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Pacchetto sicurezza: critici i medici e i missionari, urge un 'pacchetto integrazione'
Missionari
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Numerose e critiche le reazioni delle associazioni mediche, cattoliche e del mondo missionario per l'approvazione giovedì scorso da parte del Senato delle diverse misure del 'pacchetto sicurezza' (il Disegno di legge n. 773), in particolare quelle che riguardano direttamente la salute e i diritti dei migranti.
Già da tempo diverse realtà del mondo cattolico avevano criticato varie misure riguardanti il problema della "sicurezza", nei giorni precedenti il voto al Senato alcune tra le più rappresentative associazioni cattoliche avevano convocato una conferenza stampa nella quale prendendo in esame i diversi punti della proposta di legge sottolineavano che tali misure "offendono la dignità umana", sollevano "indignazione morale", costano molto e non garantiranno il raggiungimento degli obiettivi per le quali sono state pensate.
All'indomani dell'approvazione da parte del Senato di diversi punti del disegno di legge, insieme alla "preoccupazione e allarme" ribadito da Medici Senza Frontiere e di diversi associazioni direttamente impegnate nella tutela della salute dei migranti, va registrata la contrarietà della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo) secondo cui "la norma va contro l'etica e la deontologia e che si potrebbe rivelare un boomerang sul piano della salute pubblica", mentre le Acli hanno giudicato il disegno di legge "un gravissimo passo indietro sul piano dell'integrazione e della stessa sicurezza" auspicando "l'attivazione dell'obiezione di coscienza da parte di tutti gli operatori sanitari, per il rispetto che si deve a ogni vita umana". "L'incapacità di gestire la questione sicurezza sembra riversarsi con rabbia contro i più poveri" - ha commentato il presidente Olivero.
Le principali realtà degli Istituti e delle riviste missionarie italiani in un comunicato criticano con durezza le nuove misure: "Una ferita ai diritti delle persone immigrate e un pericolo per la salute degli stessi immigrati e dei cittadini tutti e perciò esprimiamo la nostra indignazione". Per missionari italiani la decisione adottata dal Governo "costituisce un fatto grave, per di più in un momento delicato come l’attuale in cui al legislatore sono chiesti saggezza, equilibrio e lungimiranza". "L’esigenza legittima di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza non può mai far sì che siano calpestati i diritti delle persone" - ribadiscono i missionari. "Una scelta di questo tipo non fa che aggravare un clima già pesante, che vede gli immigrati più vulnerabili che mai e tende a esasperare le contrapposizioni, invece di favorire l’integrazione". Gli Istituti missionari italiani chiedono soprattutto che "cambi l’approccio culturale a una questione come l'immigrazione". "Un popolo e uno Stato che si riconoscono nei valori della Costituzione non possono rinunciare ad avvicinare l’immigrato – regolare e clandestino – innanzitutto come una persona, con diritti e doveri. In caso contrario, stiamo scivolando a grandi passi verso la barbarie" - conclude la nota dei missionari.
Simili i rilievi di Franco Pittau, Coordinatore del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes che ha sottolineato la necessità di passare dalla logica del "pacchetto sicurezza" a quella di un serio "pacchetto integrazione". "È tempo che in Italia si cominci a parlare seriamente di 'pacchetto integrazione'; è quello che la situazione richiede ed è ciò che chiede anche la maggioranza degli immigrati che vive e lavora onestamente e si sente ignorata" - ha detto Pittau all'agenzia Misna. "Come ci si può aspettare una società ben integrata se non si investe in questo progetto?" - ha ribadito Pittau. Caritas e Fondazione Migrantes auspicano "il superamento del ‘complesso di Penelope’ – si legge nel Dossier Statistico immigrazione presentato a Roma – che porta lo schieramento politico maggioritario a disfare quanto fatto in precedenza, senza che così possa nascere un minimo comune denominatore libero da logiche ideologiche o partitiche.
Intanto la Caritas diocesana di Roma informa che nelle prossime settimane verranno potenziate le attività di assistenza sanitaria a favore degli immigrati privi di permesso di soggiorno. "Allo stesso tempo - aggiunge la nota - i medici della Caritas intensificheranno l'attività di animazione e sensibilizzazione verso gli operatori socio-sanitari degli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche e private". La Caritas di Roma afferma così di prepararsi a "fronteggiare le gravi conseguenze" che potrebbe causare l’approvazione della legge. Pur se non ancora in vigore "la Caritas ritiene che il provvedimento rischia di avere dei pericolosi effetti immediati sulla sanità pubblica per il clima di paura che sta causando. Per questo si attiverà anche nel far conoscere agli immigrati che al momento possono usufruire delle cure senza alcun rischio di denuncia" continua il comunicato. L’organismo diocesano si augura una modifica dell’emendamento nel passaggio al secondo ramo del Parlamento.
Ieri a Lampedusa una decina di immigrati di origini tunisina hanno tentato di togliersi la vita all’interno del Centro di prima accoglienza molto probabilmente a seguito dei rimpatri annunciati e per chiedere un trasferimento dal Cpa dell'isola. "Gli episodi di autolesionismo di alcuni migranti nel centro di Lampedusa sono la conseguenza della trasformazione della struttura in centro di identificazione ed espulsione" - ha commentato Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr. "Quanto sta accadendo a Lampedusa è espressione di un grande disagio e di una disperazione da parte di persone che comprendono che non hanno più nulla da perdere dopo che hanno saputo che 120 connazionali sono stati rimpatriati in Tunisia. Temono per la loro stessa sorte e per quello che gli succederà in quel Paese dopo aver perso l'occasione della loro vita" - ha aggiunto la portavoce Unhcr sottolineando che "questi gesti disperati, che si verificano con più frequenza nelle strutture detentive, erano prima veramente rari nel Cpa di Lampedusa perchè era una realtà di transito". [GB]