Bangkok: anche Amref al Forum globale sul personale sanitario

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Prende il via oggi e si concluderà sabato Bangkok in Thailandia il secondo "Global Forum on Human Resources for Health" (Forum Globale sul personale sanitario), nel corso del quale saranno valutati i progressi compiuti nella realizzazione degli impegni fissati nel primo Forum del 2008 a Kampala, in Uganda, con la Dichiarazione e l’Agenda d’Azione Globale. L’obiettivo è di accelerare le iniziative internazionali volte a garantire il diritto universale alla salute e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio relativi alla salute materno-infantile e alla lotta contro le pandemie.

L’unica ong presente per l’Italia al Forum di Bangkok, promosso dalla Global Health Workforce Alliance dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), sarà AMREF che domani presenterà il rapporto "Personale sanitario per tutti e tutti per il personale sanitario" (in .pdf). La ricerca, già presentata un mese fa alla Farnesina, traccia una mappatura dell’impegno dei principali soggetti italiani di cooperazione internazionale – Ministeri degli Esteri e delle Finanze, Istituto Superiore di Sanità, Regioni, Ordini professionali, Fondazioni private e Ong a vocazione sanitaria impegnate sul terreno – per il rafforzamento del personale sanitario nei Paesi a risorse limitate.

«La scelta di presentare il nostro rapporto anche al Forum di Bangkok – spiega Giulia De Ponte, responsabile advocacy di AMREF Italia – nasce dalla volontà di discutere con i nostri partner internazionali il contributo del "sistema Italia" di cooperazione internazionale alla soluzione dei problemi legati alla carenza di personale sanitario qualificato. Con la presentazione del 25 gennaio, però, vogliamo anche condividere con i nostri interlocutori la metodologia di lavoro alla base di questa ricerca, come modello replicabile in altri Paesi per valutare e migliorare l’efficacia degli aiuti e promuovere sinergie positive tra i diversi attori coinvolti nelle iniziative per il rafforzamento dei sistemi sanitari dei Paesi poveri».

Nel rapporto di AMREF il monitoraggio delle iniziative promosse dai vari soggetti della cooperazione italiana è accompagnato da una serie di raccomandazioni che prendono come punto di riferimento proprio la Dichiarazione e l’Agenda d’Azione di Kampala, a partire dalla necessità di sostenere politicamente e finanziariamente il nuovo obiettivo globale che prevede, entro il 2015, la formazione, assunzione e gestione di almeno 3,5 milioni di nuovi operatori sanitari nei Paesi che fronteggiano una crisi del personale sanitario. Le risorse umane, infatti, rappresentano il cardine di ogni sistema sanitario e la mancanza di personale qualificato è riconosciuta dalla comunità internazionale come uno dei principali ostacoli al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio relativi alla salute.

L’Oms nel 2006 ha stimato che nel mondo mancano all’appello circa 4,3 milioni di medici, infermieri e operatori sanitari. La situazione è particolarmente critica nell’Africa subsahariana, che sostiene il peso del 24% delle malattie globali, ma può contare soltanto sul 3% del personale sanitario mondiale, pagato con meno dell’1% del budget globale per la salute.

Tra i fattori che sono all’origine della crisi del personale sanitario in Africa – si legge a questo proposito nel rapporto – figurano gli alti tassi di migrazione di personale medico e infermieristico qualificato verso il Nord del mondo. Cinque Paesi africani – Mozambico, Angola, Sierra Leone, Tanzania e Liberia – hanno tassi di emigrazione dei medici superiori al 50% , vale a dire che più della metà dei camici bianchi che formano lasciano il Paese per lavorare all’estero. Questa migrazione alla legittima ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro è alimentata, nei rispettivi Paesi d’origine, da salari molto bassi, dalla mancanza cronica di medicinali e attrezzature mediche e dall’assenza di possibilità di carriera. Per frenare questa "fuga dei cervelli", che comporta un costo altissimo per il continente africano, è perciò fondamentale rinunciare al reclutamento attivo di personale sanitario dai Paesi che soffrono una mancanza di medici più marcata, in assenza di specifici accordi bilaterali che sostengano, attraverso intese di tipo tecnico e finanziario, lo sforzo di formazione che tali Paesi sostengono.

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