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Una grammatica sociale
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Grafica a cura di Ayla Parisi
ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani.
Questo mese parliamo del progetto Strade Maestre, un esperimento formativo in cui il percorso scolastico si intreccia con la vita reale, da percorrere assieme a insegnanti e compagni. Nel 2024 è iniziato il primo anno scolastico in cammino, con la partecipazione di 8 ragazzi e ragazze che hanno sperimentato un’attività formativa differente dal solito, più esperienziale e vissuta.
Per il progetto Strade Maestre nel podcast parla Marco Saverio Loperfido, guida-insegnante e co-ideatore del progetto.
Maggiori informazioni sulla pagina
https://www.strademaestre.org/
BUON ASCOLTO! https://open.spotify.com/episode/06SBmHpvU0e7Y1polY7RZq
Ho avuto la fortuna di frequentare una scuola che prevedeva diversi momenti di lezione all’aria aperta, esperienze che ancora ricordo bene a differenza, magari, di molte altre lezioni passate in classe.
Questa metodologia didattica, definita outdoor education, ha trovato vari modi di espandersi ed evolversi, ma solitamente sempre in tempi ed orari delimitati.
Un esempio invece di attività totalizzanti, che calano chi la vive fortemente nel momento e che sono immersive dall’inizio alla fine sono i cammini, che in questo podcast abbiamo nominato più volte, a ulteriore dimostrazione della loro importanza nella sfera della crescita personale.
Da osservazioni simili si è sviluppato il progetto Strade Maestre, in cui un gruppo di guide/insegnanti accompagna un gruppo di camminatori/alunni per un intero anno scolastico.
Ho contattato quindi Marco Saverio Loperfido, guida/insegnante e co-ideatore del progetto, per farmi raccontare quando e come è nata questa idea.
“Il progetto Strade Maestre nasce in realtà nel tempo, quando ho deciso con il progetto di Ammappa l’Italia di incominciare a mappare tutta l’Italia, non soltanto io, ma con un progetto collaborativo. In quel frangente ho percorso a piedi, in una sorta di viaggio iniziatico, tutta la provincia di Viterbo e al ritorno da quel viaggio ho capito come il cammino non fosse soltanto attività fisica, ma attività trasformativa e formativa delle persone. Questo ovviamente è risaputo, si sa, ma io dovevo sperimentarlo sulla mia pelle.
Un secondo passaggio è stato quello di scrivere una lettera a un giovane italiano, in cui esortavo appunto un giovane ragazzo che avesse finito gli studi a mettersi in cammino, invece che iscriversi subito all’università. Era una maniera provocatoria per dire che molte cose non sono sui testi, sui libri, ma anche nella vita concreta, nel viaggio, nel cammino, nell’incontrare le persone e il mondo, molte cose della conoscenza del mondo, di sé e degli altri.
E poi successivamente ci siamo interrogati su come intrecciare al meglio cammino e scuola.
L’idea quindi è quella di creare un percorso che non sia soltanto percorso didattico così su carta, ma un percorso vero e proprio che attraversi tutta l’Italia e che intrecci la didattica che i ragazzi comunque devono fare con i luoghi attraversati, non soltanto con i luoghi, ma anche con le cose che accadono, con gli incontri che si vengono a realizzare e anche con le cose che accadono all’interno del gruppo.”
Queste prime idee si concretizzano quindi nel progetto Strade Maestre e nel settembre del 2024, 8 ragazzi e ragazze di età e provenienza diversa hanno potuto sperimentare il primo anno scolastico in cammino.
Un percorso che gli ha portati ad attraversare tutta l’Italia, intrecciando la didattica all’esperienza sul territorio, alternando giornate di cammino, legate al necessario spostamento, a giorni di sosta in cui approfondire vari argomenti, ma senza mai una suddivisione netta tra il camminare e l’imparare.
Il tutto rimanendo scuola a tutti gli effetti: l’Italia prevede infatti la possibilità dell’istruzione parentale, che comprende anche la possibilità di destinare a insegnanti privati il ruolo formativo che la scuola andrebbe a sostenere.
“Concretamente la scuola in cammino funziona con un’alternanza di periodi di residenzialità e di periodi di cammino e questo non è possibile farlo se non mantenendo una certa apertura verso gli imprevisti e strutturando il percorso come un canovaccio base, diciamo. Non nei minimi dettagli.
È un continuo rimodellare l’organizzazione a canovaccio semi strutturata con quello che realmente accade, perché altrimenti diventa troppo rigido e finto il viaggio, ma se non lo si progetta diventa troppo anarchico e naïf.
Per me è particolarmente idoneo, come progetto, per l’ultimo anno, cosa che noi non credevamo prima di sperimentarlo e invece abbiamo avuto due ragazze che hanno fatto l’esame di maturità e sono andate molto bene. L’esame di maturità è forse uno degli ultimi riti di passaggio rimasti, nella nostra società, in cui il ragazzo passa ad una nuova fase della vita che è quella universitaria.
