Iran: proteste con decine di morti, Khamenei legittima la brutalità della polizia

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Sarebbe di alcune decine, ma si teme che le vittime siano 150, il bilancio a Teheran dei violenti scontri di piazza con lanci di lacrimogeni, idranti, colpi di armi da fuoco da parte delle Forze dell'ordine. Si moltiplicano intanto gli oppositori - oltre che i giornalisti- arrestati: tra loro,anche la figlia dell'ex presidente Rafsanjani. Ieri sera l'ex candidato moderato. Mir Hossein Mussavi, ha ricordato le vittime tornando a denunciare "brogli" nelle presidenziali del 12 giugno e invitando i suoi sostenitori a continuare la protesta ma "dando prova di autocontrollo".

Siamo profondamente turbati dalle dichiarazioni rilasciate dall'Ayatollah Khamenei che sembrano dare semaforo verde alle forze di sicurezza per trattare con la violenza coloro che, esercitando il loro diritto di manifestazione ed espressione, stanno contestando" - riporta una nota di Ammesty Internazional. "Temiamo che, se un gran numero di persone scenderà in strada nei prossimi due giorni, andrà incontro ad arresti arbitrari e a un uso eccessivo della forza, come già accaduto nei giorni scorsi, in particolare perché il permesso di tenere una manifestazione a Teheran, per sabato 20 giugno, è stato negato"- continua Hassiba Hadj Sahraoui di Amnesty International.

In un discorso televisivo alla nazione di venerdì scorso, giorno di preghiera a Teheran, l'Ayatollah Khamenei ha chiesto la fine delle proteste contro i risultati elettorali. Invece di ammonire le forze di sicurezza, inclusa la milizia volontaria Basij, di agire con equilibrio e in conformità alla legge, ha detto che se le persone continueranno a scendere in strada, saranno responsabili delle conseguenze. "Riporre la responsabilità della sicurezza sui manifestanti pacifici e non sulle forze di sicurezza è per un capo di stato una grave inadempienza del proprio dovere e una licenza per abusi" - ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.

"Il diritto di riunirsi pacificamente è sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Iran è stato parte" - sottolinea amnesty. "Le forze di polizia devono ricorrere alla forza solo quando è strettamente necessario e fino al punto richiesto ai fini dell'esercizio delle loro competenze. Inoltre, non devono usare armi da fuoco se non quando è strettamente inevitabile e per proteggere la vita. Il personale di polizia deve agire con equilibrio, contenere i danni a cose e a persone, rispettare e preservare la vita umana".

Intanto sui social network in internet si diffondono le foto e i video della repressione delle manifestazioni che vengono rilanciati dai mass-media internazionali. Neda, la ragazza uccisa a Teheran è diventata il simbolo della rivolta. Su Youtube è stato anche diffuso il video drammatico della ragazza morente in un lago di sangue: le immagini sono particolarmente impressionanti e cruente. Tra i messaggi postati nei blog si legge: "Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi"; "Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano"; "Neda riposa in pace, il mondo piange nel vedere il tuo ultimo respiro, ti ricordiamo, non sei morta invano"; "Pietà per questa ragazza innocente, sarà un simbolo per noi". [GB]

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