Afghanistan: il 70% è 'fuori controllo' afferma Intelligence Usa

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A oltre sei anni dall'offensiva statunitense e dall'invio di truppe Nato, "solo il 30 per cento dell'Afghanistan è sotto il controllo del governo 'legittimo' del presidente Hamid Karzai": lo ha affermato ieri di fronte al Congresso americano Michael McConnell, massimo dirigente dei servizi segreti Usa. Il direttore del National Intelligence ha aggiunto di fronte alla Commissione del Senato per le Forze armate che "i guerriglieri talebani mantengono il potere su poco più del dieci per cento del territorio dell'Afghanistan, mentre il resto del paese permane sotto il controllo di capitribù locali". Dichiarazioni alquanto differenti, dunque, da quelle fatte solo alcune settimane fa dal Segretario alla Difesa Robert Gates che aveva sostenuto il successo della Nato in Afghanistan nel 2007 e aveva affermato che i talebani non controllano alcun territorio nel paese.

Secondo le stime americane, inoltre, più del 40% degli introiti del traffico di droga è controllato dagli "insorti". Nelle scorse settimane il rapporto dell'Unodc, (Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e la criminalità) ha annunciato che anche nel 2008 l'Afghanistan resterà il primo produttore di oppio al mondo. Ieri, con 194 "si", 46 "no" e nessun "astenuto", il Senato italiano ha approvato in via definitiva il rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero, tra cui la missione in Afghanistan. Il Partito Democratico ed il Popolo della Libertà si sono espressi entrambi a favore del rifinanziamento. Come annunciato, la Sinistra Arcobaleno ha votato compatta contro il provvedimento.

Intanto, l'ondata di freddo che ha colpito l'Afghanistan ha già fatto più di mille morti dall'inizio di gennaio, in prevalenza profughi interni e contadini impoveriti. L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) teme ora "una tragedia umanitaria di immani dimensioni viste le espulsioni di massa di centinaia di migliaia di profughi afghani che nei prossimi mesi rischiano di essere espulsi dal vicino Iran". "Il tragico destino delle molte persone morte nelle tempeste di neve dimostra l'incapacità e l'impossibilità per le autorità afghane e le organizzazioni umanitarie internazionali di occuparsi in modo efficiente di altri nuovi profughi rientranti" - afferma un comunicato di APM.

Le massicce precipitazioni nevose hanno colpito principalmente le quattro province occidentali del paese, Farah, Herat, Ghor e Badghis. Proprio in queste province viene portata la maggior parte dei profughi afghani espulsi dall'Iran. Lo scorso anno l'Iran aveva già espulso circa 360mila profughi afghani. "Tornati in patria, spesso dopo aver trascorso già una ventina d'anni in Iran, i profughi devono affrontare povertà, miseria, perdita della terra, violenza e nuove deportazioni" - riporta APM. Entro il 2009 l'Iran intende sciogliere 80 campi profughi ed espellere circa un milione di profughi afghani non riconosciuti ufficialmente come tali. In Iran altri 900mila afghani sono riconosciuti ufficialmente come profughi. Il governo afghano si è appellato diverse volte al governo iraniano affinché interrompa le espulsioni di profughi. "Finora l'Afghanistan non è riuscito a integrare in modo accettabile nemmeno 4,9 milioni di profughi, tornati in patria dopo la caduta del regime dei talebani" - afferma APM.

A sei anni dalla caduta del regime dei Talebani sempre più persone dipendono in Afghanistan dagli aiuti internazionali. "Ciò nonostante il lavoro delle organizzazioni umanitarie internazionali risulta sempre più difficile e pericoloso a causa del peggiorare delle condizioni di sicurezza. La crescente situazione di pericolosità non ostacola solo la ricostruzione ma anche il reintegro dei profughi" - sottolinea APM. Nel 2007 le sole organizzazioni umanitarie operanti in Afghanistan hanno perso 41 collaboratori per il crescente diffondersi della violenza. [GB]

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