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La Grecia brucia: cronaca dell’inerzia dello stato di fronte al cambiamento climatico
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Foto: Unsplash.com
In Grecia, colpita da temperature roventi, decine di nuovi incendi si sprigionano quotidianamente. Solo negli ultimi giorni 30mila persone sono state evacuate dall’isola di Rodi dove gli incendi sono ancora fuori controllo. Ong, scienziati e attivisti denunciano il mancato impegno dello stato nel prevenire una catastrofe annunciata.
“Da anni ormai si parla abbondatemente di questo argomento, ma il governo non ascolta chi lancia l’allarme sui cambiamenti climatici”, afferma l’attivista Agisilaos Koulouris. Da giorni la Grecia sta affrontando un’ondata di caldo persistente. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio nazionale di Atene, nell’area di Tebe, nella Grecia centrale, il termometro ha raggiunto i 44,2°C. In vista di una seconda ondata di calore, alcuni esperti prevedono che possa essere battuto il record di temperatura massima mai registrata nel paese (48°C nel 1977).
Il Mediterraneo è una delle regioni del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Secondo alcuni studi, in Grecia entro il 2050 il numero di ondate di calore all’anno raddoppierà (passando da 10 a 20), le precipitazioni diminuiranno del 10-30%, e il numero di giorni ad alto rischio incendi aumenterà del 15-75%. Anche il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha definito tali sviluppi come “conseguenza della crisi climatica”. Eppure, ad oggi la Grecia ha fatto ben poco per rispondere a questa nuova realtà.
“Non abbiamo un piano nazionale per la prevenzione degli incendi. Perché non si fa nulla per risolvere i problemi a monte?”, chiede Elias Tziritis, coordinatore degli interventi contro gli incendi boschivi del WWF, precisando poi che molti incendi sono attribuibili al fattore umano. “[In Grecia] ogni anno si registrano quasi 10mila incendi. Non tutti però sono legati al cambiamento climatico, vi è anche molta negligenza. Come la contrastiamo?”.
Stando ad un rapporto del WWF, in Grecia nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020 l’83,5% delle risorse pubbliche stanziate per la protezione antincendio è stato destinato alla lotta contro gli incendi boschivi, mentre solo il 16,5% è andato alla prevenzione. Una ripartizione delle risorse ben lontana da quella considerata adeguata dalle Nazioni Unite, che raccomandano di investire almeno il 45% nella prevenzione degli incendi.
Elias Tziritis ritiene che ci sia un urgente bisogno di agire e spera che l’ondata di calore a cui si assiste in questi giorni e i primi incendi della stagione possano stimolare una presa di coscienza. “Il cambiamento climatico è un circolo vizioso. Gli incendi sono legati al cambiamento climatico perché emettono grandi quantità di CO2 che a loro volta hanno un impatto negativo sul clima. Finché non romperemo questo cerchio, non potremo cambiare la situazione”...