L’autocrazia ha sconfitto il neoliberismo. E ora?

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Foto di Koshu Kunii su Unsplash

Gli Stati uniti si preparano all’insediamento di Donald Trump. Quella cerimonia, dice Chris Carlsson, certificherà molte cose. La prima: il neoliberismo e la democrazia liberale, non solo negli Usa, sono morti. La seconda: Trump e i suoi accoliti si preparano al grande teatro della crudeltà per umiliare e mettere “al loro posto” prima di tutto donne e neri. La terza: dalla crisi delle democrazie emerge ovunque un capitalismo clientelare con un vasto apparato di sorveglianza tecnologico per controllare il dissenso. La quarta: non dobbiamo essere affranti e sentirci impotenti, questo sistema che prende forma non funzionerà, entrerà in crisi, probabilmente a partire dalle conseguenze delle crisi ambientale e climatica. “La sorveglianza ad alta tecnologia, il mercato e la manipolazione delle menti possono arrivare solo fino a un certo punto. Alla fine la capacità umana di autonomia e resistenza (e noia) sconfiggerà gli sforzi di autocrati imbranati che non comprendono la complessità sociale e pensano di poter imporre l’obbedienza alla società attraverso la repressione e la punizione. Questa roba non funziona…”. Forse ha ragione Bifo: la democrazia borghese è stata una trappola, aggiunge Carlsson, per chi pensava di cambiare il mondo. Adesso non sappiamo quando, dove e come emergeranno non solo una resistenza efficace ma soprattutto una visione del mondo e della vita che entusiasmerà tante persone, “abbastanza da spingerle a rovesciare il dominio di questa élite così platealmente folle…”. “Alla stregua di quanto fa John Holloway io dico che è la nostra umanità di fondo la base dei nostri desideri e della capacità di trasformare radicalmente il nostro modo di vivere e di ripensare il modo in cui produciamo la nostra vita insieme…”

Mi sembra bizzarramente appropriato ritrovarmi per due ore nel limbo della stanza dei giurati alla Hall of (In)Justice di San Francisco. Gli impiegati ci hanno ordinato più volte di restare qui scusandosi perché i tribunali non erano pronti per noi. Abbastanza normale suppongo, ma è una dimostrazione ancor più vivida di come le istituzioni civiche già marce cominceranno a scricchiolare, cigolare e probabilmente a crollare mentre si afferma un’autocrazia formale ed eletta dal popolo (a fine giornata mi hanno lasciato andar via a causa di questioni organizzative legate alla durata del processo).

Non ho votato né per Harris né per Trump, e non voto un presidente fin dai tempi di Jimmy Carter nel 1976! Semplicemente non credo in questo modello nel suo complesso, e mi sembrerebbe ipocrita fingere il contrario. Il mio voto si può più propriamente classificare nella categoria di “riduzione del danno”, ma capisco perché così tante persone hanno rifiutato Harris e i democratici, soprattutto nella versione aziendalista che hanno presentato in questa campagna (più o meno come nella fallita campagna di Clinton del 2016). Dovrebbero davvero vergognarsi di aver abbracciato in quel modo i fottuti Cheney! L’endorsement di Dick Cheney avrebbe dovuto essere ripudiato con forza. Cheney è un criminale di guerra, un affarista e un essere umano orribile da ogni punto di vista. Sua figlia non è molto meglio, anche se le sue mani sono un po’ meno sporche. Ma non fa troppa differenza.

Stavolta il neoliberismo è morto! E probabilmente anche la democrazia liberale. Trump ha promesso ai suoi sostenitori cristiani che se si fossero presentati alle urne per eleggerlo non avrebbero mai più dovuto votare. Molti di noi hanno dato per scontato con una certa leggerezza che il sistema ha bisogno del vuoto rituale delle elezioni regolari come strumento per dimostrare il suo sostegno popolare e la sua legittimità. Forse, o forse no! Forse la “legittimità” si è tramutata in qualcos’altro, e oggi sarà ottenuta offrendo alle masse affamate la giusta combinazione di panem (poco) e (molti) circenses. Di una cosa possiamo stare certi: Trump e i suoi accoliti stanno entusiasticamente preparando il grande Teatro della crudeltà per soddisfare il desiderio di punizione dei loro seguaci, per saziare la loro voglia di infliggere dolore, umiliazione, voglia di rimettere “al loro posto” donne e persone nere...

Segue su: Comune-info.net

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