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Sovranità alimentare in Africa: a che punto siamo?
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Foto: Ninno JackJr da Unsplash.com
In Africa, per le organizzazioni contadine e i corpi della società civile, la sovranità alimentare significa poter dare supporto e fornire incentivi economici alla agro-ecologia contadina e ai sistemi di alimentazione territoriali, in una chiave eco-sostenibile e di indipendenza per la comunità locale, e, allo stesso tempo, palesare un netto rifiuto al settore agricolo-industriale, al comparto delle catene di produzione globale e alle ultime tecnologie avanzate.
Questo è quanto dimostrato da CSIPM – civil society and indigenous people’s mechanism, ente del terzo settore per le comunicazioni istituzionali alla CFS -Commissione delle Nazioni Unite per la Sicurezza Alimentare Mondiale, che pubblica il report di valutazione generale sulla Società Civile africana in merito alle direttive del Summit delle Nazioni Unite sull’Alimentazione (UNFSS).
Al netto di un’epoca colonialista ormai conclusasi da decenni in tutto il Continente, l’Africa non detiene ancora il potere decisionale sulla propria indipendenza nel primo settore su coltivazione e allevamento, e questo rende la sua capacità di autonomia delle risorse naturali ben lontana da quanto previsto dal Summit stesso.
Seppur con un ottimale, per quanto breve, periodo roseo di crescita economica trainata dall’elevato prezzo delle materie prime di cui erano ricche, le comunità africane mostrano ancora oggi una debole statualità in materia di politica economica, soprattutto a causa della fragilità organizzativa delle proprie istituzioni interne e della rappresentanza in diplomazia internazionale, che li costringe a una posizione di subalternità in confronto alle grandi potenze economiche.
La popolazione africana tuttavia continua nello sforzo di governarsi autonomamente e di migliorare le proprie condizioni economiche, sviluppando soprattutto i termini per un rapporto di equo rispetto e di potere decisionale alla pari con i partner internazionali più avanzati (Per una nuova politica alimentare tra Unione europea e Africa – Focsiv).
L’agricoltura e i sistemi alimentari africani si stanno evolvendo in un contesto molto volatile, influenzato da cambiamenti climatici, conflitti, sistemi alimentari globalizzati fragili e iniqui, crisi alimentari successive (tre gravi in 15 anni) [1] e cause strutturali non presidiate. L’Africa è una delle prime vittime delle disuguaglianze globali esistenti con una posizione economica generalmente subordinata, una voce limitata nelle decisioni politiche che interessano il continente e una distribuzione estremamente iniqua dei costi e dei benefici derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali. In questo contesto, il vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite (UNFSS) del 2021, che è stato ampiamente denunciato dai movimenti dei popoli di tutto il mondo come antidemocratico e illegittimo, ha cercato di avviare un processo globale verso la “trasformazione del sistema alimentare” e ha esortato i paesi a svilupparsi ” percorsi nazionali” verso questo obiettivo.
I governi africani chiedono la fine della dipendenza dalle importazioni alimentari. Ma invece di sostenere l’agroecologia contadina e i mercati territoriali, sembrano preferire un approccio di modernizzazione all’agricoltura africana che concentri gli investimenti in colture specializzate, privilegi le sementi privatizzate e le cosiddette tecnologie moderne e promuova lo sviluppo di catene del valore orientate all’esportazione. I percorsi nazionali che i governi africani hanno elaborato nell’ambito dell’UNFSS, così come i patti nazionali presentati al vertice di Dakar 2(Dichiarazione sul vertice di Dakar 2: “L’agricoltura intelligente per il clima” peggiorerà la crisi climatica – CIDSE), potrebbero rafforzare questa tendenza. Questo è il motivo per cui le organizzazioni contadine africane (OP) e le organizzazioni della società civile (OSC) hanno deciso di intraprendere una propria valutazione autonoma di questi sviluppi...