America Latina: ragazzi lavoratori contro lo sfruttamento

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In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile che si è celebrata ieri si sono mobilitati i movimenti sociali NATs (Ni㱀os, Ni㱀as y Adolescentes Trabajadores nell'acronimo spagnolo) dei bambini e adolescenti lavoratori dell'America Latina.

A Caracas i delegati del coordinamento venezuelano CORENATs hanno partecipato, insieme agli organismi governativi della Repubblica Bolivariana del Venezuela, al rilancio del programma nazionale PRONATs che per cinque anni ha sviluppato azioni nell'ottica della promozione ed elaborazione di una politica di protezione non abolizionista del lavoro minorile nel Ministero del lavoro, e che il 10 ottobre scorso il Comitato per l'infanzia della Nazioni Unite di Ginevra ha considerato best practice. Angel Gonzalez, educatore CORENATs ha dichiarato che "era presente la Vice-Ministra della partecipazione Mari Carmen Moreno che ha sottolineato l'importanza di contare sulla partecipazione degli stessi bambini lavoratori nell'elaborazione di proposte e nell'incorporare il loro punto di vista nel tavolo tecnico ministeriale".

Jesus Parra ha 15 anni e impacchetta la spesa dei clienti del supermercato Las Acacias di Trujillo: "ho dovuto affrontare di petto la vita lavorando da quando avevo 7 anni, sono membro della Coordinaci㳀n Regional de Ni㱀os, Ni㱀as y Adolescentes Trabajadores CORENATs: l'Organizzazione Internazionale del lavoro OIT non conosce la realtà specifica dei bambini lavoratori, dice che non dobbiamo lavorare ma non lo possono fare perchè rappresenta l'entrata economica della loro familia. E' importante rilanciare il programma governativo PRONATs perchè lotta contro lo sfruttamento lavorativo ma anche per il riconoscimento del diritto a un lavoro in condizioni dignitose" come segnala al quotidiano "El Nacional".

Il 27 aprile il movimento CONNATs del Paraguay ha incontrato il neo presidente della Repubblica Fernando Lugo per definire le priorità del lavoro della prossima ministra dell'infanzia. Francisco Estigarribia - Coordinaci㳀n Nacional de Ni㱀os, Ni㱀as y Adolescentes Trabajadores (CONNATS) rivendica l'importanza di adottare un'altra data come riferimento internazionale, "il 9 dicembre come abbiamo deciso insieme al Movimento Mondiale dei NATs, come simbolo del riconoscimento delle nostre lotte, della dignità come persone e come lavoratori", indica al quotidiano ABC di Asuncion.

I 14.000 bambini e adolescenti lavoratori del Perù organizzati nel MANTHOC (storico movimento con 30 anni di storia che ha seminato protagonismo in tutta l'America Latina ma anche in Africa e Asia) e MNNATSOP a Lima hanno espresso la loro indignazione per "questa data che non rispetta l'autonomia e la cultura originaria dei paesi latinoamericani del mondo rurale, andino e amazzonico e per questo dobbiamo lottare per essere riconosciuti come agenti di sviluppo locale con le nostre cooperative, le nostre scuole, i nostri gruppi di base. Rifiutiamo la celebrazione di questa giornata creata da funzionari e tecnici che credono di sapere cosa sia meglio per noi bambini lavoratori".

Il Movimento Latinoamericano dei NATs organizzati nel MOLACNATs ha diffuso una nota rivolgendosi ai "governi di Venezuela, Bolivia e Paraguay per la volontà politica di ascoltare e prendere in considerazione le proposte delle organizzazioni Nats per implementare politiche pubbliche in favore dell'infanzia in generale; lanciamo un appello al mondo intero affinchè si considerino queste iniziative per l'inclusione sociale dell'infanzia nella lotta contro la povertà".

L'Osservatorio sull'America Latina SELVAS, che accompagna i movimenti NATs dal 2001, ha partecipato alla conferenza stampa per la presentazione della campagna "Educazione, la risposta positiva al lavoro minorile" lanciata dall'Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) a Bruxelles il 10 giugno. Inoltre l'Osservatorio SELVAS ha iniziato a collaborare con BICE-Bureau International Catholique de l'Enfant che segue una trentina di organizzazioni di base in tutta l'America Latina, per analizzare il bilancio di 20 anni di applicazione della Convenzione internazionale dei diritti del bambino, oggetto del dibattito in occasione dei 60 anni di storia del BICE che ha realizzato la settimana scorsa a Parigi un seminario internazionale con la partecipazione di personalità come Alejandro Cussianovich, co-fondatore dei movimenti NATs e direttore del Master di cultura dell'infanzia dell'Università San Marcos di Lima e Norberto Liwiski, Presidente di DNI Argentina e gia vice Presidente del Comitato delle Nazioni Unite per l'infanzia di Ginevra.

