www.unimondo.org/Notizie/Amnesty-del-tutto-inadeguata-la-risposta-di-Israele-alle-indagini-Onu-su-Gaza-111754
Amnesty: del tutto inadeguata la risposta di Israele alle indagini Onu su Gaza
Notizie
Stampa
Amnesty International con un comunicato ha definito "del tutto inadeguata" la risposta di Israele alle indagini condotte dall'Onu sulle presunte violazioni del diritto internazionale commesse dal suo esercito a Gaza un anno fa. Secondo l'organizzazione, le indagini svolte da Israele, contenute in un documento di 46 pagine reso noto il 29 gennaio, "non sono state in linea con gli standard internazionali di indipendenza, imparzialità, trasparenza, rapidità ed efficacia. I punti cruciali relativi al modo in cui sono stati condotti gli attacchi che hanno ucciso centinaia di civili e lasciato senza un tetto migliaia di altri, non sono stati affrontati in modo credibile".
Inoltre - prosegue la nota di Amnesty - "le limitate informazioni contenute nel documento fanno intendere che l'altra grave questione dell'uso del fosforo bianco non sia stata presa seriamente in considerazione: il governo israeliano ha comunicato che sono state prese misure disciplinari nei confronti di un colonnello e di un generale di brigata, "che andarono oltre la propria autorità nel consentire l'utilizzo delle bombe al fosforo che misero in pericolo vite umane".
Tutte le indagini da parte israeliana sono state condotte da comandanti dell'esercito o da ispettori della polizia militare e supervisionate dall'Avvocatura generale militare: "in questo modo - commenta Amnesty - la loro indipendenza e imparzialità ne è risultata compromessa". La stessa Avvocatura, durante l'operazione "Piombo fuso" aveva fornito consulenza legale all'esercito circa gli obiettivi da colpire e le tattiche da usare nel corso dell'offensiva a Gaza.
"A oltre un anno dalla fine dell'operazione "Piombo fuso", un solo soldato è stato incriminato, per il furto di una carta di credito" - denuncia Amnesty International. Nei mesi scorsi Amnesty International ha chiesto a tutti gli organismi delle Nazioni Unite di "agire immediatamente e in modo coordinato per attuare le raccomandazioni emerse dal rapporto della Missione Goldstone sulle violazioni del diritto internazionale commesse a Gaza e nel sud d'Israele tra dicembre 2008 e gennaio 2009".
Il recente documento sottoposto da Israele alle Nazioni Unite costituisce l'adempimento alla richiesta, rivolta dall'Assemblea generale nel novembre 2009, di svolgere indagini sulle accuse di crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale contenute nel Rapporto della Commissione internazionale di accertamento dei fatti sul conflitto di Gaza (conosciuto come Rapporto Goldstone - in .pdf). "Hamas, l'altra parte chiamata ad indagare, non ha presentato ancora alcun documento" - evidenzia Amnesty.
Proprio ieri i funzionari di Hamas hanno fatto sapere di aver consegnato un documento di 52 pagine ad un responsabile dell'Onu a Gaza, nel quale si spiega che la morte di tre civili israeliani durante l'offensiva di Israele, durata dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009, è stata accidentale e che l'obiettivo era colpire delle istallazioni militari. Il gruppo islamico Hamas formalmente respinge le accuse di crimini di guerra commessi durante gli scontri dello scorso anno a Gaza, che gli erano state mosse in un rapporto delle Nazioni Unite.
Già l'anno scorso Amnesty International aveva denunciato che l'indagine dell'esercito israeliano sull'attacco a Gaza non è credibile e aveva chiesto all''esercito israeliano di rendere pubblici i dettagli dei risultati dell'indagine condotta su alcuni degli attacchi effettuati durante i 22 giorni di offensiva su Gaza, secondo la quale le sue Forze militari "non hanno commesso violazioni", ma solo "rari errori", alcuni dei quali potrebbero aver causato l'uccisione di civili palestinesi.
In un recente comunicato Amnesty International denunciava che ad un anno dalle fine di "Piombo fuso", "il blocco israeliano di Gaza continua a soffocare la vita quotidiana della popolazione palestinese e la costringe a vivere in condizioni di povertà disperate". "Ai sensi del diritto internazionale, il blocco rappresenta una punizione collettiva e va tolto immediatamente" - denuncia Amnesty che ha chiesto a Israele, in quanto potenza occupante, di assicurare il benessere degli abitanti di Gaza, tra cui i loro diritti alla salute, all'educazione, al cibo e a un alloggio adeguato. [GB]