Fao: cambiamenti climatici e biocombustibili minacciano la sicurezza alimentare

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Oltre 9 miliardi di persone abiteranno il pianeta nel 2050, mentre i cambiamenti climatici e l'incremento dei terreni dedicati ai biocombustibili minacciano la sicurezza alimentare. "Miglior produttività e investimenti nella gestione delle risorse idriche": sono queste le proposte di Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, che prevede una crescita della domanda di cibo nei prossimi 40 anni, pari a quasi il doppio rispetto a quella attuale.

"L'agricoltura a livello mondiale dovrà fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico - ha spiegato Diouf - in particolare con l'aumento delle temperature, con una maggiore variabilità delle precipitazioni e con una maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi, come alluvioni e siccità". "L’agricoltura dovrà quindi essere più produttiva per riuscire a nutrire una popolazione in continuo aumento e rispondere alle grandi sfide ambientali che abbiamo di fronte" - ha affermato il Direttore Generale della FAO aprendo i lavori del "High Level Expert Forum" (Forum di esperti ad alto livello) che si è concluso ieri a Roma nel quale esperti del settore hanno discusso il tema "Come sfamare il mondo entro il 2050?".

Le proiezioni della FAO indicano che la popolazione mondiale raggiungerà nel 2050 i 9,1 miliardi di persone, dagli attuali 6,7 miliardi, e richiederà dunque un incremento del 70% della produzione. Oltre ad una crescente scarsità delle risorse disponibili, terra, acqua e biodiversità, agricoltura a livello mondiale dovrà fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. "A causa del cambiamento climatico si ridurrà la disponibilità di acqua e vi sarà un aumento delle infestazioni di parassiti e delle malattie delle piante" - sottolinea la FAO nello stimare che gli effetti combinati del cambiamento climatico potrebbero far calare la produzione del 30% in Africa e del 21% in Asia.

"La sfida non è solo incrementare la produzione globale futura, ma aumentarla laddove e per coloro che ne hanno più bisogno" - ha sottolineato il Direttore Generale della FAO. Un’attenzione particolare dovrà essere posta ai piccoli contadini, alle donne ed alle famiglie rurali ed al loro accesso alla terra, alle risorse idriche, alle sementi di migliore qualità ed ad altri moderni fattori produttivi.

Diouf si è soffermato sul particolare problema dell’acqua dal momento che il cambiamento climatico renderà le precipitazioni sempre più inaffidabili. "Gli investimenti nel controllo e nella gestione delle risorse idriche dovranno dunque diventare prioritari" - ha detto Diouf. "È anche importante colmare il gap tecnologico tra i paesi tramite il trasferimento delle conoscenze nord-sud, sud-sud e la cooperazione triangolare". La produzione alimentare mondiale dovrà anche competere con il mercato dei biocombustibili che potrebbe cambiare le varianti fondamentali del mercato agricolo mondiale considerato che le proiezioni indicano un aumento della produzione di circa il 90% nei prossimi 10 anni per raggiungere i 192 miliardi di litri per il 2018.

Nei due giorni di dibattito 300 gli esperti provenienti da tutto il mondo hanno discusso degli investimenti, delle tecnologie e delle misure politiche necessarie per assicurare la disponibilità di cibo per il 2050. La FAO calcola che occorrerà investire nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo 44 miliardi di aiuti ufficiali allo sviluppo (ODA) di contro agli attuali 7,9 miliardi l’anno. Maggiori investimenti, includendo risorse derivanti dai budget nazionali, da investimenti esteri diretti e dal settore privato, dovrebbero assicurare un migliore accesso a moderni fattori produttivi, a sistemi di irrigazione, ai macchinari, a strutture per l’immagazzinaggio, a strade e migliori infrastrutture rurali, ed avere manodopera agricola esperta e qualificata con corsi di formazione.

Le conclusioni e le raccomandazioni del Forum serviranno da base di discussione al dibattito del 'Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare' in programma presso la sede FAO dal 16 al 18 novembre prossimi a cui parteciperanno capi di stato e di governo dei 192 paesi membri. Da esso dovrebbero partire iniziative concrete per una rapida e completa eliminazione della fame nel mondo, così da assicurare il più basilare dei diritti umani: il diritto al cibo.

Per richiamare i capi di stato e di governo alle proprie responsabilità per sconfiggere la fame e contrastare i cambiamenti climatici la Campagna del Millennio dell'Onu invita dal 16 al 18 ottobre a partecipare alla mobilitazione "Stand Up! Take action!". Nei giorni scorsi la campagna italiana ha presentato a Roma il programma delle giornate di mobilitazione e il dossier "Uniti contro la povertà e i cambiamenti climatici" (in .pdf).

In occasione della 'Giornata mondiale per l’alimentazione' del prossimo 16 ottobre, l'associazione Mani Tese ha lanciato la campagna "Io mangio locale. Senza speculazioni aggiunte". "E' una campagna nata per sostenere il diritto di tutti i popoli alla sovranità alimentare, vale a dire il diritto a decidere le proprie politiche agricole ed alimentari e a combattere la fame e la povertà attraverso il rafforzamento dei propri mercati locali" - spiega l'associazione.

Il 17 e 18 ottobre Mani Tese sarà nelle piazze di oltre 30 città italiane per affermare la concretezza di percorsi e scelte che possano garantire il diritto al cibo a tutto il pianeta. "Scelte spesso che partono da piccoli gesti quotidiani, che tutti noi consumatori possiamo adottare nel nostro consumo alimentare giornaliero" - nota la l'ong. La campagna intende anche sottolineare l’importanza delle reti di consumatori, produttori, istituzioni, cittadini che attraverso comportamenti orientati alla giustizia, alla sobrietà, al consumo responsabile e alla solidarietà possono condividere buone pratiche, adottare nuovi stili di vita e promuovere concrete forme di cambiamento dell’attuale modello di sviluppo.

Lo scorso giugno la Fao ha lanciato l’allarme: nel 2009 per la prima volta nella storia umana fame e malnutrizione colpiranno nel 2009 oltre un miliardo di persone, un sesto della popolazione mondiale, 100 milioni di persone in più rispetto all'anno scorso. "Questo recente aumento non è la conseguenza di raccolti non soddisfacenti, ma della crisi economica mondiale che ha ridotto i redditi e aumentato la disoccupazione riducendo ulteriormente le possibilità di accesso al cibo per i poveri" - evidenziava la Fao.

"Oggi i padroni del cibo sono poche multinazionali che controllano l’intero settore dal mercato delle sementi alla grande distribuzione e lucrano sul cibo, guadagnando enormi cifre a discapito dell’agricoltura su piccola scala che dall’oscillare dei prezzi non trovano nessun vantaggio" - sottolinea Mani Tese. La fame e le crisi alimentari sono il frutto di scelte politiche e non l’esito inevitabile di dinamiche economiche e naturali "autonome". [GB]

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