L'Algeria e la meglio gioventù

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Algérie mon amour, Algérie pour toujours” , il ritornello di una canzone del ’99 del cantautore Abdelazziz Bekhti, in arte Baaziz, calza a pennello con quanto, dal 22 febbraio scorso ad oggi, é in atto sulle strade delle città algerine: una rivoluzione dolce, un grido all’unisono, una speranza verde per la giovane età della maggioranza degli attori.

Dopo venti anni di presidenza di Abdelaziz Bouteflika, con qualche luce, come la pacificazione nazionale dopo il decennio nero, ma tante ombre, condensate in una gioventù per lo più allo sbando, senza l’aspettativa di un futuro dignitoso, con la corruzione dilagante, la mancanza di strutture sociali,  un sistema scolastico senza prospettive, come un fiore sbocciato all’improvviso, un popolo intero ha detto: “basta”, alla decisione di presentarsi per un quinto mandato presidenziale.

Il primo risultato ottenuto il 2 aprile, con la rinuncia a riproporsi di Boutelika, non é che un primo passo, perché la richiesta forte e asfissiante della gente che ogni venerdì si riversa sulle strade é quella di un cambiamento radicale di un sistema che si auto rigenera al potere dal 1962, anno dell’Indipendenza. Un potere che per garantirsi continuità e impunità non ha esitato a barattare con la corrente islamista la sua astensione dall’agone politico, in cambio del controllo del fiorente e potente mercato parallelo, del controllo dell’educazione e del  sociale, in ogni angolo del Paese.

Caduta la prima B, con le dimissioni di Bouteflika, i manifestanti reclamano a gran voce anche la capitolazione di altre due B. Il primo é Abdelkader Bensalah, politico di lungo corso, Presidente del Consiglio della Nazione (parlamento) dal 2002 e  da pochi giorni, dopo le dimissioni di Bouteflika, come prevede la Costituzione, Presidente della Repubblica ad interimper tre mesi, fino alle future elezioni presidenziali che sono già state fissate per il 4 luglio prossimo. Il secondo é Nourredine Bedoui, attuale primo ministro del governo di transizione e potente ministro degli interni nel precedente governo. Con iniziale diversa ma ugualmente “pregato” di farsi da parte  é il generale Ahmed Gaïd Salah, il grande tessitore, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, prima fedelissimo di Bouteflika, oggi intento a salvare il salvabile, soprattutto se stesso ed il suo gruppo di alti graduati militari.

Se dovessero cadere queste teste, altre meno potenti rotolerebbero a cascata, e sarebbe la fine di un’ era. Il “regno” di Bouteflika e della sua cerchia familiare, e non, é comunque frutto di una lenta e perseverante vendetta nata dopo l’assassinio dell’allora Presidente Mohamed Boudiaf, il 29 giugno 1992. Bouteflika, che non dimentichiamo essere stato in più giovane étà Ministro della gioventù, dello sport e del turismo (1962/1963), Ministro degli affari esteri (1963/1979) e Consigliere presso la Presidenza della Repubblica con rango di Ministro (1979/1980), dopo un  lungo auto-esilio negli Emirati Arabi, si aspettava di essere richiamato per succedere a Boudiaf , e questo non avvenne per l’opposizione dei vertici militari.

L’occasione della rivincita si ripresento’ il 15 prile 1999 quanto fu eletto Presidente per la prima volta, elezione poi ripetuta nel 2004, 2009 e 2014, con reiterati cambiamenti della Costituzione e con il ridimensionamento dei poteri dell’esercito. Il momento cardine dell’attenuazione di quel potere  fu la nomina, nel 2004,  a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito del generale, ormai prossimo alla pensione, Ahmed Gaïd Salah, in sostituzione del potente, e nemico, generale Mohamed Lamari.

Il generale Gaïd Salah diresse abilmente, e fedelmente, la trasformazione delle forze militari, che erano indipendenti al potere  civile e arbitri del gioco politico, in un esercito più defilato sulle questioni politiche e sotto il controllo del potere civile, licienziando, nel 2015, il fino ad allora intoccabile responsabile dei servizi di “intelligence”, generale Mohamed Lamine Meziene, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Toufik.

I termini fedeltà e riconoscenza sono degli eufemismi in questi ambiti politici, mentre vendetta  e intrigo sono sostantivi che meglio possono illustrare quanto si nasconde dietro la legittima e pacifica sollevazione popolare alla quale stiamo assistendo in queste settimane, il cui successo dipenderà anche se, e come, gli alti vertici militari, corresponsabili dell’era Bouteflika, saranno rimpiazzati da una generazione più giovane, e meno coinvolta, di ufficiali.

Da non sottovalutare comunque il rischio di una strisciante infiltrazione di elementi legati a movimenti islamisti sempre pronti a gettare l’amo in situazioni di disordini come ci insegnano recenti circostanze in Irak, Siria e Libia. L’improvviso attivismo di una televisione basata a Londra e diretta da Oussama, figlio dell’anziano presidente del FIS (Fronte islamico della salute) Abbassi Madani, attualmente residente in Qatar, é un pericoloso segnale che va nel senso indicato. Corsi e ricorsi storici, la storia si ripete se ci colleghiamo  al forte impatto sulla situazione politica della Tunisia nel periodo post rivoluzionario  avuto da  di Rached Ghannouchi  e sua figlia Intissar.

Un’altra soluzione realisticamente possibile, perdurando la mancanza di veri leaders dell’opposizione che possano prendere le redini di un movimento popolare che agisce a briglia sciolta, istintivamente, ma senza apparente organizzazione, potrebbe essere “all’egiziana”,sempre che i regolamenti dei conti fra i militari si concludano con il  mantenimento ed il rafforzamento dell’attuale leadership del generale Gaïd Salah, che in tal modo riporterebbe l’esercito a riavere i poteri che gli sono stati scippati da Bouteflika.

Sicuramente una matassa difficile da districare in questo momento, ma ciò che da speranza di un superamento pacifico e democratico della crisi in atto, é lo spirito di non violenza, i cortei di protesta con forme di ghandiana memoria, dove l’ amore non retorico per la Patria si coniuga con slogans che evidenziano un innato, scanzonatorio, ma efficace, senso dell’umorismo, sfatando anche il falso mito, purtroppo residuo di anni bui, di un popolo algerino violento.

Questo senza nulla togliere ad una convinta determinazione ad andare avanti sfidando con il sorriso e la forza delle proprie legittime convinzioni, eventuali reazioni di polizia ed esercito, comunque non all’ordine del giorno per il momento. Certo é che i manifestanti dovranno iniziare a innalzare cartelli con un nuovo annuncio:

AAA – Leader onesto e democratico cercasi per dirigere un popolo! 

Ferruccio Bellicini 

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