Aids: un bambino al minuto, Africa da salvare

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Nel mondo meno del 5% dei bambini sieropositivi riceve cure mediche e milioni di bambini resi orfani dall'AIDS non ricevono assistenza. Una silenziosa piaga che colpisce i bambini, del tutto assenti da ogni dibattito politico nazionale ed internazionale sull'HIV-AIDS. Per rispondere a questa situazione l'Unicef e l'Unaids, hanno lanciato una campagna mondiale sull'enorme impatto dell'HIV-AIDS sui bambini. Secondo le due Agenzie delle Nazioni Unite a causa delle perdite e dei danni provocati dalla malattia, sono milioni i bambini senza genitori, senza fratelli, senza la possibilità di andare a scuola, senza assistenza medica, senza un minimo di protezione e senza altri diritti fondamentali dell'infanzia.

Ogni minuto un bambino muore per malattie correlate con l'AIDS, un altro viene contagiato dall'HIV e quattro ragazzi tra i 15 e i 24 anni diventano sieropositivi. Inoltre, 15 milioni di bambini hanno perso almeno un genitore a causa dell'AIDS. Meno del 10% dei bambini rimasto orfano a causa dell'AIDS usufruisce dell'assistenza o dei servizi pubblici. "Dopo ormai quasi 25 anni di pandemia, sono meno del 10% i bambini colpiti dall'HIV/AIDS che beneficiano dell'aiuto e dell'assistenza necessari, e sono troppi quelli abbandonati a se stessi e costretti a crescere da soli, o troppo in fretta o per niente" ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. "In poche parole, l'AIDS sta distruggendo l'infanzia". Il Direttore generale dell'UNICEF Ann M. Veneman ha dichiarato che in alcuni dei paesi più gravemente colpiti dall'AIDS, in particolare nell'Africa subshariana, la pandemia sta "pressoché annientando anni di progressi a favore dell'infanzia" e ha fatto osservare che occuparsi dell'impatto dell'AIDS sui bambini con misure concrete è importante per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Nell'Africa subsahariana, la regione più colpita al mondo, si trovano più del 60% del numero totale delle persone sieropositive e più dell'85% di tutti i bambini al di sotto dei 15 anni che hanno contratto il virus, anche se gli abitanti della regione costituiscono poco più del 10% della popolazione mondiale. Dal 1990 al 2003, il numero dei bambini dell'Africa subsahariana che hanno perso almeno un genitore a causa dell'HIV/AIDS è cresciuto da meno di 1 milione a più di 12 milioni. Otto bambini resi orfani dall'AIDS su 10 vivono nell'Africa subsahariana. Dato che la mortalità dovuta all'AIDS riflette l'incidenza dell'HIV negli ultimi dieci anni circa, se non prima, l'attuale elevato tasso di prevalenza significa che anche in quei paesi, dove si è riscontrata la stabilizzazione o addirittura la riduzione dei tassi di HIV, il numero degli orfani continuerà ad aumentare per molti anni. In tutta l'Africa è possibile notare una grande diversità nei livelli e nei trend del virus dell'HIV. All'interno del continente africano, in proporzione l'HIV colpisce maggiormente le donne. In media, ci sono 13 donne sieropositive per ogni 10 uomini che hanno contratto il virus e la distanza è destinata ad aumentare. Le donne africane vengono contagiate dall'HIV più precocemente rispetto agli uomini. La differenza dei livelli di diffusione del virus è molto più marcata tra i giovani (tra i 15 e i 24 anni d'età).

Un'indagine nella Repubblica Democratica del Congo ha dato dei risultati allarmanti sulle prestazione sessuali e la diffusione dell'AIDS. Il 35,6 percento delle ragazze in età compresa fra i 15 e i 19 anni offrono prestazioni sessuali in cambio di soldi, inserendosi così in una spirale di violenza, prostituzione, povertà e, ovviamente, malattie sessualmente trasmissibili. Di più, l'UNDP, il programma delle Nazione Unite per lo sviluppo ha annunciato che il 57 percento delle persone infette nell'Africa sub-sahariana sono donne e ragazze. Questo fa temere il peggio per il futuro, visto che in generale le donne sono la spina dorsale delle famiglie africane e che se non sarà effettuata una prevenzione appropriata, nascerà una generazione di bambini malati nel giro di pochi anni. Un'indagine delle Nazione Unite, svolta nel 2004, ci dice che le donne nell'Africa sub-sahariana hanno 1.3 volte più rischi di essere contaminate rispetto agli uomini, con la fascia di età da 15 a 19 anni il rischio addirittura si triplica. [AT]

Altra fonte: Circolo Africa

Approfondimento: Campagna globale dell'Unicef

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