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Non sprecare! Come fare?
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Più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella spazzatura. È quanto emerge dal Rapporto 2014 Waste Watcher - Knowledge for Expo presentato il 7 luglio negli spazi di Expo Gate, alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali con delega per Expo Milano 2015 Maurizio Martina, da Andrea Segré presidente di Last Minute Market e da Maurizio Pessato presidente di SWG, che da oltre 30 anni è impegnata in ricerche di mercato e di opinione della politica e della società. Realizzato da Waste Watchers, osservatorio istituito da Last Minute Market, il rapporto approfondisce le cause dello spreco anche in relazione a reddito e status sociale delle famiglie italiane e indica alcune proposte di comportamento utili per prevenirlo e ridurlo attraverso un ampio corredo di dati statistici che intrecciano le relazioni fra spreco, stili di vita e abitudini alimentari.
Secondo il rapporto la situazione italiana dal punto di vista alimentare si presenta tendenzialmente in miglioramento, attenta agli sprechi ed è sensibilmente migliorata rispetto al 2013: “oggi l’81% degli italiani sa leggere le etichette e controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo”. Nell’edizione del 2013, invece, era emerso che ogni famiglia italiana buttava “tra i 200 grammi e i 2 chilogrammi di alimenti ogni settimana e che ogni anno lo spreco domestico costava agli italiani 8,7 miliardi di euro, circa 7,06 euro settimanali a famiglia”. Per questo lo scopo del rapporto è principalmente quello di provare a creare consapevolezza rispetto al cibo e all’ambiente in cui viviamo. Fondamentale per questo indirizzo è stata l’esperienza di Last Minute Market, un’iniziativa nata da uno studio a livello produttivo e sociale della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna nel 1998, sotto la supervisione del Professor Andrea Segrè e che dal 2003 è diventa una solida realtà imprenditoriale. Si tratta di un mercato dell’ultimo minuto che recupera tutto il cibo che altrimenti verrebbe gettato nella spazzatura per svariate ragioni per poi donarlo a enti caritativi. Un modo intelligente di unire consapevolezza, solidarietà e sostenibilità.
In questa cornice l’educazione riveste un ruolo fondamentale per gettare le basi di un futuro migliore. Non a caso “Uno dei grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando è portare l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma didattico che includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici” ha ricordato il Ministro Martina. Un tema preliminare perché “se è vero che dobbiamo Nutrire il Pianeta e se è vero che, con l’aumento della popolazione, la produzione mondiale dovrà aumentare del 60% (come dicono i dati FAO), se sprechiamo un terzo di questa produzione, allora dobbiamo ripartire dalla prevenzione e dall’attenzione agli sprechi” ha affermato Segré. Si tratta di un tema importante che in questi giorni è arrivato anche in Parlamento con l’avvio di una discussione sulla proposta di legge contro gli sprechi alimentari che per esempio la Francia ha da poco approvato.
Di cosa si tratta? La legge francese deliberata dall’Assemblea Nazionale prevede che i supermercati superiori ai 400 mq, a partire dal luglio 2016, debbano attrezzarsi per donare il cibo invenduto e ancora perfettamente edibile. Per chi non rispetterà questo sacrosanto principio del “chi spreca paga” sono previsti fino a due anni di carcere e 75.000 euro di multa. La proposta legislativa francese rappresenta una vera e propria svolta che né il nostro Paese né la Comunità Europea avevano saputo imprimere finora. La proposta di legge italiana Gadda-Fiorio, che è approdata adesso in Commissione parlamentare, invece, nasce già datata e anche se prevede un’importante contributo alle facilitazioni e alle semplificazioni burocratiche, non è una norma che, come è successo per la lotta al fumo, potrà incidere radicalmente sulla nostra cultura alimentare. Un primo passo, ma la strada è ancora lunga.
Sì perché la necessità attuale italiana ed europea, Francia esclusa, è di contrastare lo spreco alimentare lungo tutta la filiera. Per il Bel Paese Federdistribuzione conferma che le eccedenze di cibo nel loro settore sono circa “il 12% del totale” (poco meno di un milione di tonnellate) e che le donazioni della distribuzione nel 2014 ammontano a circa 60.000 tonnellate di cibo, circa l’8% delle eccedenze complessive solo in questo pezzo della filiera. Esiste quindi un buon margine di manovra, ma occorre nel contempo mandare un messaggio chiaro anche all’opinione pubblica e alla società civile impegnata nella sensibilizzazione su questi temi visto che il 40% circa degli sprechi alimentari italiani complessivi avviene ancora tra le nostre mura domestiche. Solo così, affiancando delle norme stringenti ad un percorso educativo che comincia dalle scuole, sì potrà veramente dire che il cibo non è una merce bensì un bene comune. Una buona legge contro lo spreco alimentare nell’Italia dell’Expo, quindi, è un’urgente questione di civiltà e di responsabilità verso il pianeta e le generazioni future. E non è più rimandabile.
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.