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Amnesty: rapporto su un anno di brutale repressione in Iran
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Le elezioni presidenziali del giugno 2009 hanno provocato diffuse proteste in tutto l'Iran. "La violenta repressione che ne è seguita non ha avuto precedenti nella storia della Repubblica islamica" - afferma Amnesty International in rapporto diffuso nei giorni scorsi che contesta le cifre diffuse dal regime riguardo ai morti, oltre 40 persone, che secondo Amnesty sarebbero almeno il doppio.
Secdondo l'associazione per i diritti umani sarebbero almeno 5000 le persone arrestate, molte delle quali "sottoposte a tortura e numerose decine incriminate con vaghe accuse e condannate a seguito di "processi spettacolo". Oltre 100 sarebbero gli imputati condannati al carcere, alle frustate o all'impiccagione".
Le condanne a morte inflitte sono state 15 segnala l'associazione. Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour sono stati messi a morte il 28 gennaio, dopo essere stati condannati a termine di un processo iniquo per "comportamento ostile a Dio" e in quanto membri del Anjoman-e Padeshahi-e Iran, un gruppo illegale che chiede il ritorno della monarchia in Iran. Il 22 ottobre circa 70 persone sono state arrestate mentre prendevano parte a un incontro di preghiera a sostegno degli attivisti in carcere.
Nella seconda metà di novembre e nella prima settimana di dicembre, oltre 90 studenti sono stati arrestati e ad altri è stato impedito di proseguire gli studi per evitare la ripresa delle manifestazioni. "La morsa repressiva si è acuita a dicembre con l'arresto di diverse persone in occasione della Giornata nazionale dello studente (7 dicembre)" - afferma Amnesty. Il 20 dicembre sono state arrestate almeno cinque persone, compresi difensori per i diritti umani, che si stavano recando al funerale dell'Ayatollah Hosseinali Montazeri, il religioso che aveva criticato la violenta risposta del governo alle manifestazioni post elettorali.
Le commemorazioni religiose dell'Ashura del 27 dicembre 2009 si sono trasformate in un bagno di sangue con la morte di 15 persone. Durante e dopo le manifestazioni di massa per le celebrazioni della festa religiosa, oltre 1000 persone sarebbero state arrestate. A gennaio, le autorità hanno tentato di isolare i cittadini iraniani dal resto del mondo, bandendo 60 istituzioni straniere, compresi mezzi di informazione e organizzazioni per i diritti umani. Sono proseguiti gli arresti e sono state eseguite le prime due condanne a morte.
Le proteste di massa dell'11 febbraio, 31° anniversario della Rivoluzione islamica in Iran, sono state aspramente represse. A diverse persone, compreso Hossein Mousavi, era stato impedito di radunarsi e le forze di sicurezza hanno usato la forza contro i dimostranti e lanciato gas lacrimogeni.
All'inizio di marzo 2010, c'è stata una grande ondata di arresti di difensori dei diritti umani. Nei primi giorni di aprile, 45 afgani sono stati messi a morte. Il 9 maggio, dopo essere stati giudicati colpevoli di moharebeh (comportamento ostile a Dio), sono stati impiccati quattro attivisti politici curdi e un altro iraniano.
Amnesty rinnva l'invito ad aderire all'appello alle autorità iraniane a rilasciare immediatamente tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver manifestato pacificamente e a rispettare i diritti alla libertà di espressione e di associazione e sono, pertanto, prigionieri di coscienza. [GB]