommità della chiesa in mano a Don Carmelo, Michele che torna dalla pesca. I vecchi guardano il mare discutendo di pesci e uomini tratti in salvo. Tra l’edera che avvolge il camposanto di Cala Pisana, hanno trovato sepoltura un numero imprecisato di donne e uomini morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Pochissime vittime portano nome e cognome, e tra loro Ester Ada. Riconosciuta dal fratello (uno dei 144 naufraghi della nave), giace in una piccola cappella accanto ai coniugi Famula Domenica e Tuccio Domenico. Il 16 aprile del 2009 il mercantile turco Pinar diretto in Tunisia soccorre un’imbarcazione in difficoltà. Malgrado le condizioni proibitive del mare, l’equipaggio della nave riesce a trarre in salvo conducendoli a bordo 153 migranti, tutti di origine subsahariana. A bordo del mercantile viene trasferito anche il corpo senza vita di Ester Ada, 18 anni, nigeriana. Per quattro interminabili giorni la Pinar rimane a 25 miglia a sud di Lampedusa, bloccata da un assurdo braccio di ferro tra governo maltese e governo italiano che si rifiutano di accogliere il mercantile. Soltanto il 20 aprile viene autorizzato l’ingresso della nave nelle acque territoriali italiane. I migranti vengono finalmente accolti a Lampedusa. Qui riposa Ester Ada, nata in Nigeria l’11 maggio 1991. Di seguito, nella stessa lastra su cui qualcuno ha disegnato una fettuccina di terra in balia dell’acqua, leggo:
2 giugno 2008 Il corpo di una donna di probabile origine subsahariana viene rinvenuto dagli uomini della Guardia Costiera nei pressi di Cala Maluk. Qui riposa.
All’alba del 21 gennaio 2009 una barca giunge al molo di Cala Pisana. A bordo 53 migranti stremati e il corpo senza vita di un giovane ragazzo di circa 20 anni. Qui riposa Eze Chidi (26 febbraio 1973 - 21 gennaio 2009), nato in Nigeria.
29 settembre 2000. Migrante non identificato. Qui riposa.
Il 25 maggio 2011 a circa due miglia a sud di Lampedusa gli uomini della Guardia Costiera rinvengono il corpo di un uomo di età compresa tra i 25 e i 30 anni. Qui riposa.
Nella notte dell’8 maggio 2011 un motopeschereccio si incaglia tra gli scogli in località cavallo bianco, a poche decine di metri dal porto. A causa delle onde l’imbarcazione rischia di rovesciarsi. Una straordinaria operazione di salvataggio, che vede impegnati oltre agli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, decine di volontari delle associazioni umanitarie e semplici cittadini, permette di mettere in salvo 528 persone, tra cui decine di bambini e donne. I corpi di tre ragazzi di età compresa tra i 20 e 30 anni vengono ritrovati il giorno dopo in mare durante le operazioni di recupero del relitto. Nessuno dei sopravvissuti li riconosce o sa di dove fossero originari. Qui riposano: uomo di circa 20 anni, uomo di età compresa tra i 20 e i 25 anni, uomo di età compresa tra i 25 e i 30 anni, tutti di probabile origine subsahariana.
Un aeroplanino decolla e lampeggia nello spazio celeste. “Mediterranean Hope - Programma rifugiati e migranti è il più recente progetto sulle migrazioni ideato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) - nasce nei primi mesi del 2014 di fronte al dramma delle migrazioni mediterranee: flussi che dal Nord Africa, dall’Africa subsahariana e dal Medio Oriente coinvolgono le coste italiane e in modo particolare l’isola di Lampedusa. Di fronte all’inadeguatezza delle risposte istituzionali, e dopo la strage del 3 ottobre 2013, in cui morirono 368 migranti a poche miglia da Lampedusa, la FCEI si è sentita interpellata dall’attualità e ha deciso di avviare un progetto umanitario e sociale, teso all’accoglienza e all’integrazione di profughi che intendono restare in Italia. Il progetto MH stimola la società civile e le chiese protestanti europee a promuovere azioni di sensibilizzazione affinché in tutti gli Stati membri dell’Unione, l’opinione pubblica e la classe politica comprendano la rilevanza umanitaria del problema. E predispongano di conseguenza adeguate misure di tutela” racconta energica Claudia Vitali, venticinque anni, sorseggiando un caffè sotto la veranda del bar Roma. “L’osservatorio è nato per vedere da dentro ciò che accade ed è l’unico ente privato a vivere qui in pianta stabile, da cinque anni. Vivere e lavorare a Lampedusa significa cambiare spesso l’abito, perché dipendiamo dai governi, dai flussi, dalla Storia. Siamo un cuscinetto tra la società civile e la politica. Non vogliamo urlare, protestare sonoramente, ma sensibilizzare, affinché prenda vita un coro di voci che diffonda l’idea dei corridoi umanitari come unica e vera alternativa all’immigrazione irregolare. L’osservatorio analizza, interpreta e comunica l’evoluzione dei processi migratori e garantisce, attraverso un sito, i social network e una newsletter, un’informazione costante su ciò che avviene nel Mediterraneo. A ora abbiamo accolto (direttamente al molo) 46.000 persone”.
*La seconda parte dell’intervista a Mediterranean Hope prosegue nel prossimo articolo (marzo 2025).
Matthias Canapini
Matthias Canapini è nato nel 1992 a Fano. Viaggia a passo lento per raccontare storie con taccuino e macchina fotografica. Dal 2015 ha pubblicato "Verso Est", "Eurasia Express", "Il volto dell'altro", "Terra e dissenso" (Prospero Editore) e "Il passo dell'acero rosso" (Aras Edizioni).






