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Dopo la bomba sotto la casa del collega Sigfrido Ranucci...
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Immagine: Facebook
Chi ci sia dietro l’attentato, lo scoprirà forse la polizia.
Quello che, però, sappiamo da subito sulle bombe che potevano uccidere Sigfrido Ranucci e la sua famiglia, è che sono bombe annunciate e in qualche modo “legittimate”. Sono anni che Sigfrido, con la sua redazione e il loro lavoro, sono di fatto lasciati soli. Sono anni che vengono minacciati apertamente o nascostamente, soprattutto è da infinito tempo che si tenta di screditarli, isolarli, farli passare per quelli che “denunciano tutto per l’interesse di chissà chi o cosa”. La Rai - servizio pubblico, cioè nostro, quindi noi - ogni anno cerca di togliere protezione legale, tagliare fondi, cambiare palinsesto. Quelle bombe le ha messe qualcuno che si è sentito “legittimato” a farlo. Le ha messe chi pensava fosse giunto il momento di far tacere - con la morte o almeno la paura - Ranucci. E chi lo ha fatto si sente abbastanza forte da sentirsi in qualche modo giustificato.
Ranucci, la sua famiglia, quello che rappresenta con il suo lavoro e il lavoro di tutta una redazione, li dobbiamo proteggere ogni giorno, ogni minuto. Non basta la solidarietà dopo le bombe. Serve la consapevolezza che Ranucci rappresenta la possibilità di smascherare quello che non funziona nella nostra democrazia, cioè nella nostra vita quotidiana.
Non serve la retorica, serve la nostra pacifica, ma solida azione politica e democratica di ogni giorno. Solo così Ranucci, la sua famiglia, la redazione, saranno al sicuro.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.