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Spagna: la memoria delle donne e la democrazia
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Immagine: Demospaz.org
A 45 anni dalla fine della dittatura franchista la Spagna è ancora alle prese con la ricostruzione della propria memoria democratica. Un recupero definito fondamentale anche per valorizzare il contributo delle donne alla costruzione della democrazia, della convivenza e della pace. “Non può esserci convivenza pacifica fondata sull’oblio – ha dichiarato Ana Barrero Tiscar, direttrice della Fondazione Cultura della Pace in un seminario sul tema organizzato a settembre 2023 insieme a Demospaz- È necessario rendere visibile la violenza che hanno subito le donne, la violenza fisica, la violenza psicologica e la repressione durante il periodo franchista in Spagna”.
Durante la repressione franchista, anche se vessate sotto ogni aspetto della loro vita sia privata che pubblica, le donne sono state “agenti storici, con potere politico”, nonostante il loro ruolo sia stato sempre oscurato. In tutti gli anni di dittatura esistevano reti informali di resistenza, di sostegno alle popolazioni in cui le donne svolgevano un ruolo centrale.
“Alcuni storici - ha detto Pura Sánchez, docente di Lingua e Letteratura spagnola - parlano dell’impronta silenziosa delle donne nella storia, ma questa espressione è sintomo di miopia. Le lettere delle donne, ad esempio, non sono considerate documenti storici, a differenza di quelle degli uomini, perché si trovano in una situazione di subalternità anche storica”.
Una subalternità che donne come Rosa García hanno sempre combattuto. L’attivista per la memoria democratica è stata a lungo militante nel movimento studentesco e contro la dittatura. “La repressione- racconta - appena raggiunta la pubertà, veniva esercitata in modo diverso a seconda del sesso”.
Uno dei metodi repressivi utilizzati dal franchismo contro le donne era la rasatura dei capelli. “L'ultima rasatura che si ricordi risale al 1962, durante lo sciopero dei minatori nelle Asturie ed ebbe un grandissimo impatto internazionale”. In quel caso le donne sostennero lo sciopero ottenendo fondi e creando reti di sostegno. “A quel tempo 6 milioni di persone emigrarono dai loro quartieri, le donne facilitarono queste partenze, lottarono per avere condizioni di vita minime o per avere l’acqua nelle loro case. Questi tipi di lotte in cui le donne erano in prima linea non si conoscono, erano cose da donne. Non è stata considerata una lotta politica, come se fosse di second’ordine”.
Per ricostruire le storie di vita come quella di Rosa Garcia è stato realizzato l’archivio Madri e Figlie della Transizione Spagnola, un portale aperto di materiali audiovisivi che si propone di documentare, attraverso la narrazione personale, la trasformazione dei ruoli delle donne durante la complessa evoluzione politica, sociale e culturale della Spagna nella seconda metà del XX secolo. Un altro esempio di racconto ha coinvolto la radio. Elvira Giménez García, giornalista e ricercatrice sulla ricostruzione della memoria delle donne nei media ha infatti lavorato a vari programmi radiofonici che raccolgono testimonianze orali.
“La storia di mia madre e delle mie nonne – racconta - era quasi sempre raccontata a bassa voce, con un misto di paura e rassegnazione. Da bambina mi mancava ascoltare le storie vere delle donne intorno a me, le loro lotte e difficoltà. La radio mi è sembrato il luogo giusto dove trovare uno spazio per la memoria. Inoltre, mi ha permesso di utilizzare una delle fonti più preziose per il giornalismo: le testimonianze orali”.
In qualche modo, in Spagna, un’eco della dittatura resta viva e lo dimostra anche il dibattito politico. Nell’ottobre 2022 è stata varata ad esempio la Legge sulla Memoria Democratica, una norma che “mira a riparare e riconoscere tutte quelle persone che sono state vittime della guerra civile spagnola e della dittatura franchista, nonché a promuovere la memoria storica e favorire la coscienza democratica nella società spagnola”.
Uno degli aspetti più importanti di questa legge è il riconoscimento della nazionalità spagnola ai discendenti degli spagnoli costretti all'esilio a causa della guerra civile e della dittatura franchista. Questo significa che i discendenti di coloro che fuggirono dal Paese per motivi politici, sociali o economici possono ora ottenere la nazionalità spagnola senza dover rinunciare alla quella di origine.
Alice Pistolesi

Giornalista, è laureata in Scienze politiche e Internazionali e in Studi Internazionali all’Università di Pisa. Viaggia per scrivere e per documentare, concentrandosi in particolare su popolazioni oppresse e che rivendicano autonomia o autodeterminazione. È redattrice del volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo e del sito Atlanteguerre.it dove pubblica dossier tematici di approfondimento su temi globali, reportage. È impegnata in progetti di educazione alla mondializzazione e alla Pace nelle scuole e svolge incontri formativi. Pubblica da freelance su varie testate italiane tra le quali Unimondo.org.