La prua di Sea Shepherd contro la pesca illegale!

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Foto: Unsplash.com

"Tanto quelli di Sea Shepherd vi prendono" scrivevo qualche anno fa parlando dell’impegno contro le baleniere giapponesi della Sea Sheperd Conservation Society, un’organizzazione ambientalista e antispecista nata nel 1977 da una scissione di Greenpeace che cerca con ogni mezzo di porre fine alla distruzione degli habitat e al massacro della fauna negli oceani e nei mari di tutto il mondo, compreso il nostro Mediterraneo. Grazie al costante sostegno dell’Aeolian Islands Preservation Fund, unito quest’anno a un’importante donazione dell’Unione Buddhista Italiana (UBI) e alla Fondazione Iris Ceramica GroupSea Shepherd ha avviato in settembre l’Operazione SISO” con l’obiettivo di proteggere le acque italiane dalla pesca illegale nell’arcipelago delle Eolie. A bordo della Conrad, un catamarano a motore di 17 metri con in plancia l’ex Capo di Stato della Marina militare, l’Ammiraglio Giuseppe de Giorgi, i "Pastori del Mare" cercheranno di documentare e, quando necessario, intervenire contro ogni violazione della legge in concerto con la Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza Reparto Operativo Aeronavale:  “A bordo abbiamo la più potente arma: le nostre telecamere, tra cui una termica ad alta tecnologia. Tali telecamere illumineranno gli occhi del mondo per combattere tutti insieme gli innumerevoli crimini che ancora affliggono il nostro Mare e portare gli occhi della giustizia dove ancora essa non arriva” hanno dichiarato i volontari della ong.

Per Sea Shepherd “La protezione di tutte le specie minacciate dalle diverse forme di pesca illegale è urgente e indispensabile” e “L’ampia collaborazione con le Autorità italiane offre un’occasione unica e straordinaria per tutelare i nostri mari, unendo l’entusiasmo dei preziosi volontari di Sea Shepherd alla professionalità e al coraggio delle Forze dell’Ordine”. In particolare quest’anno l’azione di Sea Shepherd è volta a contrastare l’utilizzo dei FAD (Fishing Aggregating Devices) illegali, un sistema di pesca conosciuto localmente anche come “cannizzo”. I FAD vengono utilizzati per la cattura delle Lampughe, ma sono responsabili anche della morte e del ferimento delle Tartarughe marine tra cui la Caretta Caretta, fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo e ormai al limite dell’estinzione nelle acque territoriali italiane, e della cattura di Pesci Spada e Ricciole giovanissimi ancora di dimensione non consentita”. Come se non bastasse, “questo sistema genera il maggiore inquinamento da plastica creato dalla pesca illegale”. La plastica appunto che “riversata in mare dai pescatori con le reti e le boe e non recuperata, causa un inquinamento permanente nella catena alimentare, aggravato dalla formazione di microplastiche nel tempo. Pescatori provenienti da flotte limitrofe e industriali che calano FAD di polietilene a centinaia e centinaia (superando quindi i 20 consentiti dall’ordinanza locale e violando le norme di biodegradabilità), contribuiscono allo svuotamento e all’uccisione del nostro Mare, mettendo in ginocchio l’economia della piccola pesca artigianale e legale”. 

Secondo studi recenti pubblicati sul Journal of Environmental Management, la presenza di FAD illeciti è di dimensioni inimmaginabili: “10.000 sono i FAD illegali nel sud Tirreno con, stimati, 20.000 km di polipropilene e centinaia di migliaia le bottiglie e taniche di plastica. In totale 1.596.518 FAD e 5.398.500 bottiglie e taniche di plastica sono stati riversati nel resto del Mediterraneo dal 1961 al 2017”. Per gli ambientalisti “Guardando ai dati Fao (Nazioni Unite) il numero di pescherecci sul pianeta è oggi di 4 milioni e 600 mila, più del doppio del 1970, e solo l’Asia detiene il 75% della flotta globale. La flotta cinese è rimasta ferma più di un mese per il lockdown, ma i mega-pescherecci assolutamente no e nemmeno i bracconieri nel nostro Mar Mediterraneo”. È facile immaginare che entro i prossimi vent’anni ci saranno un milione di pescherecci in più, nonostante quasi il 90% degli stock ittici mondiali siano ormai esauriti e le flotte europee di pescherecci siano in totale declino. “Questo folle controsenso si deve fermare: non possiamo permettere che il profitto porti verso l’estinzione, mentre l’umanità e il pianeta hanno urgente bisogno della riconversione a business sostenibili per le future generazioni e per ogni specie vivente” ha spiegato Sea Shepherd. 

Quella di Sea Shepherd in sinergia con le autorità marittime italiane è un’operazione significativa perché concentrata in un’area di grande importanza faunistica e naturalistica. L’obiettivo sperato è quello di creare un’Area Marina Protetta che permetta la difesa dell’arcipelago delle Eolie, aprendo la via a una Blu economy sostenibile e ad una convivenza ecologica tra le specie. Per farlo è necessario aumentare la collaborazione con i pescatori e incontrare le comunità locali per educarle sul valore della pesca sostenibile e del rispetto della legislazione vigente. Secondo Andrea Morello, presidente Sea Shepherd Italia e campaign leader di Operazione Siso: “Tutti abbiamo potuto vedere gli effetti del fermo dei trasporti e del silenzio nei porti, la natura è tornata a convivere con noi. Ora dobbiamo ripartire, tutti insieme, guarendo il pianeta che ci ospita, cambiando le nostre abitudini distruttive per conservare e difendere la biodiversità; garantendo un futuro alla nostra specie”.  

Come ha ricordato il capitano Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd: “La terra è un’astronave, i sistemi ecologici ci forniscono il sistema di aereazione, l’ossigeno, regolano la temperatura e ci portano il cibo. Noi siamo passeggeri e stiamo uccidendo l’equipaggio che ci mantiene in vita. È per me un grande onore poter tornare a difendere il nostro Mar Mediterraneo con una nuova imbarcazione donata da Jane Patterson e da Sebastiano Cossia Castiglioni, un vero imprenditore illuminato e una persona che mi ha insegnato che i sogni si possono realizzare, credendoci e impegnandosi senza compromessi”. Per i prossimi mesi la prua al mare di Sea Shepherd solcherà il Mare sventolando il Jolly Roger e lo farà ricordando Siso, il giovane Capodoglio morto nel 2017 dopo essere rimasto impigliato in una rete illegale durante il passaggio tra le Isole Eolie.  Nonostante il tentativo di liberarlo della Guardia Costiera, Siso è stato trovato qualche giorno dopo senza vita lungo la costa di Capo Milazzo dal biologo Carmelo Isgrò, che ne ha preservato lo scheletro, conservando la rete che l’ha ucciso e la plastica estratta dal suo stomaco, come monito per le generazioni future. Questa nuova operazione dei "Pastori del Mare" deve il suo nome al soprannome dell’amico che aveva aiutato Isgrò nel recupero del Capodoglio e che scomparve in un incidente d’auto nei giorni successivi.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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