Come definireste “natura”?

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Foto: Unsplash.com

Una conferenza di settore presso il giardino botanico Eden Project in Cornovaglia. È lì che l’imprenditrice e attivista ambientalista Frieda Gormley ha ascoltato per la prima volta la definizione di “natura” come riportata dall’Oxford English Dictionary. Suona più o meno così: “manifestazione del mondo fisico in senso collettivo, specialmente piante, animali e altre caratteristiche e prodotti della terra, in opposizione all’uomo e alle creazioni umane”. La definizione, come ha dichiarato lei stessa a The Guardian, le ha posto di fronte l’urgenza di una riflessione sul tema. Perché “se sentiamo di essere separati dalla natura, come possiamo davvero prendere in considerazione la natura nelle nostre azioni?”. Una domanda che ha molto a che vedere con la crisi che stiamo attraversando.

Da questa occasione è nata una campagna volta a persuadere i curatori dei dizionari a inserire una nuova e più estensiva definizione della parola “natura” e con essa cogliere l’occasione anche per rivedere il significato di “umano”. Già, perché ad oggi praticamente tutti i dizionari di lingua inglese definiscono la natura come un’entità separata e opposta all’uomo e alle sue creazioni, fornendo e confermando le basi culturali che perpetuano la travagliata relazione tra mondo umano e mondo naturale. In questa battaglia Gormley ha coinvolto l’avvocatessa Jessie Mond Wedd, del collettivo di professionisti “Lawyers for Nature” e con loro è iniziato un profondo percorso di rivalutazione del linguaggio che ha accompagnato, causandolo e subendolo, il nostro allontanamento dal regno naturale. 

A molti potrebbe sembrare una quisquilia. In fondo, “sono solo parole” no? Ma qui a Unimondo facciamo il possibile perché le parole siano quelle giuste, perché siamo convinti che attraverso le parole si creino mondi e visioni di mondi. Se i dizionari sono uno strumento purtroppo sempre più obsoleto nella loro forma cartacea, restano ancora fondamentale riferimento linguistico che deve riflettere le acquisizioni scientifiche più recenti e condivise. E che gli uomini siano parte della natura è un’affermazione che raccoglie un consenso schiacciante, non solo tra l’opinione pubblica, ma anche nel mondo della ricerca. Quindi se l’obiettivo è quello di convogliare quante più energie possibili a conservarne la biodiversità e le peculiarità, le parole con cui ci si deve impegnare a raggiungerlo devono corrispondere al sentire dei tempi correnti. E questo ci dice che gli uomini, proprio come gli animali, le piante e altri prodotti della terra, sono parte della natura. 

Ristabilire questa connessione in termini linguistici è un passo indispensabile a ristabilirla anche nella realtà (e viceversa), dopo che secoli di pensiero occidentale hanno fatto il possibile per separare uomo e natura, tra l’altro senza alcun fondamento scientifico. La definizione, osserva il prof. Tom Oliver, ecologo dell’Università di Reading, “è insensata, nel senso che riflette un certo tipo di insensatezza che caratterizza la società moderna, o piuttosto la sua delusione”. Il dito sembra essere puntato contro il principale imputato, il filosofo francese René Descartes che, in termini strettamente filosofici (!), ha “definito l’andazzo” della modernità, dando priorità a una mentalità “divina” versus un corpo (il nostro, ma anche quello delle altre creature) ridotto a materia inerme e di poco conto. Contemporaneamente, altri filosofi stavano centrando le loro teorie sul fatto che il progresso umano fosse connesso a un allontanamento dallo “stato di natura” che, tanto per dirne una, Thomas Hobbes chiama senza troppi giri di parole “solitario, povero, odioso, brutale e rude”.

È evidente come il nostro cervello abbia assorbito questi fattori culturali che hanno esacerbato il senso di isolamento e di monadismo, e questa si è una bella parola per definire l’umano attuale: in viaggio come un nomade, certo, ma alla deriva, solo in un mondo di tante altre solitudini, sole come lui.

Per fortuna la scienza – e ve lo sta dicendo una che si è laureata in Scienze filosofiche – è entrata in campo a gamba tesa e da Darwin in poi ha contraddetto l’idea dell’eccezionalità dell’uomo che, così per ricordarlo, condivide con i batteri circa un terzo del DNA cellulare, cellule che subiscono un ricambio frequente (parliamo di giorni/settimane, non di più). 

Così funziona anche il nostro cervello. Cambia e si riconfigura costantemente in risposta a stimoli, influenze, conversazioni. Corpo e mente sono scientificamente e profondamente interconnessi.

In tutto ciò esiste però un non irrilevante particolare che abbiamo tralasciato. E cioè che i dizionari non determinano il significato delle parole, ma lo raccolgono dalla vita vissuta. Quindi capita che spesso le parole non significhino quello che le persone si aspettano. I dizionari definiscono le parole in base a come le persone le usano

La campagna per la revisione del lemma era quindi destinata a un vicolo cieco? No, perché proprio dai meandri dell’Oxford Dictionary è emersa una definizione datata al 1873, che aggiungeva un elemento interessante alla definizione di “natura”: “in un senso più ampio, il complesso del mondo naturale, inclusi gli uomini e il cosmo”. Certo un quadro più realistico, da riportare in auge. Che però costituisce una vittoria solo parziale: un inizio, che ora coinvolge scrittori, pensatori e artisti nell’identificazione di una definizione più estesa che si spera possa nel tempo diventare predominante in quanto di uso corrente e frequente. 

E il più famoso riferimento linguistico italiano, cosa dice? Vi lascio con questa definizione che sta al primo punto del vocabolario online Treccani, ma con l’invito a leggere oltre. Perché non siamo mai troppo allenati a usare parole aperte che alimentino pensieri espansi.

Natura, s. f. [lat. natūra, der. di natus, part. pass. di nasci «nascere»]

Il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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