www.unimondo.org/Notizie/I-movimenti-per-la-denuclearizzazione-e-per-dire-stop-al-nucleare-civile-e-militare.-244302
I movimenti per la denuclearizzazione e per dire stop al nucleare civile e militare.
Notizie
Stampa

Immagine: Laurentiu Morariu da Unsplash.com
Importante espressione dell’impegno pacifista negli anni che vanno dal 1980 in poi fu certamente il movimento per la denuclearizzazione dei comuni collegato alle campagne internazionali in atto.
Questo movimento mirava a sollecitare l’impegno per la pace degli enti locali.
Il primo comune a dichiararsi zona denuclearizzata in Italia era il Comune di Robassomero vicino a Torino il 17 novembre del 1981: zona denuclearizzata o nuclear free zone è una parte di territorio dove è vietato costruire, installare, far transitare armi nucleari.
E' l’idea delle zone denuclearizzate che emerge in Europa negli anni ‘50 del novecento, anni tormentati dall’incubo atomico, in piena guerra fredda.
La denuclearizzazione come atto di pace.
Tante le proposte di gruppi locali del mondo pacifista e di movimenti popolari.
In Australia il primo esempio di città denuclearizzata. Qui il movimento antinucleare in quegli anni è riuscito a ottenere dal governo lo stop alle vendite di uranio alla Francia contro gli esperimenti nucleari nel Pacifico.
Molto attivo sulla denuclearizzazione il pacifismo tedesco.
In Giappone oltre alle città denuclearizzate vengono istituite anche fabbriche, scuole, università.
In Irlanda la metà del territorio è stata via via dichiarata zona denuclearizzata dagli enti locali.
La diffusione del movimento per la denuclearizzazione.
Il movimento per la denuclearizzazione è stato presente così con varie intensità in altri paesi come l’Inghilterra, la Spagna, la Nuova Zelanda.
Denuclearizzate si sono dichiarate città come Londra, Madrid, Dublino, Amsterdam.
Anche in Italia il movimento per la denuclearizzazione del territorio si diffuse a partire dagli anni '80 del novecento. Denuclearizzate sono state dichiarate la Valle d’Aosta, le province di Trento, Perugia, Parma e alcune grandi città come Bologna, Urbino, Pavia assieme a tanti altri piccoli centri. Molto attivo anche il movimento che si è sviluppato per la denuclearizzazione di Firenze.
All’epoca si registra anche la posizione della commissione pace e disarmo delle chiese evangeliche, metodiste e valdesi che ha proposto di dichiarare zone denuclearizzate i propri siti di culto.
Abolizione del nucleare: forte atto avverso al riarmo e alla guerra.
Le dichiarazioni di zona denuclearizzata avevano ovviamente un valore solo simbolico, non giuridico. Moltissimo invece era il valore e il significato a livello politico e di orientamento delle istituzioni locali e delle comunità a perseguire impegni di pace a tutti i livelli. Una scelta di campo, un atto di pace che diviene un messaggio nonviolento e disarmista contro la corsa al riarmo e alla guerra.
Il gravissimo problema delle scorie nucleari e radioattive.
Ma il problema più ingente e urgente e di una immane gravità è che l’industria nucleare non sa cosa fare dei rifiuti nucleari e quindi radioattivi.
Questi possono durare fino a 200mila anni.
Il nucleare civile non è una soluzione per i cambiamenti climatici, ma una cinica scommessa dell’industria nucleare di salvare se stessa. Il nostro deve essere un NO, uno stop e un basta a tutti i costi e chiaro anche al nucleare civile.
Purtroppo non è questa la posizione anche del Vaticano che ha accusato chi è contro il nucleare civile di pregiudizio ideologico.
Quanto è ironica una tale affermazione per una chiesa ad esempio che è così tanto a favore della vita.
Per un ecosistema planetario libero dal nucleare.
Davanti a una tale gravissima situazione chiediamo un’Italia libera dal nucleare e un pianeta libero dal nucleare.
Ricordiamoci che abbiamo sul nostro territorio almeno 90 bombe e testate nucleari e un’infinità di sottomarini atomici che attraccano nei nostri porti, spesso civili, come nel porto di Pozzuoli dove ne passano un centinaio all’anno.
In varie leggi di iniziativa popolare si chiede che il territorio della Repubblica italiana, compreso lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali, siano ufficialmente dichiarate zona libera dalle armi nucleari. È il minimo che si può chiedere e su cui si possono trovare delle larghe convergenze come la Grecia ha già fatto. Ci si augurava che le leggi di iniziativa popolare di qualche anno fa servissero a far discutere i cittadini su un tema così grave e chiediamo inoltre di proclamare che non solo l’uso, ma la bomba in sé è un pericolo mortale e gravissimo. Come è sancito dal trattato ONU. Il Trattato di proibizione delle armi nucleari TPAN/TPNW tristemente non ratificato dal nostro Paese e nemmeno da tutte le nazioni sotto il controllo NATO.
La minaccia nucleare.
Il ragionamento semplice è che l'universo nella sua infinità ha impiegato oltre 4 miliardi di anni per preparare questa splendida navicella spaziale che è la terra. L’uomo può distruggere tutto questo nel giro di un pomeriggio. Non è questo il supremo odio, la suprema colpa? La suprema manifestazione della tracotanza umana è la tentazione di essere onnipotente? Le bombe nucleari sono un immane pericolo nella società moderna perché sono alla base della violenza che è data dalla nostra intenzione di utilizzare la bomba atomica.
Una volta accettato questo, qualsiasi altro male è, al confronto, un male minore.
Fino a quando non ci poniamo di fronte al problema del nostro consenso all’utilizzo delle armi nucleari, non sussiste speranza di un miglioramento generalizzato della moralità e soprattutto dell'etica laica e pubblica che è condannata al fallimento.
Da Transform
Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.