Congo: forza e lutto delle donne

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Foto: Unsplash.com

La crisi provocata dai combattimenti nell’est della Repubblica Democratica del Congo ha lasciato una scia di emozioni, ferite insopportabili e vittime inconsolabili abbandonate dai loro cari, da un lato, e dal governo congolese e dalle agenzie umanitarie,  dall’altro.

Questa crisi di sicurezza si sta ripercuotendo soprattutto sulle ragazze e sulle donne che fuggono dagli scontri tra i ribelli dell’M23 e le FARDC (Forces Armées de la République Démocratique du Congo) nell’estremo nord della provincia del Nord Kivu, in particolare nei territori di Rutshuru e Masisi, e dalla misteriosa nebulosa ADF/NALU nell’estremo Nord della provincia.

In tutte queste aree, le donne e le ragazze sono le più vulnerabili e le vittime di violenza, sfruttamento, abusi sessuali e altre forme di sfruttamento.

La crisi provocata dai combattimenti nell’est della Repubblica Democratica del Congo ha lasciato una scia di emozioni, ferite insopportabili e vittime inconsolabili abbandonate dai loro cari, da un lato, e dal governo congolese e dalle agenzie umanitarie,  dall’altro.

Questa crisi di sicurezza si sta ripercuotendo soprattutto sulle ragazze e sulle donne che fuggono dagli scontri tra i ribelli dell’M23 e le FARDC (Forces Armées de la République Démocratique du Congo) nell’estremo nord della provincia del Nord Kivu, in particolare nei territori di Rutshuru e Masisi, e dalla misteriosa nebulosa ADF/NALU nell’estremo Nord della provincia.

In tutte queste aree, le donne e le ragazze sono le più vulnerabili e le vittime di violenza, sfruttamento, abusi sessuali e altre forme di sfruttamento. In fuga dalla guerra, queste donne vengono private di tutto e nei luoghi di rifugio trascorrono la notte, a volte all’addiaccio, in condizioni subumane.

Dove sono le organizzazioni femminili, e i difensori dei diritti delle ragazze e delle donne nel Nord Kivu in particolare e nel Paese in generale? La situazione delle donne e delle ragazze vittime degli orrori della guerra nell’Est della Repubblica Democratica del Congo richiede un’attenzione particolare sia all’interno che all’esterno della provincia e del Paese. In tutte queste aree afflitte dall’insicurezza, le donne stanno diventando veri e propri bersagli per uomini armati che terrorizzano e umiliano la società attraverso questo tipo di pratiche.

Per sostenere e proteggere le donne in situazioni di guerra, è fondamentale sottolineare la necessità che gli stati o le autorità pongano fine alla guerra e sensibilizzino la società e svolgano attività nella comunità per far comprendere il ruolo della donna come garante dell’unità familiare in tutte le culture.

Laetitia Vusara, giornalista che vive nella regione Nord del Kivu.

Non c’è niente di più disgustoso al mondo delle lacrime di una donna, di questa sorella, moglie e madre che abbiamo davanti, che non smette mai di piangere per quello che sta passando ogni momento. In tempo di pace come in tempo di guerra, piange e le sue lacrime sono così frequenti che ci abituiamo e a volte ci stancano.

La modernità ci ha resi così ciechi e insensibili da dimenticare che le lacrime di una donna sono un barometro della nostra umanità. Guardate le lacrime di una donna, le lacrime che provocate, e scoprirete se siete virtuosi o cinici, uomini o mostri.

La sofferenza, il maltrattamento e la disparità non definiscono la donna. La donna è fonte di gioia e felicità, abbellisce il paesaggio umano, è l’unico canale di procreazione, in lei si nasconde un amore così grande e profondo, perché non ha mai amato a metà.

La donna di Beni, vedova tormentata e traumatizzata dalle continue violenze e atrocità dei «senza cuore»; che vive, con la paura nel ventre, in questa situazione miserabile che si può definire «genocidio»; che trascorre i suoi giorni e le sue notti all’addiaccio, riuscendo, nonostante tutte le sue difficoltà, a soddisfare i bisogni dei suoi figli orfani, merita, oggi, di essere fatta piangere di gioia e non di dolore.

Queste lacrime che esprimono la sofferenza del popolo di Beni in particolare, e il dolore di tutta la popolazione dell’est della Repubblica Democratica del Congo in generale, scorrono sotto lo sguardo impotente dei politici che si accontentano di riempirsi le tasche con milioni di euro, invece di concentrare i loro sforzi per porre fine, una volta per tutte, alle scorribande dei gruppi armati che non fanno altro che gettare il popolo congolese nella vergogna e nella vulnerabilità...

Furaha Apipawe, studentessa di economia presso l’Università UCG di Butembo...

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