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Il decreto sicurezza torna a far parlare (male) di sé.
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Foto: Unsplash.com
Con una sentenza del 9 luglio, la Corte Costituzionale ha bocciato l’articolo 13 del primo “Decreto Sicurezza” (DL n. 113/2018) – poi convertito in legge – che preclude agli stranieri richiedenti asilo la possibilità di iscriversi all’anagrafe dei Comuni. I giudici della Consulta hanno stabilito che la norma è incostituzionale in quanto viola il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge sancito dall’articolo 3 della Costituzione e che impegna lo Stato a rimuovere ogni ostacolo che possa impedire il pieno sviluppo della persona umana.
Sebbene la sentenza non sia stata ancora depositata, una nota dell’ufficio stampa della Corte fa sapere che l’articolo in questione produca un’irragionevole disparità di trattamento, rendendo più difficile l’accesso ai servizi che devono essere garantiti.
A ben vedere, la norma era stata contestata da sindaci e associazioni del settore (si veda l’iniziativa #dirittincomune) fin dalla sua approvazione, alla luce di risvolti pratici non di poco conto. L’iscrizione anagrafica è infatti il presupposto per l’emissione del certificato di residenza e del documento d’identità, che a loro volta sono necessari per il godimento di molti altri diritti e servizi pubblici come l’iscrizione al servizio sanitario nazionale e al centro per l’impiego, il rilascio della patente, l’accesso all’edilizia pubblica e a eventuali sussidi, oltre che alla possibilità di ottenere un conto corrente bancario e un contratto di locazione.
Anche UNHCR aveva immediatamente espresso forte perplessità, visto che «la normativa presuppone un sistema articolato di accesso ai servizi che dovrà tenere conto delle differenti condizioni dei cittadini e degli stranieri, (…) rischiando di introdurre sostanziali differenze di trattamento per condizioni giuridiche formalmente simili», raccomandando al Parlamento di non convertire l’articolo 13 in legge. In seguito alla conversione, UNHCR aveva allora raccomandato ad amministrazioni pubbliche e soggetti privati che erogano servizi di adeguare le procedure sulla base del domicilio o del permesso di soggiorno quale documento valido, al fine di garantire il pieno accesso ai servizi da parte dei richiedenti asilo.
La consulta ha inoltre definito l’articolo 13 “intrinsecamente irrazionale” in quanto «non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarato dal decreto stesso». Insomma, la norma produce paradossalmente l’effetto contrario all’obiettivo di aumentare la sicurezza, in quanto pone una categoria di persone in un limbo, una sorta di vuoto legislativo che rende la vita facile alla criminalità, come aveva già sostenuto Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di Strada.
Oggi la questione di illegittimità di quella parte del decreto, che era stata rinviata alla Corte Costituzionale dai Tribunali di Milano, Ancora, Salerno e Ferrara, viene dunque sancita definitivamente. Ma in quasi due anni erano state numerose le pronunce giudiziarie che riconoscevano comunque ai richiedenti asilo il diritto all’iscrizione anagrafica. I Tribunali di Firenze e Bologna avevano inoltre ritenuto inammissibile il reclamo da parte del Ministero dell’Interno, il quale lamentava di non essere stato coinvolto nelle cause.
Molti i soggetti che hanno espresso piena soddisfazione per il risultato raggiunto. Fra questi vi è ASGI (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), la quale si è sempre battuta per contrastare la disposizione, affermando che le norme ispirate a logiche ideologiche e di esclusione sono ingiuste e contrarie alla Costituzione. Actionaid Italia nel suo comunicato stampa aggiunge che la sentenza offre l’occasione di pensare possibile che i decreti sicurezza possano essere messi integralmente in discussione e superati.
Nel frattempo, governo e maggioranza discutono la modifica delle due leggi, anche alla luce delle osservazioni allora espresse dal Presidente della Repubblica Mattarella e della lettera ufficiale inviata al Presidente del Consiglio e ai Presidenti di Camera e Senato. Tra i punti di convergenza ci sarebbero la protezione umanitaria e il recupero del sistema di accoglienza SPRAR, mentre divisioni più accese riguarderebbero il soccorso dei migranti in mare. A settembre dovrebbe arrivare il decreto di modifica e ci si augura che sia conforme ai principi della nostra Costituzione.
Maddalena D’Aquilio
Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.