Unicef: muoiono 4 milioni di neonati, grave ritardo sugli Obiettivi Onu

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"Quasi dieci milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo prima di compiere i 5 anni di vita e tra questi 4 milioni sono neonati con meno di un mese". E' uno dei dati salienti del rapporto "La condizione dell’infanzia nel mondo 2009" presentato ieri dall'Unicef. Dedicato quest'anno al tema della "salute materna e neonatale" il rappoeto segnala inoltre che più di mezzo milione di madri muore ogni anno per cause legate alla gravidanza o al parto: "Siamo in grave ritardo sul percorso verso il raggiungimento dell'Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 5, che prevede entro il 2015 la riduzione di tre quarti della mortalità materna rispetto al 1990" - avverte il rapporto dell'Unicef che mette in evidenza la connessione tra la salute e la vita delle mamme e dei loro neonati. "Sebbene il numero dei decessi sotto i cinque anni sia diminuito in tutto il mondo, da circa 13 milioni nel 1990 a 9,2 milioni nel 2007, il bilancio della mortalità materna è rimasto ostinatamente sopra i 500mila casi" -segnala il rapporto.

Circa l’86% dei decessi di neonati sono la conseguenza diretta di tre cause principali: infezioni gravi, come sepsi/polmonite, tetano e diarrea, asfissia e parto pretermine. Si stima che le infezioni gravi rappresentino il 36% di tutti i decessi neonatali. "L’adozione di pratiche igieniche durante il parto è fondamentale per prevenire le infezioni, ma le infezioni materne devono essere riconosciute e trattate durante la gravidanza. Le infezioni dei neonati devono essere riconosciute e trattate subito dopo il parto" - avverte il rapporto che delinea anche le misure necessarie a contrastare i fenomeni. I matrimoni precoci sono invece un fattore rilevante di mortalità materna: ogni anno quasi 70mila ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiono per cause legate alla gravidanza e al parto e le ragazze che partoriscono prima dei 15 anni hanno probabilità cinque volte maggiori di morire di parto rispetto a quelle che hanno superato i 20 anni.

La quasi totalità della mortalità materna mondiale è concentrata nei Paesi poveri principalmente dell'Africa Subsahariana e dell'Asia meridionale. "Alla mortalità neonatale nei paesi in via di sviluppo è stata dedicata troppo poca attenzione" - denuncia il rapporto. Il divario nel rischio di mortalità materna tra il mondo industrializzato e molti paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli meno sviluppati, è spesso definito "il più ampio divario del mondo in ambito sanitario". Una donna di un paese tra i meno sviluppati è 300 volte più esposta al rischio di morire nel corso della vita a causa di complicazioni dovute alla gravidanza o al parto rispetto a una donna che vive in un paese industrializzato.

Al Niger spetta il triste primato del rischio di mortalità materna: una donna nigeriana su 7 corre nel corso della sua vita il rischio di morire per parto, mentre nei Paesi in via di sviluppo il rapporto è di 1 su 76 contro 1 su 8 mila dei paesi industrializzati (in Irlanda 1 su 47mila). Ma è la Sierra Leone il paese con il più alto tasso di mortalità materna: si tratta di 2.100 decessi per 100mila. Tra i 10 paesi con i tassi di mortalità neonatale più alti (nei primi 28 giorni di vita) vi sono: Liberia (66 morti per 1000 nati vivi), Costa d'Avorio (64), Iraq (63), Afghanistan (60), Sierra Leone (56), Angola (54), Mali (54), Pakistan (53), Repubblica Centrafricana (52) e Lesotho (52). E cinque paesi (Liberia, Afghanistan, Sierra Leone, Angola e Mali) tra i dieci con i più alti tassi di mortalità neonatale rientrano anche nella classifica dei dieci paesi con il più alto tasso di mortalità materna o rischio di mortalità materna nel corso della vita.

Integrando il rapporto dell’anno scorso, il rapporto 2009 fa emergere con nettezza la connessione tra povertà e mortalità, tra rispetto dei diritti della donna e tassi di sopravvivenza di madre e bambino. L'Unicef ribadisce perciò "l’imperativo di creare un ambiente di sostegno per la salute materna e infantile basato sul rispetto dei diritti delle donne e la necessità di istituire un’assistenza continuativa per le madri, i neonati ed i bambini, associandoli a programmi per la salute riproduttiva, la maternità sicura, l’assistenza neonatale e la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo infantili".

A questo riguardo il rapporto prende in esame le politiche ed i programmi più recenti e descrive le iniziative principali e le partnership che si stanno impegnando ad accelerare i progressi. Una serie di schede, molte delle quali sono state scritte da esperti e consulenti, affrontano alcuni dei problemi cruciali dei nostri giorni nel campo della salute materna e infantile e della nutrizione. Il rapprto registra anche "segni di progressi in alcuni settori chiave della salute materna". Soprattutto nell'Asia meridionale dove negli ultimi dieci anni si è verificato un forte aumento dell'assistenza qualificata al parto. Progressi che non riguardano invece l'Africa subsahariana: dei 57 paesi che risultano al di sotto di questa soglia di copertura adeguata di personale sanitario durante il parto, 36 si trovano proprio nell'Africa subsahariana. In termini assoluti, la maggiore carenza di operatori sanitari si registra in Asia, soprattutto in India, Indonesia e Bangladesh, ma il maggior bisogno relativo è nell'Africa subsahariana, dove il numero di operatori sanitari dovrebbe aumentare del 140% per raggiungere la copertura sufficiente.

Una scheda del rapporto è dedicata al recente e improvviso aumento dei prezzi internazionali degli alimentari che ha avuto inizio nel 2006 e si è protratto nel 2007-2008, ha mostrato la vulnerabilità di milioni di persone alla fame e alla malnutrizione, soprattutto nei paesi in cui la sicurezza alimentare continua a rappresentare un problema grave. Nello specifico il rapporto segnala che "durante un’emergenza come la crisi alimentare, le donne in gravidanza e in allattamento, insieme ai loro neonati, sono le categorie considerate più a rischio di malnutrizione a causa del loro aumentato fabbisogno nutrizionale". Per questo - avverte - "nel fornire aiuti alimentari ai paesi, è importante applicare delle politiche che compensino i modelli di distribuzione del cibo tra i membri della famiglia, consentendo alle donne in gravidanza e in allattamento di assumere il fabbisogno minimo".

Per ridurre il tasso di mortalità infantile e materna, il rapporto raccomanda servizi essenziali forniti attraverso sistemi sanitari integrati in un continuum di cure a domicilio, nelle comunità, nei servizi sul territorio e nell’assistenza di base. Questo continuum di cure supera l’efficacia di singoli, interventi specifici e richiede invece un modello di assistenza sanitaria di base che includa tutte le fasi della salute materna, neonatale e dei bambini. Il rapporto constata che i servizi sanitari sono più efficaci se l’ambiente sociale sostiene l’empowerment delle donne, la loro protezione e la loro istruzione. [GB]

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