Il Sud Africa a Trump: “non ci faremo bullizzare”

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186 Pretorius Street, Pretoria, South Africa - Foto: Unsplash 

Il 6 febbraio Matamela Cyril Ramaphosa, presidente del Sud Africa, pronuncia il suo discorso sullo stato della nazione in parlamento: «Siamo persone resilienti. Non ci faremo bullizzare. Parleremo con una voce sola in difesa dei nostri interessi nazionali, la nostra sovranità e la nostra democrazia costituzionale.» Il tono è calmo e deciso. Ma Ramaphosa sa di trovarsi in una situazione scomoda dopo che ha messo la firma sulla legge di espropriazione dei terreni. 

Qualche giorno prima, Donald Trump aveva detto che il Sud Africa tratta molto male certe classi di cittadini e confisca loro le terre in aperta violazione dei diritti umani. Per questo aveva congelato i fondi americani in attesa di future indagini. Alcuni giorni dopo ha firmato un ordine esecutivo per interrompere ogni aiuto futuro al Sud Africa. 

Ramaphosa, attraverso il suo profilo X aveva già risposto alle accuse: «Il Sud Africa è una democrazia costituzionale profondamente legata allo stato di diritto, alla giustizia e all’equità. Il governo sudafricano non ha confiscato alcuna terra.» Gli aiuti però sono stati bloccati lo stesso. 

La legge che ha fatto infuriare Trump

L’Expropriation Act a cui si riferisce Trump è una legge sull’espropriazione dei terreni firmata da Ramaphosa a gennaio. Una legge tutt’altro che insolita, che esiste in moltissimi altri Paesi. La legge prevede il diritto di espropriazione da parte dello Stato di terreni e proprietà per motivi di pubblica utilità. Ma l’aspetto che ha causato scalpore riguarda il fatto che, in taluni casi, è prevista la compensazione nulla.  

La mancata compensazione riguarda circostanze specifiche, definite dalla legge. Ad esempio, può avvenire quando il terreno è inutilizzato e non c’è volontà di svilupparlo. L’espropriazione senza compensazione deve essere giusta ed equa e nell’interesse pubblico. In ogni caso, può avvenire soltanto a seguito dell’approvazione in sede giudiziale. Ciò significa che non può essere fatta arbitrariamente da un governo in carica, ma dev’essere valutata e approvata da una corte. 

La legge è stata promulgata a seguito di un processo di consultazione durato cinque anni, per cui era stato istituito un panel di esperti. Ciononostante, non sono mancate le critiche, anche dentro la coalizione di governo di unità nazionale. Il Democratic Alliance, partito liberale e sostenitore dei business, ha criticato duramente la legge. Il Freedom Front Plus, che difende gli interessi degli afrikaner (bianchi sudafricani), sostiene la non-costituzionalità della legge e vuole farla abrogare. 

Legge di espropriazione e processo di ridistribuzione

La nuova legge di espropriazione sostituisce di fatto quella del 1975, periodo in cui era ancora in vigore il regime segregazionista dell’apartheid.

L’economista sudafricano Wandile Sihlobo, intervistato da Focus on Africa della BBC ha spiegato che la legge non è direttamente collegata al processo di ridistribuzione della terra. Un processo iniziato dopo la fine della segregazione razziale nel 1994. 

La riforma agraria ha l’obiettivo di ridistribuire equamente i terreni agricoli, muovendosi nell’ambito del libero mercato. In pratica, lo Stato compra terreni dai proprietari che sono intenzionati a vendere e li ridistribuisce ai cittadini neri.

A trent’anni dalla fine di quel regime disumano, la minoranza bianca – circa il 7% della popolazione – detiene il 70/80% dei terreni agricoli di proprietà. 

Sihlobo ricorda che la nuova legge di espropriazione non ammenda l’articolo 25 della Costituzione sudafricana sul diritto alla proprietà privata. Infine, la legge di espropriazione non colpisce alcun gruppo specifico di cittadini, ma vale per tutti. 

