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Make America Great Again: con la plastica?
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Foto: Unsplash.com
Lo studio “Plastic waste inputs from land into the ocean”, pubblicato nel 2015 su Science da ricercatori statunitensi e australiani, aveva classificato gli Usa al ventesimo posto al mondo per l’inquinamento da plastica degli oceani causato da rifiuti mal gestiti. In realtà lo studio, che utilizzava dati del 2010, non teneva conto delle esportazioni di rifiuti di plastica americani ed è stato ingannevolmente utilizzato dall’industria e dai governi a stelle e strisce per affermare che sono i fiumi in Asia i principali responsabili della crisi dell’inquinamento da plastica. Oggi, anche se le recenti elezioni a stelle strisce hanno incoronato al fotofinish Joe Biden, è difficile immaginare di vedere mutare in modo sostanziale lo stretto rapporto degli USA con la montagna di plastica che producono. Lo studio “The United States’ contribution of plastic waste to land and ocean”, pubblicato a fine ottobre su Science Advances da un team di ricercatori statunitensi ha rivelato che “L’esportazione di rifiuti di plastica all’estero ha nascosto il vero contributo degli Usa alla crisi dell’inquinamento da plastica" e che gli Stati Uniti sono in realtà "Una delle principali fonti di questi rifiuti”. Lo studio smentisce così la diffusa convinzione che gli Usa stiano “gestendo” in modo virtuoso il problema della plastica, raccogliendo, collocando in discarica, riciclando o semplicemente contenendo questo mare di rifiuti.
Sulla base dei dati sulla produzione di rifiuti di plastica del 2016 (gli ultimi dati disponibili) secondo gli scienziati di Sea Education Association, DSM Environmental Services, Università della Georgia e Ocean Conservancy che hanno partecipato alla ricerca “Più della metà di tutta la plastica raccolta per il riciclaggio negli Stati Uniti è stata spedita all’estero. L’88% delle esportazioni è andato in Paesi che faticano a gestire, riciclare o smaltire efficacemente la plastica e una percentuale che oscilla tra il 15 e il 25% era di scarso valore o contaminato, il che significa che, in realtà, era non riciclabile”. Per Kara Lavender Law, docente di ricerca oceanografica alla Sea Education Association e autrice dello studio, “Per anni, gran parte della plastica che abbiamo riciclato è stata esportata in Paesi che lottano per gestire i propri rifiuti. E se si considera quanti dei nostri rifiuti di plastica non sono effettivamente riciclabili, perché sono di scarso valore, contaminati o difficili da trattare, non sorprende che molti finiscano per inquinare l’ambiente”. Alla luce di questi fattori, i ricercatori hanno stimato che fino a 1 milione di tonnellate di rifiuti di plastica prodotte negli Stati Uniti hanno finito per inquinare l’ambiente all’estero.
Ma gli Usa non solo esportano i loro fiuti di plastica. Per Nick Mallos, direttore del programma Trash Free Seas® di Ocean Conservancy, “Gli Stati Uniti producono la maggior parte dei rifiuti di plastica mondiali, ma invece di guardare il problema in faccia, li abbiamo esternalizzati ai Paesi in via di sviluppo e dispersi anche a casa nostra, diventando uno dei principali responsabili dell'inquinamento da plastica oceanica. Dobbiamo crearne meno, eliminando le plastiche monouso non necessarie; dobbiamo produrre meglio, sviluppando nuovi modi innovativi per imballare e consegnare le merci e, dove la plastica è inevitabile, dobbiamo migliorare drasticamente i nostri tassi di riciclaggio”. Lo studio ha stimato che nel 2016 il 2/3% di tutti i rifiuti di plastica prodotti negli Usa, quindi tra le 0,91 e 1,25 milioni di tonnellate, è stato disseminato o scaricato illegalmente nell’ambiente statunitense. Di queste, più o meno 1,5 milioni tonnellate di plastica sono finite negli ambienti costieri, dove aumenta la probabilità che la plastica entri nell’oceano portata dal vento o attraverso i corsi d’acqua. In combinazione con le esportazioni di rifiuti, ciò significa che gli Stati Uniti hanno contribuito a disperdete 2,25 milioni di tonnellate di plastica nell’ambiente e “Questo classifica gli Stati Uniti al terzo posto a livello mondiale per il contributo all’inquinamento da plastica costiera”. Sebbene gli Stati Uniti rappresentino solo il 4% della popolazione mondiale, nel 2016, hanno prodotto il 17% di tutti i rifiuti di plastica del mondo con una media pro capite quasi doppia rispetto a quella di un cittadino dell’Unione europea. Per Jenna Jambeck, del College of Engineering dell’università della Georgia, “È di fondamentale importanza esaminare il nostro giardino di casa e assumerci la responsabilità della nostra impronta di plastica globale”, mentre per Natalie Starr, a capo del DSM Environmental Services e anche lei parte del team di ricercatori, “Per affrontare la sfida attuale, dobbiamo investire subito nelle tecnologie di riciclaggio e nei programmi di raccolta, oltre ad accelerare la ricerca e lo sviluppo per migliorare le prestazioni e ridurre i costi delle materie plastiche più sostenibili e delle alternative di imballaggio”.
Se per anni, corporation e governi del Nord del mondo hanno fatto fare da capro espiatorio ai Paesi asiatici per la crisi dell’inquinamento da plastica, ora questo studio rivela che anche gli Stati Uniti hanno contribuito in maniera significativa al degrado dell'ambiente. Anche se molti americani fanno la raccolta differenziata della plastica, gran parte di essa non viene rielaborata in nuovi materiali e così se una parte viene spedita fuori dalla vista degli americani, un’altra viene dispersa nell'ambiente e torna visibile agli americani sotto forma di rifiuto oceanico e costiero. Per Graham Forbes, di Greenpeace USA, “Si stima che nel 2016 negli oceani l’inquinamento da plastica sia 5 volte superiore rispetto al 2010. Gli Stati Uniti devono smetterla di incolpare gli altri Paesi per un loro problema e rinunciare alla loro dipendenza dalla plastica monouso”. Al momento gli Stati Uniti sono ancora il secondo esportatore mondiale di rifiuti di plastica e tra il 2010 e il 2016, la produzione di plastica ha contribuito al Make America Great Again crescendo del 26%. Che fare? I ricercatori sono chiari: “Per affrontare l’aggravarsi della crisi dell’inquinamento, i governi e le corporation negli Stati Uniti e nel mondo devono smetterla di ingannare le persone che amministrano e impegnarsi seriamente a porre fine alla nostra dipendenza dalla plastica usa e getta”. Biden è avvisato!
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.