Georgia. Nulla al caso

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La Georgia ha perso. A due anni dalla dichiarazione di Guerra contro la Russia ha perso non solo l'Abkhazia e l'Ossezia (le nostre Trento e Trieste della prima guerra) ma anche la speranza che la Russia lasci per sempre le loro terre. Mi accompagna da Tblisi a Gori, l'interprete Katerane, colei che aiutò due anni fa i colleghi Pietro Del Re di Repubblica e Emanuele Novazio de la Stampa.

Identità 1: il check point russo. Non a caso era stato posto nella città di Mtskheta, l'antica capitale della Georgia, alle spalle della capitale Tblisi. Trattasi della città più antica nonchè centro spirituale del paese. E' il luogo da cui è partita la conversione dei georgiani al cristianesimo ed è sede del patriarca georgiano. Un avamposto russo durante la guerra in questo “luogo santo” significa colpire il credo più profondo della gente. Tanto quanto le bombe. Katerane non è credente ma ha notato, come controrisposta nonviolenta, un aumentare incredibile di fedeli. Ogni celebrazione è stracolma. Anche la rivista Internazionale 16/22 luglio ) ha dato la terza foto di apertura a questo fenomeno di massa.

Identità 2: Gori. La guerra del 2008 è stata combattuta in diverse città ma una delle battaglie più cruente ha avuto luogo a Gori. Anche qui; nulla lasciato al caso. Gori è la città natale di Stalin; un luogo altamente simbolico per la Russia. Il Museo è sulla Stalin Avenue. Insomma il baffone è l'economia della città. I cittadini di Gori fingono di esserne “orgogliosi”. Entraimo. Tutto è Soviet. Dal direttore al vicedirettore sino all'assistente del vice. Tutti hanno sulle proprie scrivanie scritti riguardanti il Credo. La cassiera tenta d'imbrogliare emettendo biglietti da adulti per i bambini e Katerane apre una guerra personale.

Nei grandi saloni lugubri si narra la vita di Stalin da quando frequentava la chiesa parrocchiale di Gori fino alla sua morte. Si ripercorrono tappe importanti come la liberazione di Berlino o il trattato di Yalta ma alcun riferimento alle epurazioni, ai gulag, alla carestia in Ucraina o al patto stipulato con Hitler nel 1939. Unico documento esposto ed in controtendenza all'Osanna è il testamento politico di Lenin ove veniva definito il “baffone” rozzo e assetato di potere. In Georgia ho ricevuto molte critiche alla Storia che si studia in Occidente ove si descrive, solitamente, la ferocia di Stalin seconda solo a quella di Hitler quando, a detta di molti preti, politici e vecchi, è imparagonabile. A loro detta Stalin è stato il più grande genocidario mai esistito.

Gira un aneddoto nella città di Gori: chi ha spostato il mese scorso la statua di Stalin dal centro della città? Nessuno si vuole prendere la responsabilità e si narra che Stalin abbia voluto da solo raggiungere il Museo. Una cosa è certa. Nel paese ove i lavori pubblici vanno a rilento in una notte hanno rimosso non solo la statua ma anche il piedistallo di 6 metri e non v'è più traccia alcuna se non dell'asfalto nuovo.

Nella città di Gori l'esercito russo ha usato la violenza di sempre, (a riguardo invitiamo a leggere il dossier dell'amico Gubitosa sulla Cecenia scritto per Peacelink) non inferiore di quella usata dai georgiani contro gli indipendentisti ossetini in quanto la guerra accomuna nella brutalità vinti e vincitori. I carri armati sono arrivati alle 7 del mattino ed hanno iniziato con il bombardare le case popolari di Gori....a loro detta...confondendole per caserme.

Nulla al caso. La pulizia etnica si fa con il terrore verso donne, bambini e vecchi. Lo sapevano bene tutti coloro che sedettero al tavolo di Yalta. Ciò che viene fatto passato per errore è un cinico calcolo per conseguire l'obiettivo: la veloce rimozione della popolazione dalle proprie abitazioni. Poi i soldati / predoni passavano al setaccio tutte le abitazioni in cerca di preziosi. E' la brutalità della guerra che, secondo la gente intervistata, è fatta per lo più da ubriaconi, drogati e ladri. Una giovane famiglia stava scappando con la propria auto ed un carro armato è passato sopra l'utilitaria. In segno di vittoria esce il carrista dalla sua botola. Completamente fatto.

Identità 3. Il campo profughi. L'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu ha fatto costruire un enorme campo profughi con casette modello Abruzzo per ospitare i molti sfollati che hanno perso l'abitazione, la stalla durante il conflitto. In queste estensioni anonime, dopo due anni dall'emergenza, viene meno il senso di appartenenza, l'identità, il legame con la storia della propria terra. La gente avrà pure cibo a sufficienza ma non più la propria vita. Appunto. Modello Abruzzo. Qui si ricoltiva il rancore verso l'invasore. Un rancore che ha già portato all'isterica dichiarazione di guerra verso la Russia. Fucili contro obici pesanti.

Identità 4. Riguarda noi. Due anni fa ben 6 presidenti europei sono giunti a Tblisi per scongiurare il peggio. Per la Nato, il Consiglio di Sicurezza, l'Osce, l'UE è stato un agosto intenso sino a concordare la mediazione di Nicholas Sarkozy per l'Unione Europea. La gente ci riconosce: “Italiansky? Grazie per la mediazione”.....a seguire risate. Purtroppo non è passata inosservata la frase: “ho detto io al mio amico Putin di ritirare le sue truppe”

Fabio Pipinato
(direttore di Unimondo - inviato in Georgia)

I precedenti articoli dalla Georgia (dal più recente):

 

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