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Quando la qualità della vita passa per la tavola
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Foto: L.Michelini ®
Siamo nel versante nord del Monte Grappa, precisamente all’agriturismo “Albero degli Alberi”, vari chilometri dalle comodità dei grandi centri abitati. Sotto le fronde di un castagno di montagna e un noce dalle foglie ormai marroni, a metà settembre si è svolta un’iniziativa emblematica per una piccola valle di montagna: scopo dell’evento presentare le attività della rete AST, Associazione Temporanea di Scopo, di Valle di Seren (Belluno).
“Come molte vallate da queste parti, Valle di Seren è una zona isolata che sta vivendo diverse difficoltà”, spiega Andrea Turrin agricoltore e membro della rete: “Al momento siamo otto agricoltori della zona e due amministrazioni comunali, quella di Seren del Grappa e Feltre. Ci siamo legati per sviluppare qualcosa che attraverso il coinvolgimento delle persone possa portare linfa e vitalità a questo luogo”.
Continua Andrea, “Per questo ci stiamo concentrando su una produzione di cibo di qualità, in una direzione che sia distaccata dal modo convenzionale/industriale di fare agricoltura, che non fa altro che togliere ricchezza del prodotto agricolo. È di cibo che stiamo parlando, la nostra combustione. Non dobbiamo pensare solo a nutrire la pancia, ma anche la mente e l’anima. Cerchiamo di mettere in primo piano l’aspetto agricolo, fondamentale per la sopravvivenza ma supportato dall’accoglienza, quindi ristoro e alloggio per i turisti.”
Tra il gruppo di agricoltori presenti all’incontro c’è anche Tiziano Fantinel, membro del gruppo Coltivare Condividendo: “Noi coltiviamo biodiversità, chi con o senza certificazione, l’importante è coltivare in modo sostenibile. Cerchiamo di caratterizzare le nostre aziende con cose particolari, non presenti nei supermercati della grande distribuzione organizzata. Le nostre varietà principali sono quelle di mais, fagiolo, patate. Per le patate è difficile avere una ricchezza varietale, poiché nel percorso bellunese della coltivazione della patata c’è stato un periodo di buio. L’abbandono delle terre causato dal miraggio del benessere ha causato enormi migrazioni a partire dal secondo dopo guerra. In quel periodo molte varietà sono state perse per sempre a causa dell’introduzione di altre industriali, produttive e rapide da cucinare. Noi abbiamo lo scopo di cercare, sì, le varietà del passato ma con un occhio al futuro, bisogna considerare l’evoluzione, l’adattamento.”.
“Non facciamo solo conservazione, ma anche miglioramento della specie direttamente in campo, cercando di migliorare dal punto di vista genetico la pianta. E questo richiede tempo. Prendiamo il caso del pomodoro, coltivazione originaria dell’Italia. Noi abbiamo cercato di individuare varietà tipiche di zone che per affinità siano simili alle nostre. Ne abbiamo preso i semi e portati qua. Quest’anno le varietà est-europea e siberiana sono quelle che hanno reagito meglio, ad esempio. Noi coltiviamo, annotiamo e creiamo una banca dati per capire quali sono le tipologie di ortaggi più adattabili in questi ambienti di mezza montagna. Quindi il lavoro che cerchiamo di proporre è questo, come hanno fatto i nostri avi nell’introdurre in Europa le patate, il mais e il pomodoro stesso. Noi manteniamo la tradizione, ma cerchiamo anche di distinguerci coltivando sapori e qualità”, spiega Tiziano.
Oltre all’aspetto vegetale, a chiudere il cerchio rendendo in qualche modo circolare l’economia della rete AST, ci pensa Francesco Sommacal, allevatore di capre e produttore di formaggi: “Il concime che serve alle piante lo fornisco io, o meglio, le mie capre, che si nutrono di foraggi sani e non trattati con prodotti chimici. È da un paio d’anni che facciamo produzione e con il nostro allevamento stiamo cercando di ripristinare anche i vecchi pascoli”. Non può mancare una domanda sulla convivenza con il lupo, predatore da poco tornato in queste zone: “Ho una sessantina di capre, tenute nelle stalle e nei recinti, e con il lupo non mai avuto problemi”.
Numerose esperienze di successi locali ma ripetibili altrove, che dimostrano come una vita semplice e sana sia possibile, creando benefici per l’ambiente e migliorando la qualità della vita. “Forza ai giovani che scelgono di restare in valle”, conclude Andrea Turrin alla fine di questo appassionante incontro all’aria aperta.
Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.