L’Africa è a Torino

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Il Festival Panafricano di Torino racconta “mamma Africa”, la terra in cui la nostra specie ha mosso i primi passi per poi diffondersi in tutto il pianeta; racconta gli africani residenti nel capoluogo sabaudo, protagonisti di migrazioni iniziate molti anni fa. La IV edizione del Festival Panafricano di Torino si è svolta dal 25 al 28 maggio 2017 ed ha riunito in 3 giorni di festa, cultura e dibattiti, le diaspore di 34 Paesi africani residenti a Torino, una mano tesa verso tutta la cittadinanza, un gesto di pace e fratellanza al di là di ogni razza, etnia e religione. La data di inizio del Festival, il 25 maggio, coincide con l’anniversario dell’Organizzazione per l’unità africana, in seguito sostituita dall’Unione africana, avvenuta nel 1963 per celebrare l’indipendenza appena conquistata da molti paesi. Con gli stessi valori di unità e solidarietà, il Festival Panafricano nasce nel 2014: «Il Festival è nato come opportunità di raggruppare le diaspore africane della città, che già erano organizzate in associazioni nazionali. Ci uniscono la solidarietà panafricana e la volontà di dialogare in modo unitario con le istituzioni e la cittadinanza» spiega Jerome Bohui Gohouré presidente di Panafricando, l’associazione delle diaspore africane a Torino e organizzatrice del Festival.

Gli stranieri residenti a Torino sono 137.963 e rappresentano il 15,4% della popolazione residente. Gli africani sono 33.952, il 24,61% degli stranieri residenti (Dati ISTAT 2015). «Noi come comunità africana vogliamo far sentire alla città la nostra voglia di collaborare. Torino è una città culturale e con le tante iniziative culturali della diaspora crediamo di poter promuovere anche noi la città, partecipando allo sviluppo di Torino, attirando turisti e facendo cultura», continua il presidente di Panafricando. L’esperienza dell’associazione Panafricando mette in luce l’opportunità di arricchimento comune rappresentata dal fenomeno migratorio, che come sottolineano gli organizzatori del Festival “troppo spesso è accompagnato da campagne mediatiche che fomentano la paura ed il sospetto per tutte le diversità, diffondendo messaggi che stigmatizzano intere popolazioni sulla base di comportamenti individuali”. In questo senso, il Festival ha un obiettivo d’inclusione a partire dal riavvicinamento della distanza sociale a dalla riscoperta dell’umanità che ci accomuna. “Vogliamo mostrare tutte le sfaccettature del fenomeno migratorio per far comprendere le sue motivazioni e sfatare le informazioni errate che screditano i migranti e addossano loro la colpa dei problemi economici italiani. Vogliamo far riscoprire l’umanità che passa attraverso i gesti trasversali ad ogni cultura”, si legge sul manifesto del Festival.

All’interno del Festival, ong, enti e associazioni del territorio hanno organizzato conferenze su temi legati all'immigrazione, iniziative culturali e di intrattenimento. Ha partecipato anche John Mpaliza, il “peace walking man”, attivista italo-congolese in marcia per chiedere all’UE di intervenire dinanzi ai massacri che avvengono nel Congo orientale per il controllo di preziosi minerali come il coltan, con il quale si producono le batterie degli smartphone. Su questo tema è impegnata anche FOCSIV, federazione italiana di ong di ispirazione cristiana, per promuovere una normativa a livello di Unione Europea che obblighi alla certificazione dei minerali estratti in zone di conflitti armati, i cosiddetti “minerali insanguinati”. Per tutte questa attività, il Festival Panafricano ha ottenuto il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato regionale per i diritti umani con il riconoscimento del Presidente dell'Assemblea regionale Mauro Laus "Per l'opera di informazione e riflessione per la cittadinanza su temi attuali quali le migrazioni ed i diritti umani".

Le associazioni della diaspora africana organizzano regolarmente attività culturali in città e Panafricando sta lavorando per ampliare l’impegno delle diaspore anche in altri ambiti. «Speriamo di iniziare un dialogo con la prefettura per valutare come possiamo sostenere moralmente i ragazzi africani nei centri di accoglienza, facendo sentire loro che possono trovare nelle comunità della diaspora un punto di conforto e di comunicazione», sottolinea il presidente dell’associazione Jerome Gohouré. Inoltre, insieme all’INPS l’associazione Panafricando è attiva per informare le comunità africane sulla regolamentazione dei diritti di previdenza sociale, in particolare sulle modalità di riscossione della pensione che oggi, in mancanza di accordi bilaterali tra l’Italia e i paesi della diaspora, restano molto complicate tanto che l’ammontare dei contributi non riscossi da immigrati rientrati nel paese di origine equivale ad un “tesoretto” di 3.000.000.000 di euro (rapporto Worldwide Inps, 2015). «Vorremmo incontrare gli ambasciatori dei paesi africani in Italia per attivare o ri-attivare i tavoli di negoziazione dei trattati bilaterali che dovrebbero regolamentare i diritti di sicurezza sociale degli emigrati», ci tiene a sottolineare Gohouré. Panafricando è anche impegnata in un lavoro con le seconde generazioni, i giovani di origine straniera nati e cresciuti in Italia, con l’obiettivo di mantenere vivo il ricordo delle radici africane e valorizzare la convivenza tra la cultura italiana e quella del paese di origine. Nell’ottica di una vera valorizzazione delle diverse culture e della loro mescolanza.  

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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