Strade Maestre stesso è un grande rito di iniziazione verso la vita concreta, l’incontro, l’abituarsi a essere responsabili di sé stessi, viaggiare, incontrare persone e studiare in maniera universitaria anche, perché noi traghettiamo i ragazzi verso un tipo di studio più responsabilizzante in cui ognuno deve fare del proprio che è tipico dell’università.
Gli insegnanti sono tutte guide, sono delle figure molto importanti che io mi sono ritrovato a coprire e che appunto non sono soltanto figure istituzionali. Sfociano lentamente nella figura dell’amico, del confidente, del punto di riferimento, e a volte dello psicologo, altre volte del surrogato del genitore; ed è un rapporto, quello che si viene a creare, stupendo proprio per questo motivo qui con i ragazzi, perché i ragazzi riescono a vedere in te tante cose e tu ad ottenere da loro una visione sulla giovinezza che magari e sull’adolescenza che avevi dimenticato. Ci si specchia molto, loro negli adulti che potrebbero diventare, quindi noi diventiamo anche un modello di umanità per loro, e noi ritroviamo magari quella scintilla che avevamo perso guardandoci negli occhi di questi ragazzi, ritrovando il noi che eravamo nei loro modi di fare e nei loro occhi.”
Camminare attraverso luoghi che hanno a che fare con le materie studiate, o vivere momenti attraverso i quali si possono imparare determinate lezioni, è un modo efficace di incanalare l’energia da dedicare allo studio, connettendo il corpo alla mente.
Al di là dell'importante componente didattica, il trovarsi a condividere sia con i propri compagni che con i propri insegnanti l’intera giornata, dà il via a tutta un’altra serie di spunti e riflessioni altrettanto importanti, legati alla socialità e alla condivisione.
Un grande impegno da parte delle guide-insegnanti diventa quindi lavorare affinchè ci siano le condizioni perché si formi una comunità, attraverso un percorso sociale prima che formativo.
“Innanzitutto si vuole dare una centralità al corpo. Il corpo che altrimenti viene mortificato, specialmente di ragazzi adolescenti che sono un’esplosione di vitalità e di energia, che altrimenti viene mortificato dentro le quattro mura di un’aula. Ma corpo non significa soltanto il corpo del singolo, stiamo parlando anche del corpo come gruppo di individui che stanno insieme, potremmo parlare di corpo docente [ride] ma ovviamente c’è anche un corpo collettivo e si cerca di intrecciare il più possibile, con Strade Maestre, la didattica con i luoghi, come abbiamo detto, noi la chiamiamo una didattica georeferenziata e fondamentalmente si dà anche in questo viaggio una grammatica dello stare insieme, una grammatica sociale.
I ragazzi per la prima volta si trovano a dover condividere tutto con i loro compagni di viaggio. Gli spazi angusti, la fatica, le difficoltà della convivenza, quindi i ritardi, il dover modificare se stessi in base alle esigenze di persone che non conoscevi prima.
“Creare la comunità in cammino è uno degli aspetti più complessi di tutto il progetto Strade Maestre, ma su cui il progetto punta di più.... Noi lo realizziamo come cooperativa, siamo una cooperativa, si chiama Camminamenti ed è fatta non soltanto dalle persone che sono in cammino, ma anche da uno staff a terra, di psicologi, educatori che seguono passo passo l’andamento del progetto del cammino e aiutano all’occorrenza. E poi però c’è il cammino stesso e la vita di gruppo che fungono da collante. È lo stesso camminare insieme, dormire sempre negli stessi posti assieme, condividere le cene, condividere i luoghi dove si dorme, cucinare insieme, avere un bagaglio di ricordi condiviso.
Certo, c’è bisogno della presenza degli educatori, degli adulti che osservano e che stanno vicino però ai ragazzi. È stato difficile, anche lì rinunciare, al controllo: noi adulti siamo predisposti al controllo, ma un gruppo di otto ragazzi adolescenti in viaggio non lo si può controllare, ti devi fidare. Sin da subito, ma dai primissimi giorni, è stato necessario instaurare un rapporto in cui o c’era la fiducia o non si andava avanti. Ci si mette in cerchio e si ragiona tutti insieme, ognuno prende una parola, c’è un moderatore, si dice cosa c’è che va, ciò che non va, si ragiona, si litiga anche, c’è insofferenza verso i cerchi, cioè è un processo lento e difficile quello di parlare tra tra di noi, poi ci sono cose che non vengono dette, cose che non si vuole dire in pubblico, cose che devono essere risolte soltanto a tu per tu.
È stato un processo molto lungo, ma Strade Maestre si è dato un tempo lungo: 8 mesi per stare insieme e questo ha funzionato.”
Dalla conclusione della prima esperienza, Marco e i suoi collaboratori hanno potuto portare a casa un bagaglio di conoscenze e buone pratiche, che non vedono l’ora di condividere con un nuovo gruppo, 14 ragazze e ragazzi che a breve partiranno per un nuovo anno scolastico itinerante.
Il progetto Strade Maestre propone un percorso formativo con al centro la persona ed il suo viaggio, mettendola di fronte, oltre che alle dovute ore di insegnamento, a un esempio di vita vissuta, facendo così diventare un percorso formativo un percorso di vita.
Michele Simeone
Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.