In quell'occasione ho affermato l'importanza "di concentrare l'attenzione sul diritto all'educazione spesso negato da parte di troppi stati latitanti e irresponsabilmente inadempienti rispetto all'obiettivo fissato dalla Campagna dell'Onu per i Millennium Development Goals di garantire a tutti i bambini, bambine e adolescenti, l'accesso all'istruzione primaria entro il 2015. Sollecitiamo gli organismi internazionali a riconoscere il curriculum pedagogicamente innovativo delle scuole NATs che da oltre un decennio formano migliaia di bambini e bambine dei settori popolari storicamente esclusi nell'ottica della cittadinanza attiva e della promozione dei loro diritti per costruire una nuova cultura di protagonismo dell'infanzia e adolescenza".

Nell'ottica del riconoscimento delle proposte NATs si deve citare il lavoro del 'Centro Nazionale dei Analisi e documentazione sull'infanzia' del Ministero della Famiglia che cerca di documentare questo percorso di protagonismo dell'infanzia dal basso. Cristina Mattiuzzo rileva "un mese ricco di appuntamenti in Italia, quello di aprile, che ha riacceso il dibattito sullo sfruttamento minorile. Accanto a esperti del settore, in diverse occasioni c'è stata l'opportunità di ascoltare l'esperienza diretta di bambini e adolescenti, provenienti da altri continenti e invitati dalle associazioni della rete Italianats che hanno organizzato la loro visita in Europa. Gli eventi si sono susseguiti con una certa intensità in particolare nella settimana del 16 aprile, giornata che dal 2005 è diventata simbolo della lotta alla schiavitù infantile, Ed ora, passate anche le celebrazioni per la festa del lavoro del primo maggio, enti e associazioni si stanno già attivando per organizzare il 12 giugno.

Si tratta di eventi e ricorrenze che ritornano ogni anno, a ribadire che le problematiche legate al lavoro minorile, allo sfruttamento, alla schiavitù, non sono ancora state risolte, così come le posizioni sulle strategie migliori per affrontarle non sono unanimi. Ce lo ricordano i bambini ed adolescenti stessi, laddove venga loro concessa la possibilità di prendere parola. In diverse città italiane, ospitati da associazioni, enti istituzionali e università, i delegati della Colombia, hanno raccontato i loro vissuti di infanzia e di lavoro, aprendo prospettive insolite per un pubblico europeo. A Padova, i due adolescenti rappresentanti del Movimento colombiano di bambini e adolescenti lavoratori hanno partecipato, tra gli altri, ad un seminario organizzato dall'Università, tenendo una lezione alternativa alla classe di studenti della facoltà di Scienze politiche. Hanno parlato di come l'adesione all'organizzazione Pequeno Trabajador ha permesso loro di avere accesso ad una istruzione adatta alle loro esigenze e a migliorare le loro condizioni di lavoro, senza rinunciare a dare un contributo economico alle loro famiglie. Nella dimensione associativa, adulti, bambini e adolescenti collaborano insieme per la costruzione di un contesto sociale diverso, all'interno di realtà fatte spesso di emarginazione e povertà, come accade anche nei quartieri periferici di metropoli come Bogotà.

La povertà resta in ogni caso lo scoglio maggiore da superare, per raggiungere entrambi gli obiettivi, ovvero la diminuzione dello sfruttamento economico dei minori e l'aumento della loro frequenza scolastica. I due fenomeni dipendono infatti anche dalla necessità della famiglia di maggiori entrate per sopravvivere, laddove il lavoro degli adulti non è sufficiente, i servizi di base non esistono e la scuola ha una qualità così scarsa da non incoraggiare i bambini a frequentarla. Investire sulla educazione significa dunque destinare maggiori risorse anche alla preparazione degli insegnanti e garantire che la scuola sia accessibile geograficamente e in alcuni casi flessibile alle particolari esigenze di certi gruppi di bambini (tra essi anche i bambini lavoratori), come riportano diverse ricerche condotte da Understanding Children's Work" - conclude Cristina Mattiuzzo.

Cristiano Morsolin
(Co-fondatore dell'Osservatorio SELVAS, operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti dell'infanzia in America Latina. Accompagna i movimenti NATs dal 2001).

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