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Il Taoismo è una religione?
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In Occidente dagli anni Novanta ad oggi, il contagio filosofico e religioso con culture asiatiche sta affascinando un numero sempre più elevato di persone. Molto spesso però, si tratta di infatuazioni piuttosto che di conoscenze reali. Nel caso della Cina si sta conoscendo un paese alla ribalta economica, sociale, tecnologica e finanziaria. Anche il sapere culturale e religioso è diffuso, ma poco conosciuto. Basta pensare, ad esempio, all’attenzione verso la medicina tradizionale cinese che usa la stessa terminologia e si basa sui fondamenti della cosmologia taoista. O alle arti marziali e alle tecniche di meditazione ad essa connesse (Kong fu nel primo caso, Tai qi quan e Qi kong nel secondo). Questo significa che il taoismo sta influenzando il “nostro” quotidiano, ma la consapevolezza del suo pensiero e delle sue origini è minima rispetto all’ampio consumo che se ne fa.
Per dare una fotografia reale, i cinesi legati al taoismo sono circa 900 milioni e quelli formalmente iniziati al culto sono 12 milioni. In Cina ci sono 5 mila templi taoisti e fra gli ordini sono iscritti 100 mila monaci. Nel mondo invece, in ogni paese c’è almeno un’associazione taoista e le informazione esistenti sulle pratiche inerenti a questo credo, denotano l’ampiezza della sua portata anche a livello internazionale.
“Flessibile come il cuoio e il giungo”, il taoismo viene sovente descritto come un viaggiatore: “gettandosi in spalla il proprio passato come un fagotto” esso ha continuato “il proprio cammino verso nuovi orizzonti, attingendo a ogni tipo di ricchezze lungo il percorso”. Ieri come oggi il taoismo non ha mai smesso di trasformarsi e di assorbire, infatti uno dei suoi grandi insegnamenti è “l’adattamento”. È il primo a dare esempio di flessibilità e cambiamento: studiandolo e praticandolo ci si accorge di quanto la sua riflessione sia sempre attuale e di come il suo insegnamento si ambienta alle diverse pieghe culturali che incontra.
Kristofer Schipper uno dei massimi studiosi della cultura e della religione cinese, nel suo saggio miliare “Il corpo taoista” ha considerato il taoismo come “il più prezioso depositario di tutto il passato culturale della Cina, che ha mantenuto vivo e che ha saputo preservare anche quando questo passato era rifiutato dalle dottrine ufficiali”. Non a caso la dottrina taoista è l’unica che si possa definire autenticamente cinese (Buddismo, Cristianesimo e Islam sono stati evidentemente importati).
Prima di addentrarsi in essa però, è doveroso precisare che oltre ad essere una filosofia il taoismo è anche una religione. L’antica via cinese è una crescita interiore e un avvicinamento personale alla Conoscenza che richiede una fede che trascende la spiegazione cognitiva dei suoi concetti. Fin dalle prime teorie risalenti al III° Secolo a.C infatti, è impossibile rendere in termini razionalmente codificabili il Mistero insito al Tao, alla Grande Verità. Non a caso Lao Zi, uno dei tre padri fondatori taoisti, nella prima parte del Daode Jing scrive che il non-essere (l’inconcepibile e l’origine del creato) e l’essere (ciò che si concepisce e la madre di tutte le cose) insieme si chiamano “il Mistero, il Mistero più Misterioso delle infinite meraviglie. L’accesso".
L’origine del taoismo si basa su molteplici punti di riferimento: è l’insieme di mistica sciamanica, alchimia e scienza, scuole di pensiero antiche (dal II° Sec. a.C), religiosità popolare cinese e tre testi di riferimento (Zhuang Zi III° Sec. a. C., Daode Jing VI° Sec. a.C., Lie Zi V° Sec. a.C.). Ciò che differenzia il culto taoista dal Cristianesimo ad esempio, è il suo carattere amorale: non è una religione senza un’etica, ma non si avvale di morale per giudicare i principi naturali che muovono il comportamento di un soggetto. O ancora, è priva di dogma e rigide normative: il taoismo non chiede a nessuno di essere qualcuno, ognuno è libero di essere ciò che è. È una religione che non predica, ma che è chiamata a dare risposte al fedele o all’interessato che bussa per sapere. È atea, nel senso che non crede in una ed una sola figura umana divina che prova sentimenti positivi o negativi, che giudica peccati o dissolve dalle pene. Né ha un testo scritto a regolare la fede del credente.
Il Tao, la Grande Verità, è un modello immanente che garantisce un ordine personale e di conseguenza sociale, ma anche trascendente in quanto coincide con la forza che ha creato l’universo. Una potenza creatrice che esiste fin da prima dell’origine di ogni cosa e che si manifesta ininterrottamente nel mondo sotto forma di “De”. Un termine che rimanda a “carisma” e che ognuno di noi possiede. Non a caso, un fedele taoista, si impegna per aumentare la propria consapevolezza di questa forza che lo forma e lo muove nell’universo. È attraverso un’esperienza personale infatti, che è possibile avvicinarsi al Tao: all’origine e all’essenza umana, inscindibile e uguale a quella di ogni essere vivente. È qui che le tecniche di lavoro interiore sono indispensabili per progredire nella crescita interiore – qualità da inseguire per un fedele taoista –. Mi riferisco alle pratiche di “neigong”, che letteralmente significano di “lavoro-interno” e nella quotidianità si traducono in una regolare meditazione – differente da tecniche buddiste, induiste e cristiane –. Un lavoro spirituale dunque che aiuta una persona a conoscere a fondo la propria essenza che, avvolta nel Mistero, è conoscibile solo attraverso un’esperienza diretta – il corpo è uno strumento di preghiera per un fedele taoista –. Fu proprio il Maestro Lao Zi nel 500 a.C., a sostenere che il Tao è una via che per conoscere bisogna percorrere; una strada che, dall’antichità ad oggi, “tutti gli uomini la usano ma nessuno né conosce il nome. Tutti gli uomini la applicano ma nessuno ha mai visto la sua forma”.
Questa visione cosmica legata all’uomo, oltre ad introdurre il lato mistico taoista, porta con sé il Mistero della Grande Conoscenza che, gira e rigira, è il fulcro su cui orbita ogni religione. L’avvicinamento a questo culto e alle pratiche connesse, è un richiamo interiore fondato su una vocazione che implica necessariamente una fede. Una fiducia che nel caso taoista, trascende ogni credo, per unirli e accettarli tutti. Per arrivare alla consapevolezza che, come scrive Franco Battiato un noto ricercatore spirituale dei giorni nostri, “il senso della nostra esistenza terrena è quello di crescere, diventare esseri completi e ritornare all’unità”.