In Kosovo riesplode la tensione

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Sabato 23 settembre, notte. Nord del Kosovo, area di confine con la Serbia. Zone delle enclave, dove vive segretata la minoranza serba rimasta nel Paese protetta dalla Nato, in una nazione a maggioranza albanese che ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza nel 2008, nell’ambito delle guerre dei Balcani che hanno messo fine alla ex Jugoslavia.

A Banjska un commando di terroristi serbi prende d’assalto un monastero nei pressi di Zvecan, in un comune dove già lo scorso maggio erano scoppiati violenti scontri. Interviene la polizia e un agente kosovaro rimane ucciso. Il bilancio di vite è pesante. Perché nel blitz che compiono quella notte le autorità di Pristina perdono inoltre la vita sette assalitori del commando terrorista, mentre altri quattro vengono arrestati. I principali valichi di frontiera con la Serbia vengono chiusi e gli scontri a fuoco durano l’intera domenica.

Secondo il governo kossovaro il gruppo era formato da una trentina di persone.“Parlavano serbo, sono professionisti militari, mascherati e con diverse uniformi, dotati di armi pesanti, granate e aiutati da veicoli blindati senza targa”, dicono le autorità di Pristina...

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