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Myanmar: a un anno dal colpo di Stato esplode il mercato della droga
Droghe
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Foto: Pixabay.com
Ad un anno dal colpo di Stato militare, il Myanmar sta affrontando una crisi politica, economica e umanitaria senza precedenti. Violenza, violazioni dei diritti umani e combattimenti stanno infuocando gran parte del Paese, mentre quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
I prezzi di molti prodotti alimentari sono aumentati. Intanto il valore del Kyat, la valuta nazionale, è crollato, facendo crescere il costo delle importazioni. E la situazione non sembra migliorare. L’Undp (United Nations Development Programme), il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, infatti, ha previsto che tutto peggiorerà nei primi mesi del 2022.
Myanmar: il colpo di stato dei militari e la produzione di metanfetamina
Come se tutto questo non bastasse, con i militari al potere sta aumentando drasticamente anche la produzione di metanfetamina. I laboratori nascosti tra la fitta vegetazione del Myanmar lavorano senza sosta per poi contrabbandare gli stupefacentioltre confine e raggiungere la Thailandia, l’India, il Laos e il Bangladesh.
«Il caos generale crea nuove opportunità per attività illecite e incentivi per tutti coloro che sono coinvolti nel commercio per trarne vantaggio e guadagnare denaro», ha detto Richard Horsey, consigliere senior per il Myanmar dell’International Crisis Group.
I generali guadagnano col narcotraffico: cosa succede oggi in Myanmar
Il Myanmar, oltre ad essere il più grande produttore di droghe sintetiche al mondo, è il secondo dopo l’Afghanistan per l’eroina. Questo enorme business illegale, che secondo diverse ong vale oltre 40 miliardi di dollari nel Paese, sarebbe gestito dai signori della droga insieme ad alcuni gruppi etnici fedeli ai militari al potere e alle milizie armate sotto il comando della giunta.
Dunque, direttamente o indirettamente, controllati dai potenti capi del Tatmadaw, le forze armate birmane. A questo proposito, Zachary Abuza, docente al National war college di Washington ed esperto di Sud-Est asiatico, spiega che «la ricchezza dei generali è legata all’estrazione delle risorse naturali e all’ottenimento della loro parte del commercio di metanfetamine»...
L'articolo di Fabio Polese segue su Osservatoriodiritti.it