Dossier/ Inflazione e fame

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Politiche commerciali restrittive, eventi climatici più o meno estremi, accordo sull’esportazione del grano nel Mar Nero e altri impatti geopolitici sono alcune delle variabili da tenere presente per valutare l’andamento dei prezzi globali. L’inflazione interna dei prezzi alimentari rimane elevata in molti paesi a basso, medio e alto reddito. Il rapporto 2023 sullo stato di insicurezza alimentare e nutrizione nel mondo evidenzia lo stato della fame e insicurezza alimentare e le sfide e le opportunità che l’urbanizzazione presenta nel contesto dell’agroalimentare sistemi.

In questo dossier si passano velocemente in rassegna alcuni aspetti collegati all’inflazione, attraverso il monitoraggio mensile svolto dalla Banca Mondiale e il rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo.

Inflazione e accordo sul grano

L’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari rimane alta. Tra febbraio 2023 e maggio 2023 l’inflazione è elevata in molti paesi a reddito medio, con un tasso superiore al 5% nel 63,2% dei Paesi a basso reddito, al 9,5% nel 79,5% dei paesi a reddito medio-basso. Molti Stati ad alto reddito, inoltre, stanno sperimentando un’inflazione a due cifre. I paesi più colpiti si trovano in Africa, Nord America, America Latina, Asia meridionale, Europa e Asia centrale. In termini reali, l’inflazione dei prezzi alimentari ha superato l’inflazione complessiva nell’80% dei 166 paesi per i quali sono disponibili i dati. Nel luglio 2023 i Paesi che hanno riportato l’inflazione più elevata sono quelli elencati nella tabella che precede l’approfondimento 1.

Un’altra questione che ha inciso sull’andamento dei prezzi alimentari è l’accordo su grano nel Mar Nero (Black Sea Grain Initiative (BSGI), bloccato dopo il ritiro della Russia nel luglio 2023. L’International Food Policy Research Institute aveva sollevato preoccupazioni sul commercio futuro del cereale a causa delle dinamiche regionali anche e degli avvertimenti della Russia sulla sicurezza marittima nel Mar Nero nordoccidentale. Nonostante il ritiro della Federazione Russa, però, per il momento i prezzi non sono lievitati. I mercati avevano infatti anticipato la mossa della Russia a causa delle tensioni geopolitiche in corso e i mercati del grano hanno avuto per questo una risposta minima. I prezzi dei cereali chiave e semi oleosi sono quindi aumentati solo leggermente e il prezzo del grano è rimasto ben al di sotto dei livelli di picco dell’anno precedente. Se l’accordo non sarà comunque ripristinato a breve si prevede che la reazione dei mercati potrà essere più consistente...

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