Lobbying4Change: la lobby della società civile

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Immagine: Slowfood.it

Diverse le storie e i settori in cui operano le 14 associazioni, a rimarcare la necessità di questo strumento in ogni ambito delle attività sociali. Insieme a Slow Food Italia, hanno aderito Altroconsumo, Associazione Antigone, Calciosociale, Cittadinanza Attiva, Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Cittadini per l’aria, CIWF Italia, Equo Garantito, Fondazione Etica, ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, The Good Lobby.

«Oltre 76 proposte di legge in più di 45 anni non sono riuscite a produrre un testo che regolamenti il lobbying in Italia» ha puntualizzato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati, evidenziando come una trasparente relazione con i portatori di interesse possa condurre la politica a dare un migliore servizio al cittadino. Diventa quindi fondamentale togliere dal cono d’ombra un processo – quello della formazione delle decisioni pubbliche – che dovrebbe invece essere aperto e alla luce del sole.

È tempo di un lobbing democratico.Se non ora quando?

«Alla Camera, l’iter delle proposte di legge è avviato e i testi presentati da esponenti della maggioranza sono più che soddisfacenti. Se non ora, quando?» si domanda Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, associazione promotrice della coalizione. Tutte queste realtà chiedono un intervento legislativo per rendere finalmente il lobbying davvero democratico e non uno strumento accessibile solo a pochi soggetti potenti e strutturati. Per questo sono state rivolte quattro richieste ben precise:

un registro pubblico obbligatorio per i lobbisti; un’agenda pubblica degli incontri tra politici, funzionari pubblici e lobbisti, in cui entrambe le parti sono tenute a comunicare la data dell’incontro, i temi in discussione e quale documentazione è stata depositata;

sanzioni serie per punire i comportamenti illeciti sia dei lobbisti sia dei decisori pubblici;

consultazioni pubbliche per garantire la possibilità agli iscritti nel registro di essere ascoltati sui propri temi di riferimento e far pervenire agli organi decisionali tutti i contributi ritenuti utili al dibattito. Si tratta di richieste che possono contribuire a ridare valore al legittimo processo formativo della decisione (e forse ad avvicinare le persone alla politica) .

Avviciniamo le persone alla politica

Quando parliamo di lobbying, infatti, spesso si tende a pensare solo a grandi aziende, a interessi privati, a risorse economiche consistenti. Ma in questo modo ci si dimentica che il lobbying non è altro che una modalità attraverso la quale i policy makers entrano in contatto con le istanze, i punti di vista, le informazioni in possesso dei molteplici soggetti presenti nella società civile. Una cosa però è certa: questi punti di vista devono essere plurali.

«Nel sistema agroalimentare – sottolinea Giuseppe Orefice, dell’esecutivo di Slow Food Italia – la condivisione e la trasparenza delle informazioni è una condizione imprescindibile per la sussistenza stessa del sistema. Salvaguardare l’agro-biodiversità, ridurre gli sprechi alimentari, difendere l’agricoltura familiare e di prossimità, valorizzare la gastronomia e le eccellenze alimentari italiane richiede  un processo di produzione normativa partecipato, in cui le diverse istanze possano avere legittimo riconoscimento».

L’importanza dell’informazione nel processo democratico

Questo processo di informazione e influenza delle decisioni pubbliche ha bisogno della partecipazione di più soggetti, di più voci raccolte in modo collegiale e trasparente, che contribuiscano a un confronto tra diversi punti di vista. Occorre scongiurare che soltanto il più forte abbia voce nei palazzi della politica, e che certi provvedimenti a tutela del solo bene comune e dell’interesse pubblico non vengano mai presi:

«Senza una norma che regoli il processo di informazione e influenza delle decisioni pubbliche – prosegue Orefice -, chi può farsi portavoce di una legge sull’agricoltura contadina che finalmente affermi che produzione agricola industriale e produzione contadina hanno bisogno di un sistema di regole diverso?».

Lo stesso vale per le informazioni in etichettatura, per i trattati internazionali di libero scambio, e anche per il Next Generation EU. «Siamo  convinti – conclude  Orefice – che una buona legge sul lobbying tuteli soprattutto i decisori politici, ovvero coloro ai quali spetta un compito difficile, di servizio, nel quale per poter prendere decisioni è necessario acquisire le informazioni da soggetti diversi e con interessi diversi».

A questo indirizzo è possibile firmare la petizione, rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri e al governo, intitolata "Una legge sul lobbying", per il bene della democrazia.

Valter Musso da Slowfood.it

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