Rete Disarmo: “Le spese militari siano controllate dal Parlamento”

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Lo scorso 3 luglio si è tenuto il Consiglio Supremo di Difesa presieduto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il comunicato del Quirinale riporta che, riguardo ai programmi di ammodernamento delle Forze Armate, “la facoltà del Parlamento non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo”. Sostanzialmente afferma cioè che è di competenza del Governo la decisione che riguarda l’ammodernamento delle Forze Armate, l’acquisto di nuovi armamenti o la loro eventuale cancellazione.

Con un comunicato la Rete italiana per il Disarmo risponde chiedendo al Parlamento “un sussulto di dignità e dimostri la sua centralità su un tema fondamentale come quello della Difesa della Patria”. “Il Parlamento ribadisca la sua funzione e si opponga alla presa di posizione odierna del Consiglio Supremo di Difesa, cioè che le Camere non hanno nessun diritto di veto o di decisione finale sui programmi di acquisto di armamento” – sottolinea la nota di Rete Disarmo, network di trenta associazioni della società civile che da diversi anni si batte per la costruzione nel nostro Paese di una politica di controllo delle spese militari per il disarmo e la pace.

Il comunicato del Consiglio Supremo di Difesa arriva a pochi giorni da una prima, alquanto timida, decisione della Camera che ribadisce la centralità parlamentare sulle decisioni di controllo ed eventuale cancellazione relative ai programmi di acquisizione d’armamento, in particolare per quanto riguarda il problematico e costoso progetto dei cacciabombardieri F-35. “Il Consiglio Supremo di Difesa presieduto dal Presidente Napolitano e al quale hanno partecipato i principali Ministri oltre che il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, con le sue dichiarazioni odierne si mette di traverso in maniera problematica rispetto a quelle che dovrebbero essere le prerogative parlamentari in ogni democrazia” – evidenzia Rete Disarmo.

“Non si capisce – afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo – come mai il Senato e la Camera possano definire il livello delle tasse per ciascun contribuente, abbiano il potere di decidere tagli alla Sanità e al sostegno per anziani e disabili, possano definire le decisioni riguardanti le politiche del lavoro e per i giovani, ma non possano dire nulla di definitivo sull'acquisto di armamenti, in particolare sulla loro cancellazione”.

Il dovere che la Costituzione assegna ad ogni cittadino è quello della difesa della Patria (“La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, Articolo 52). “Da nessuna parte – nota Rete Disarmo – c’è però scritto che questo debba essere fatto obbligatoriamente con l’acquisto di armi e con la continua salvaguardia (se non l’aumento) delle spese militari”.

Rete Italiana per il Disarmo chiede perciò ai costituzionalisti di esaminare attentamente e di esprimersi con chiarezza riguardo alle affermazioni riportate nel comunicato del Consiglio Supremo di Difesa secondo cui sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, “la facoltà del Parlamento non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’Esecutivo”.

Rete italiana per il Disarmo chiede inoltre al Governo Letta di “esplicitare con chiarezza quali siano le priorità delle sue politiche anche riguardo alle spese militari e per la difesa”. Secondo la Rete Italiana per il Disarmo i cittadini e cittadine italiani vengono difesi più efficacemente con l’incremento ed il sostegno alle politiche di welfare, di sanità ed istruzione e non certo da cacciabombardieri, da fregate militari o da qualsiasi altra arma.

“È una questione di efficienza e di sensatezza, oltre che di necessità democratica poiché in una Repubblica Parlamentare come la nostra è il Parlamento, su mandato dei cittadini, a scegliere gli indirizzi della politica nazionale e della spesa pubblica” – conclude la nota di Rete Disarmo. [GB]

Fonte: Rete italiana per il Disarmo

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