Cambiamento climatico, guerre e migranti: ecco il collegamento

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Lo studio “Climate, conflict and forced migration”, pubblicato su Global Environmental Change  da un team di ricercatori dell’ International institute for applied systems analysis (Iiasa) stabilisce per  la prima volta un nesso causale tra clima, conflitti  e migranti, qualcosa che era stato finora prospettato nel dibattito politico e mediatico, ma per la quale c’erano scarse prove scientifiche.

All’Iiasa ricordano che «Negli ultimi decenni ci sono stati numerosi esempi in cui le condizioni climatiche sono state accusate di creare disordini politici, guerre civili e, successivamente, ondate migratorie. Uno dei principali esempi è il conflitto in corso in Siria, iniziato nel 2011. Anche molti Paesi costieri europei del Mediterraneo vengono inondati da profughi in fuga dai conflitti in Africa, che arrivano via mare».

Il team dell’Iiasa, costituito da Guy Abel (Asian Demographic Research Institute della  Shanghai University), Jesus Crespo Cuaresma (Vienna University of Economics and Business), Raya Muttarak University of East Anglia) e Michael Brottrager (Johannes Kepler University Linz) hanno cercato di scoprire se ci sia  un nesso causale tra cambiamento climatico e migrazione e quale sia la sua natura e hanno scoperto che «In circostanze specifiche, le condizioni climatiche portano a un aumento della migrazione, causando conflitti, ma indirettamente».

Muttarak  evidenzia che «Questa ricerca tocca un argomento ampiamente trattato dai media: contribuiamo al dibattito sulla migrazione indotta dal clima fornendo nuove prove scientifiche».

I richiedenti asilo sono quelli con la maggiore probabilità di essere stati colpiti da guerre rispetto ai “normali” migranti, ed è per questo che, per studiare i modelli migrazione-conflitto- cambiamento climatico, i ricercatori hanno deciso di utilizzare i dati delle domande di asilo provenienti da 157 Paesi nel periodo che va dal 2006 al 2015 forniti dall’ United Nations High Commissions for Human Rights (Unhcr). Per determinare le condizioni climatiche nei Paesi di origine dei richiedenti asilo, il team ha utilizzato lo Standardised Precipitation-Evapotranspiration Index (Spei),  che misura la siccità, rispetto alle condizioni normali, identificando l’insorgenza e la fine della siccità e la loro intensità, basandosi  su precipitazioni, evaporazione, traspirazione e condizioni climatiche come la temperatura. Per valutare  i conflitti il team Iiasa ha utilizzato i dati sui morti in battaglia dell’Uppsala Conflict Data Program (Ucdp).

Questi set di dati sono stati inseriti nella struttura di modellazione utilizzata dai  ricercatori, insieme a vari dataset socioeconomici e geografici che comprendevano la distanza tra il Paese di origine e di destinazione, le dimensioni della popolazione, reti di migranti, stato politico dei Paesi e l’appartenenza a gruppi etnici e religiosi. E’ così che hanno scoperto che «Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo significativo nella migrazione, con le siccità più gravi legate ai conflitti esacerbanti».

Dal 2010 al 2012, l’effetto del clima sui conflitti è stato particolarmente rilevante nei Paesi Mediorientali, con la cosiddetta Primavera araba che ha portato a rivoluzioni e rivolte in Paesi come la Tunisia, la Libia lo Yemen e la Siria, dove il conflitto ha portato a guerre civili ancora in corso. All’Iiasa evidenziano che «In particolare, in Siria, la lunga siccità e la carenza d’acqua causate dai cambiamenti climatici hanno causato ripetuti fallimenti dei raccolti, con il trasferimento delle famiglie rurali verso le aree urbane. Questo ha a sua volta portato al sovraffollamento, alla disoccupazione e ai disordini politici, e quindi alla guerra civile. Modelli simili sono stati trovati anche nell’Africa sub-sahariana nello stesso periodo di tempo»

Cuaresma evidenzia che «I cambiamenti climatici non causeranno ovunque conflitti e afflussi di  richiedenti asilo, ma in un contesto di scarsa governance e con un livello medio di democrazia, condizioni climatiche gravi possono creare conflitti per le scarse risorse». I ricercatori  concludono: «Le preoccupazioni relative ai conflitti indotti dai cambiamenti climatici che portano alla migrazione dovrebbero essere prese in considerazione nel contesto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’OnuAttualmente il legame tra cambiamento climatico e migrazione non è esplicito e non vengono trattati come interrelati. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio i flussi migratori».

Da Greenreport.it

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