Le conseguenze sui malati di HIV

Il presidente Ramaphosa ha precisato che i fondi congelati dagli Stati Uniti finanziano il 17% del programma PEPFAR, dedicato al contrasto dell’HIV/AIDS

I dati mostrano che approssimativamente 7.7 milioni di persone in Sud Africa sono affette dal virus. Di queste 4.9 milioni sono donne e 160 mila i bambini sotto i 14 anni. Ogni anno si riscontrano 150.000 nuove infezioni. 

Come riportato da UNAIDS, il programma ha subito un forte impatto. Finora, 220.000 malati devono affrontare l’interruzione dei trattamenti, tra cui 7.445 bambini di età inferiore ai 15 anni. Più di 15 mila addetti alla risposta all’HIV hanno subito le conseguenze del taglio dei fondi. L’interruzione degli aiuti ha provocato la sospensione del programma “Saving Our Lives”, che dal 2019 monitorava 400 tra cliniche pubbliche e ambulatori di comunità. 

UNAIDS riferisce che il governo sta cercando di rispondere al problema: il ministero della salute ha provveduto a coprire sei mesi di terapie antiretrovirali per i beneficiari eleggibili. Inoltre, sta compiendo uno sforzo per implementare la telemedicina per la prevenzione e il trattamento dell’HIV. D’altra parte sta cercando di incoraggiare il settore privato e la società civile a impegnarsi nella lotta al virus. Intanto, il presidente Ramaphosa sta mettendo insieme una delegazione per un confronto diplomatico con Cina e Russia. Le preoccupazioni riguardano anche le possibili conseguenze sulle attività di ricerca scientifica. 

L’ambasciata americana ha comunicato che il PEPFAR non è influenzato dall’ordine esecutivo di Trump, perché si autorizzano le forniture a discrezione dei capi delle agenzie. Il PEPFAR, inoltre, dovrebbe rientrare nella deroga concessa da Rubio al congelamento dei fondi USAID.  Al momento non abbiamo potuto verificare la ripresa effettiva delle attività.

Ripercussioni economiche e un futuro di incognite

Ramaphosa ha riferito che il Sud Africa non dovrebbe subire contraccolpi a livello di mercato. Eppure fra gli analisti si è diffuso il timore per le sorti del AGOA, l’African Growth and Opportunity Act. 

L’accordo economico e commerciale stipulato nel 2000 prevede che gli Stati Uniti permettano una via preferenziale agli Stati dell’Africa subsahariana con un accesso duty-free al mercato USA per più di 1.800 prodotti. 

Il report 2024 conferma che il Sud Africa è stato uno degli attori più attivi nella cornice di questo accordo: nel 2022 ha esportato beni per 14 miliardi di dollari, contro un’importazione per 7,2 miliardi di dollari. Nel 2023 si è confermato il secondo maggior Paese esportatore dell’accordo. 

A settembre il programma verrà rinnovato e i sudafricani ne temono l’estromissione. Donald Trump potrebbe usare l’accordo commerciale come arma di ritorsione e ricatto. 

Suprematismo bianco e accuse di genocidio 

Il 31 luglio 2023 Elon Musk scriveva su X: «Stanno apertamente spingendo per il genocidio dei bianchi in Sud Africa. Cyril Ramaphosa, perché non dici niente?» 

La faccenda del genocidio dei bianchi circola negli ambienti dell’estrema destra già da diversi anni, diffusa dai gruppi suprematisti bianchi sudafricani, come quello dell’AfriForum. I cosiddetti “suprematisti in giacca e cravatta” si erano recati negli Stati Uniti nel 2018 per incontrare alcuni membri della prima amministrazione Trump. 

L’attività di lobbying aveva colpito nel segno. Nel 2018, lo stesso Donald Trump aveva detto che in Sud Africa era in corso l’uccisione di farmers su larga scala, così come l’espropriazione di terreni. 

Il racconto del presunto genocidio dei bianchi si riferisce alle uccisioni di imprenditori agricoli bianchi. Ma se è vero che il numero degli omicidi nelle comunità dei farmers è elevato, è necessario inquadrare i dati all’interno del contesto sudafricano. Il Sud Africa è un Paese con un altissimo tasso di criminalità e violenza, che coinvolge indiscriminatamente tutta la popolazione. Al momento, i dati sui crimini (che non sono forniti su base razziale) non segnalano che un gruppo etnico sia il target specifico degli omicidi. 

