
www.unimondo.org/Notizie/Centinaia-di-donne-detenute-per-emergenze-ostetriche-nonostante-l-aborto-non-sia-un-reato-in-Messico-268055
Centinaia di donne detenute per emergenze ostetriche nonostante l’aborto non sia un reato in Messico
Notizie
Stampa
Immagine: associazione Las Libres
In Messico sono centinaia le donne rinchiuse nelle carceri dopo aver subìto aborti spontanei, parti prematuri, emergenze ostetriche. La maggior parte di loro sono state arrestate a seguito della denuncia del personale medico degli ospedali pubblici e poi incriminate per infanticidio, familicidio o abbandono di neonati.
Si tratta di casi diffusi nel Paese, spesso connessi ad abusi sessuali, stupri e violenza intrafamiliare su adolescenti e giovanissime. Così in Messico le emergenze mediche vengono criminalizzate con condanne fino a 60 anni.
Nel Paese, l’aborto è stato depenalizzato nel settembre 2023, ma la realtà dentro le carceri è ben diversa. “Siamo state le prime e le uniche a identificare che c’erano donne e ragazze detenute per emergenze ostetriche. Ci sono volute lunghe e difficili ricerche nelle carceri messicane,” racconta Verónica Cruz Sánchez, attivista, avvocata e fondatrice dell’associazione femminista Las Libres, intervistata per telefono da Unimondo. Vive nello Stato di Guanajuato, localizzato nel nord-ovest del Paese, che ha una delle amministrazioni più restrittive in termini di diritti sociali. Sánchez è stata considerata dalla rivista Time una delle donne più influenti dell’anno 2023 per il suo impegno a tutela dei diritti riproduttivi in Messico.
Da 25 anni l’associazione Las Libres lavora per il contrasto alla violenza di genere e per la difesa dei diritti sessuali e riproduttivi. Hanno accompagnato e garantito un aborto sicuro a oltre 10 mila donne ogni anno e organizzato spazi educativi in comunità rurali e indigene per informare su questi temi. La denuncia della criminalizzazione delle emergenze ostetriche è stato sempre un tema centrale del loro impegno.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia del Messico (Inegi) nel 2023 nel paese si sono registrate 23 541 morti fetali, che corrispondono a un tasso nazionale di 67.5 per ogni 100 mila donne in età fertile. Dell'81,7% dei casi di morte fetale si è verificato prima del parto, il 17,2% durante il parto e l'1,1% dei casi non ha specificato il momento.
Las Libres sono riuscite ad identificare un primo caso di criminalizzazione per emergenze ostetriche oltre vent’anni fa, un fenomeno che continua fino ad oggi. Si trattava di Araceli, una diciottenne di Guanajauato che era stata arrestata in ospedale a seguito di un aborto spontaneo e condannata a 28 anni di reclusione per omicidio familiare.
"Grazie a una segnalazione ricevuta dalla Procura abbiamo localizzato il caso e quando siamo andate a trovare Araceli in carcere, ci ha parlato di un’altra detenuta di nome Susana e di tante altre giovani criminalizzate per emergenze ostetriche” continua Sánchez. “E da lì abbiamo iniziato ad andarla a trovare ogni settimana ed a organizzare dei workshop sui diritti umani nel carcere di Guanajuato. Questo ci ha permesso di trovare e seguire anche gli altri dieci casi di criminalizzazione simili a quello di Araceli.”
La prima vittoria è arrivata grazie al supporto di una clinica legale universitaria riuscendo a far scarcerare Alma, una delle detenute. Nella sua sentenza il giudice ha sottolineato l’immoralità della condanna in quanto legata a un pregiudizio di genere nel lavoro dei giudici, dei PM, dei medici.
Dopo questa vittoria, le attiviste hanno deciso di raccontare ai giornalisti le storie delle donne incarcerate a Guanajuato per emergenze ostetriche: tutte provenienti da contesti di povertà, rurali o indigeni, molte non parlavano lo spagnolo. E le loro storie sono riuscite a indignare profondamente l’opinione pubblica. Era il settembre 2010, grazie alla forte pressione sociale, politica e mediatica in un mese tutte le dieci detenute furono liberate. Tra loro anche Araceli, che ormai aveva trascorso quasi otto anni in carcere. La storia completa è stata raccontata in un documentario chiamato “Las Libres después de”.
Da quel momento l’associazione ha ricevuto segnalazioni di casi similari da tutte le carceri del Messico. Hanno lavorato per liberare donne e ragazze detenute in molti altri Stati come San Luis de Guerrero, Potosì, Veracruz. Al tempo stesso hanno portato avanti una difficile inchiesta per ottenere i dati delle donne sentenziate per infanticidio, omissione di cure e per omicidio familiare nel Paese. “Siamo riuscite a far sapere al mondo che in Messico ci sono donne incarcerate per aborto spontaneo, emergenze ostetriche e parto prematuro,” aggiunge Sánchez, “Donne che non volevano abortire, ma che sono invece incarcerate per delitti gravi.”
Secondo l’ultima analisi, ci sono oltre 200 donne detenute in tutte le carceri messicane per emergenze ostetriche. E non si parla solo di Messico: Las Libres sono venute a conoscenza di tanti altri casi in tutto il continente americano: dal Centro America (Honduras, El Salvador, Venezuela) all’Argentina agli Stati Uniti (dove hanno raccolto oltre 400 segnalazioni).
E tantissimi casi sono ancora da portare ancora alla luce nelle carceri messicane. Un lavoro enorme che l’associazione non ha i fondi e il personale necessario per attuare. Attualmente stanno assistendo un’adolescente dello Yucatan arrestata a seguito di un aborto spontaneo che rischia la condanna per omicidio.
“In Messico convive tutto: la criminalizzazione delle emergenze ostetriche, l’aborto che non è più un delitto bensì un diritto, il fatto che si possano comprare pasticche abortive e che ci siano associazioni come noi che offrono reti di sostegno ed accompagnamento all’aborto,” conclude Sánchez. “Si parla tanto che non ci siano donne in carcere per aborto però nessuno parla dei delitti relazionati con l’aborto. Nessuno sta cercando e assistendo le recluse e le donne continuano ad essere criminalizzate. Grazie alla liberazione delle prime donne si è creato un cambio culturale e sociale in Messico: nessuno vuole più donne in carcere per aborto. Se riuscissimo ad avere qualche aiuto per trovare tutte le recluse per emergenze ostetriche, per noi sarebbe semplice tirarle fuori dalle carceri.”
Monica Pelliccia
Monica Pelliccia è giornalista freelance. È specializzata in questioni sociali e ambientali, specialmente su tematiche come la tutela della biodiversità, i diritti delle donne, le migrazioni climatiche, le popolazioni indigene e i movimenti sociali. Ha realizzato reportage, fotoreportage e video, in particolare dal Centro e Sud America, come Honduras, Guatemala, Messico, Costa Rica, Brasile, Ecuador; dalla Palestina e da diversi paesi asiatici come Cambogia, Sri Lanka e India e dall’Europa pubblicati su testate italiane e internazionali come Mongabay, The Guardian, El Pais, L’Espresso e Altreconomia.






