Cambia il clima e la salute se ne va

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Foto: Unsplash.com

Con tonnellate di notizie che si susseguono rapidissime e ci affogano di informazioni, per lo più negative, quello che è successo lo scorso giugno in Arabia Saudita durante l’Hajj, il pellegrinaggio verso la Mecca, è ormai un ricordo lontano, un puntino insignificante nell’universo delle stragi che ci calano addosso per un momento di commozione estemporaneo e che subito dev’essere tappato per lasciare spazio a una nuova tappa nel viaggio del vivere. Eppure giugno era poco tempo fa, e la morte di quasi un migliaio di persone a causa delle temperature record registrate, resta ancora, purtroppo, tremendamente attuale. E anche molto vicina a noi. Non solo perché in fin dei conti la nostra Terra è piccola e niente è troppo lontano per non riguardarci, ma anche perché il cambiamento climatico sta colpendo davvero tutti, Europa compresa.

Lo conferma un crescente numero di studi che rivela come parecchie cause di mortalità a livello continentale siano imputabili all’innalzamento delle temperature: già, il riscaldamento globale costa anche vite umane, non solo biodiversità. E scava un solco più profondo nelle disuguaglianze in termini di salute e benessere. Il report, pubblicato sulla rivista scientifica «Lancet Public Health», è la seconda pubblicazione (dopo quella del 2022) appartenente a uno studio dal titolo di certo non rassicurante: “The Lancet Countdown: Health and Climate Change in Europe”. Nella ricerca sono stati rivisti centinaia di studi che riguardano gli effetti sulla salute del cambiamento climatico in Europa, così come le azioni che sono state intraprese in risposta: il team della ricercatrice Rachel Lowe e colleghi ha considerato 42 indicatori, inclusi quelli relativi alle morti causate dal calore eccessivo e alla diffusione di malattie infettive, che aiutano a mettere in luce l’allarmante aumento di mortalità e morbilità legati all’aumento delle temperature e la proliferazione di malattie legate al clima. Un risultato che conferma la necessità che gli studi futuri includano un approccio olistico per quanto riguarda il nesso clima-malattie. “Non possiamo trattare tutti questi impatti sulla salute come episodi isolati, ma dobbiamo considerarli nel loro insieme per capire in che modo influiscano sul benessere della popolazione” afferma Ruth Doherty, ricercatrice su cambiamento climatico e salute presso l’Università di Edimburgo.

In particolare si sono dimostrati particolarmente rilevanti alcuni aspetti. Da un lato il calore mortale: nel ventennio 2003-2022 la mortalità legata al caldo è aumentata con una media di 17 morti ogni 100.000 persone, maggiore nelle donne che negli uomini. Le disparità di genere potrebbero essere spiegate con le differenze in termini di perdita di calore corporeo e livelli massimi di sudorazione: le donne sono più a rischio dopo l’ovulazione, quando la temperatura del corpo aumenta. Ma un altro fattore potrebbe influire, ovvero il fatto che generalmente le donne raggiungono un’età maggiore degli uomini e le persone anziane sono più vulnerabili, più a rischio di solitudine e quindi soggette a un pericolo maggiore.

Dall’altro lato ci sono i parassiti, la cui vita e moltiplicazione è favorita dalle alte temperature: basti pensare alla diffusione delle zecche (Ixodes ricinus) e quindi al maggiore rischio di contrarre la malattia di Lyme o l’encefalite (le cui conseguenze spaziano da sintomi influenzali a gravi complicanze cardiache e neurologiche), ma anche di un patogeno che si sta diffondendo, la Leishmania infantum, trasmessa alle persone quando la femmina del flebotomo (Phlebotomus sp.) punge l’essere umano per nutrirsi di sangue, causando di solito ulcere su tutto il corpo fortemente debilitanti e in casi estremi febbri e ingrossamenti anche mortali di fegato e milza. L’innalzamento delle temperature crea condizioni favorevoli alla loro diffusione, tanto che il loro areale di presenza è notevolmente aumentato dal 2000 al 2010, permettendo maggiori occasioni riproduttive e a volte anche accelerando il ciclo vitale del parassita che ospitano.

Sono sempre maggiori le intersezioni tra le ricerche sul cambiamento climatico e la salute degli Europei (su un lavoro che ha esaminato studi da 1991 al 2022) e nel 2% degli studi più recenti si riscontrano questioni che riguardano l’eguaglianza, l’equità e la giustizia, evidenziando una lacuna sostanziale nella ricerca, perché per rispondere in maniera adeguata agli impatti sulla salute dovuti al cambiamento climatico è importante capire anche quali popolazioni ne siano sproporzionatamente affette e dunque più a rischio. Ecco perché occorre una presa di posizione drastica dei Paesi europei, che però a quanto pare hanno per il momento troppo a cui pensare (e poca voglia di agire).

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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