Anche in un’era di “realisti” e “vigilantes” c’e’ ancora spazio per l’ottimismo

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L’anniversario più importante di quest’anno è stato il 40° dall’11 settembre del 1973 – il rovesciamento del governo democratico in Cile da parte del generale Augusto Pinochet e di Henry Kissinger, l’allora Segretario di Stato. L’Archivio di Sicurezza Nazionale di Washington ha pubblicato dei nuovi documenti che rivelano il ruolo decisivo di Kissinger in quella vicenda tragica che costò la vita a migliaia e migliaia di persone.

In alcune registrazioni rese pubbliche, si può ascoltare Kissinger che pianifica, insieme al presidente Nixon, il rovesciamento del presidente Salvador Allende. Sembrano due capi mafiosi. Kissinger mette in guardia sul pericolo dell’ “effetto imitazione” della democrazia riformista di Allende. Dice poi al direttore della CIA, Richard Helms: “Non permetteremo al Cile di andare giù per lo scarico” e Helms risponde “Sono d’accordo con te”. Con il massacro già in corso, Kissinger ignorò l’avvertimento dai suoi più alti collaboratori sull’escalation della repressione. In segreto, poi, disse a Pinochet: “Con il rovesciamento di Allende, lei ha reso un grande servizio all’Occidente”.

Ho conosciuto personalmente diverse vittime di Pinochet e di Kissinger. Sara De Witt, una studentessa di allora, mi mostrò il luogo dove era stata picchiata, aggredita ed ‘elettrificata’. In un freddo giorno d’inverno nella periferia di Santiago, abbiamo camminato all’interno di un ex-centro di tortura conosciuto come Villa Grimaldi, dove centinaia di persone come lei soffrirono terribilmente, morirono o “scomparvero”. E’ essenziale comprendere la natura criminale delle azioni di Kissinger se si vuole avere un’idea precisa di quello che l’America definisce “politica estera”. Kissinger è tuttora una voce molto ascoltata a Washington, lo stesso Barack Obama lo consulta regolarmente. Quando Israele, l’Arabia Saudita, l’Egitto e il Bahrain commettono dei crimini con la complicità e le armi degli USA, la loro impunità e l’ipocrisia di Barack Obama sono pura essenza “Kissinger”. La Siria non può avere armi chimiche, ma Israele sì e le può anche usare. L’Iran non può avere un programma nucleare, ma Israele può avere più armi nucleari del Regno Unito. E’ “realismo” o “realpolitik”, come lo definiscono gli studiosi anglo-americani e quei think-tank che si vantano di essere superesperti in misure “anti-terrorismo” e “sicurezza nazionale”, termini orwelliani che intendono esattamente il contrario.

Nelle scorse settimane, New Statesman ha pubblicato articoli di John Bew, un accademico di studi bellici del dipartimento del King’s College di Londra, reso famoso da Lawrence Freedman, specialista in “guerra fredda”. Bew disapprova il voto parlamentare che ha impedito a Cameron di unirsi a Obama nell’illegale attacco alla Siria e l’ostilità di gran parte dei cittadini britannici verso i bombardamenti in altri paesi. Una nota in calce ai suoi articoli dice “Assumerò la Cattedra di Politica Estera e Relazioni Internazionali di Henry A Kissinger a Washington, DC”. Se questo non è uno scherzo, allora è una profanazione di persone come Sara De Witt e le altre innumerevoli vittime di Kissinger, e di tutte quelle persone che sono morte nell’olocausto – firmato Nixon/Kissinger – del bombardamento illegale in Cambogia.

Questa dottrina del “realismo” fu inventata dagli USA dopo la seconda guerra mondiale e sponsorizzata dalle fondazioni Ford, Carnegie e Rockfeller, dall’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS, precursore della CIA) e dal Consiglio dei Rapporti con l’Estero. Nelle maggiori università, s’insegnava agli studenti a guardare alla gente in termini di utilità/utilizzazione. In altre parole: la minaccia per “noi”. Questo narcisismo serviva a giustificare la guerra fredda, i suoi miti moralizzatori e i suoi rischi catastrofici, e quando questa finì, ha iniziato a giustificare la “guerra al terrorismo”.

Questo consenso “transatlantico” ha spesso trovato una perfetta cassa di risonanza nel Regno Unito, a causa dell’inguaribile nostalgia di una certa élite inglese per il caro vecchio Impero. Tony Blair ha usato questo consenso per commettere e giustificare i suoi crimini di guerra, fino a quando le sue bugie non sono state scoperte. E’ sua la colpa della morte in Iraq di più di mille persone al mese. Eppure, le sue opinioni sono ancora largamente condivise e il suo primo collaboratore, Alastair Campbell, è un divertente oratore di fine cene e ambìto soggetto di ossequiose interviste. Sembra quasi che tutto quel sangue versato non ci sia mai stato…

E il progetto attuale è la Siria. Spinto dalla Russia e dall’opinione pubblica, ora Obama ha deciso di percorrere il “sentiero della diplomazia”. Ma davvero? Nello stesso momento in cui giungevano ai negoziati di Ginevra i rappresentanti russi e americani, gli americani stavano incrementando le loro forniture militari ai miliziani affiliati ad al-Qaeda, attraverso invii clandestini via Turchia, paesi dell’Europa Orientale e il Golfo. Il Padrino non ha alcuna intenzione di abbandonare i suoi protetti. Al-Qaeda è nata dall’operazione CIA Ciclone, che armò i mujaheddin nell’Afganistan occupato dai sovietici. Da allora, gli jihadisti sono stati utilizzati per dividere le comunità arabe e scongiurare la minaccia del nazionalismo pan-arabo, “nell’interesse” dell’occidente e dell’illegale colonialismo espansionistico di Israele. E’ questo il “realismo” in puro stile Kissinger.

Nel 2006 ho intervistato Duane “Dewey” Clarridge, che gestiva la CIA in America Latina negli anni 1980. Ecco, lui era un vero “realista”. Come Kissinger e Nixon nelle registrazioni ascoltate, diceva quello che pensava. Definiva Salvador Allende “quel come-diavolo-si-chiama là in Cile” e diceva “se ne doveva andare perché era nei nostri interessi nazionali”. Quando gli chiesi che cosa gli dava il diritto di rovesciare dei governi, lui disse: “Che vi piaccia o no, faremo quello che ci serve. Quindi, mondo, comincia a farci l’abitudine”.
Il mondo non si vuole più abituare a questo. In un continente saccheggiato da quelli che Nixon chiamava “i nostri bastardi”, i governi dell’America Latina hanno sfidato tipi come Clarridge e portato invece avanti molto del sogno di democrazia sociale di Allende – quello che Kissinger temeva. Oggi, la maggior parte dell’America Latina è indipendente dalla politica estera americana e liberata dai suoi “vigilantes”. La povertà è stata ridotta quasi del 50%; i bambini riescono a vivere oltre i cinque anni di vita; i vecchi imparano a leggere e scrivere. Questi formidabili progressi non sono giustamente pubblicizzati in occidente, per pura malafede, e i “realisti” li ignorano. Non per questo deve diminuire la loro importanza e il loro valore come fonte di ottimismo per tutti noi.

John Pilger da Serenoregis.org

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