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A tre anni dal golpe in Myanmar
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Nella foto in copertina, giovani combattenti del Chin National Army (CNA) © Alessandro De Pascale
Dopo mesi di stallo militare, oltre trentamila morti, milioni di profughi, 36 mesi di stato di emergenza (appena rinnovato ieri dai golpisti) e migliaia di arresti, al suo terzo anniversario del golpe la Giunta militare birmana ha fatto i conti con una serie di disfatte sul campo senza precedenti. Ancor più dall’inizio dell’Operazione 1027 (O1027), lanciata nell’ottobre scorso dalla Brotherhood Alliance (la Fratellanza), formata da tre gruppi rivoluzionari, appoggiati da altre forze tra cui le People’s Defense Force del Governo clandestino di unità nazionale (NUG).
Le loro operazioni militari hanno inflitto a Tatmadaw (l’esercito birmano) pesanti perdite, defezioni e diserzioni, oltre alla resa di interi battaglioni. Tra i maggiori successi della Fratellanza vanno sicuramente ricordati la presa di Chinshwehaw (sul confine cinese) e la conquista di centinaia di avamposti militari grandi e piccoli nello Shan (sempre nella zona di confine) e nell’Arakan.
Ma è soprattutto la conquista delle città di Laukkai (Kokang) e Paletwa (Chin) che ha colpito i soldati di Tatmadaw anche sul piano psicologico, portando alla condanna a morte e all’ergastolo per sei generali – colpevoli di essersi arresi – ma anche alla critica pubblica e formale di Min Aung Hlaing, il capo della giunta. Il noto monaco ultranazionalista Pauk Ko Taw lo ha additato come esempio di lassismo, proponendo Soe Win, il suo vice, come nuovo leader.
Il capo della giunta Min Aung Hlaing sarebbe dunque in una posizione sempre più difficile...