Prendiamo, ad esempio, i dati relativi al periodo ottobre-dicembre 2024. Gli omicidi in Sud Africa sono stati 6.953. Di questi, 12 sono gli omicidi di membri della comunità agricola: 5 abitanti nella proprietà e un contadino; 4 gli impiegati agricoli uccisi, ma di questi si può supporre che possano essere stati neri. 

Se i dati vengono decontestualizzati forniscono una visione falsata. Agricoltori bianchi vittime di genocidio, espropriazione dei terreni, legge di proprietà razzista allora diventano elementi combinati per costruire una narrazione distorta della realtà.  

A confermarlo è anche una sentenza recentissima di una corte sudafricana. La giudice Rosheni Allie ha respinto l’accusa di genocidio dei bianchi, definendolo “chiaramente immaginato” e “irreale”. L’azione giudiziaria era stata intentata dai fratelli e sorelle di un ricco personaggio, tale signor Gray. Morto a marzo 2022, aveva nominato l’organizzazione suprematista Boerelegioen come beneficiaria del suo patrimonio. 

Dato che esistono tre entità con lo stesso nome, non si è potuti risalire al destinatario dell’eredità. Comunque, la giudice ha detto che l’unica certezza sulla volontà del signor Gray è la sua convinzione che il patrimonio sarebbe servito a formare i membri di un gruppo destinato a sterminare i neri del Paese e a prevenire il genocidio dei bianchi. Circostanza, quest’ultima, immaginaria e non reale. La giudice ha dato ragione ai parenti del defunto. 

Gli interessi di Elon Musk

Il suprematismo bianco vecchia scuola ha trovato terreno fertile nell’estrema destra mondiale. Ma Elon Musk ha ben altri interessi che confliggono con le regole del Paese d’origine. Musk, nato e cresciuto in Sud Africa fino a 17 anni, sostiene che il Sud Africa porterebbe avanti una legge razzista sulla proprietà. 

In base alle politiche della BEE (Broad-Based Black Economic Empowerment), per operare dentro i confini sudafricani, le compagnie di telecomunicazioni devono appartenere almeno al 30% a persone appartenenti a gruppi “storicamente svantaggiati”, cioè a sudafricani neri. 

Il vincolo imposto dalla BEE ha messo i bastoni tra le ruote a SpaceX. La società di Musk vuole fare affari nel Paese con Starlink, il sistema di connessione satellitare. Viene da sospettare che Musk usi la politica per fare pressione e ottenere uno strappo alla regola. 

Altre questioni e un G20 iniziato male

Nell’ordine esecutivo di Trump si legge: «Inoltre, il Sud Africa ha assunto una postura aggressiva nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi alleati, inclusa l’accusa rivolta ad Israele – non Hamas – di genocidio presso la Corte internazionale di Giustizia e rinvigorendo i rapporti con l’Iran per sviluppare accordi commerciali, militari e nucleari.» 

Il ricorso contro Israele presentato dal Sud Africa a fine 2023 e i rapporti con l’Iran hanno aggiunto carne al fuoco. Presumibilmente, anche i rapporti con Russia e Cina hanno giocato un ruolo in questo senso: il Sud Africa è nei BRICS dal 2011. 

E Trump non ha esitato a mostrare i denti.

Per il Sud Africa si tratta di una bella gatta da pelare, proprio nell’anno di presidenza del G20. Infatti le cose non sono iniziate benissimo. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha rifiutato di partecipare alla prima riunione dei ministri degli esteri del G20 a Johannesburg. 

Su X Rubio si è chiesto perché dovrebbe partecipare ad un incontro sulla solidarietà, l’equità e la sostenibilità. Il capo della diplomazia ha detto che il suo dovere è quello di fare gli interessi nazionali, non di sprecare i soldi delle tasse per andare a coccolare gli antiamericanismi.   

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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