Il castello di menzogne crolla

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Foto: dal Web

Alza i pugni al cielo, Mimmo Lucano e grida. Manda al cielo la propria rabbia, la gioia, la paura passata, la rivincita. Grida perché ha saputo che la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha appena riformato la sentenza che lo condannava a 13 anni e due mesi di carcere. La nuova sentenza mette nero su bianco una condanna ad appena 1 anno e 6 mesi.

Il castello di menzogne crolla. Le accuse formulate in primo grado, quelle che dicevano che Lucano aveva frodato, truffato, sono finite nel nulla. L’impianto accusatorio che raccontava di associazioni a delinquere e peculato, di abusi d’ufficio è stato cancellato. È rimasto il falso in atto pubblico, il resto è scomparso.

È una vittoria per Mimmo Lucano. È una vittoria per tutti coloro che in questi anni hanno tentato di fermare la devastazione voluta da chi, in questo Paese, vuole cancellare ogni forma di accoglienza, ogni apertura di porte e di futuro a chi arriva da guerre, miserie, catastrofi, dittature. Per tutti costoro è una sconfitta severa. 

Chi arriva sulle nostre coste con barche improbabili o alle porte di Trieste dopo un cammino infernale è, semplicemente, un essere umano infinitamente più sfortunato di noi. Lucano, a Riace, lo ha sempre saputo e aveva costruito un modello di accoglienza che funzionava. Aveva dimostrato che gli immigrati sono una risorsa, non una catastrofe. Lo aveva fatto in barba al sistema, spesso dribblando leggi, norme, ostacoli burocratici. Lo aveva fatto soprattutto infischiandosene dei venti di destra, razzisti e criminali, che soffiavano su parte del paese e in parte del Governo. E se era stato per questo almeno un po’ fuori legge, lo era stato perché può accadere che le leggi non siano giuste, non siano umane.

La magistratura ha chiarito quello che sapevamo: Lucano non è un criminale e non ha approfittato della situazione per arricchirsi o aumentare il proprio potere. Il sistema Riace è un sistema che funziona, impiantato nella legalità e nella giustizia. Un sistema che può essere riattivato ed esportato. Ora le cose possono tornare in ordine.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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