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La militarizzazione dell’infanzia nella guerra
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Immagine tratta da un video di propaganda di Junarmija (organizzazione finanziata dalla stato russo e dall'ex comandante mercenario Evgenij Prigožin),
Uccisi o feriti sotto i bombardamenti, colpiti dai lutti, privati di educazione, costretti alla fuga, inclusi nelle unità combattenti. La guerra in Ucraina porta con sé grandi sofferenze per bambini e adolescenti. Del resto il potere militare in Russia come in Ucraina o Bielorussia è da tempo penetrato sempre più nella vita di ogni giorno. In questo articolo, sulla base di inchieste recenti, fonti giornalistiche, documentari, Bruna Bianchi ricostruisce e descrive alcuni di questi terrorizzanti processi in corso.
Sono feriti e perdono la vita sotto i bombardamenti, sono dilaniati dalle mine, colpiti dai lutti, privati dell’educazione, del cibo e di un riparo; sono costretti alla fuga, deportati, esposti al rischio di traffico e di essere inclusi nelle unità combattenti. La guerra in Ucraina ogni giorno porta con sé grandi sofferenze per i bambini. Ma ha soprattutto intensificato e accelerato i processi di militarizzazione dell’infanzia – in atto da almeno un decennio nei paesi coinvolti nel conflitto e in quelli dell’Europa centrale –, ha stravolto il sistema educativo e i programmi scolastici sono diventati un’arma di guerra. Presentandosi con un volto seducente, promettendo avventura, socialità e promozione sociale, il potere militare è penetrato sempre più invasivamente nella vita quotidiana e scolastica violando i diritti umani e l’integrità psicologica dell’infanzia. Nei campi sportivi-militari bambini e bambine sono sottoposti-e all’addestramento militare e nelle scuole, a partire dalle materne, si prospetta loro un destino di combattenti e, in particolare alle bambine, quello di orgogliose custodi delle virtù marziali della nazione.
In questo articolo, sulla base degli studi e delle inchieste recenti, delle fonti giornalistiche e dei documentari, ho cercato, benché in maniera frammentaria, di ricostruire e descrivere questi processi, di cogliere il vissuto infantile e di comprendere i modi in cui bambini e adolescenti resistono ai messaggi militaristi e violenti o le ragioni per cui li assumono e li diffondono.
Nel Donbass
Dal 2014, con l’intensificazione delle ostilità nell’Ucraina orientale, nelle repubbliche di Lugansk e Donetsk il coinvolgimento dell’infanzia nel conflitto si è esteso e si sono moltiplicati i campi sportivi-militari, organizzati anche dalla Chiesa ortodossa, dove bambini e adolescenti si sono addestrati all’uso delle armi. Solo nel Donetsk dal 2014 al 2019 il numero di queste associazioni è triplicato salendo a 62 (Jaroslava Barbieri2023, p. 14).
Già nelle prime fasi della guerra nel Donbass i minori di 18 anni erano presenti in entrambe le formazioni militari. “Qui non è l’età della persona che ha importanza, ma la sua preparazione a combattere per il proprio paese”, ha detto nel 2014 un comandante ad una televisione ucraina.
In molti casi l’arruolamento dei bambini è avvenuto volontariamente, vuoi per condizionamento ideologico trasmesso da genitori e insegnanti, o perché orfani, o ancora per bisogno di cibo, di riparo o del “soldo” militare. La condizione infantile nelle zone di guerra, infatti, è diventata sempre più drammatica; nel 2017 l’UNICEF valutava che 234.000 bambini su 500.000 avessero bisogno di aiuto umanitario...