Wwf: l'ambiente è sempre nei pensieri italiani

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L'81% degli italiani si dice preoccupato per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua, della terra e degli alimenti, mentre l'80% ha a cuore la distruzione della natura, delle piante e degli animali, dei fiumi. Insomma, gli italiani vedono con ansia e timore per il futuro a medio e a lungo termine, cresciuto di 5-8 punti dal 2000 a oggi. Più sensibili sono le donne, i residenti nel centro-sud, i soggetti con classe inferiore alla media, gli opinion leader diffusi, con picchi tra i giovanissimi non meno che tra i 35-44enni. E' quanto emerge da una ricerca realizzata da Astra/Demoskopea e commissionata dal WWF sul rapporto tra gli italiani e l'ambiente. In questo quadro, il WWF emerge come un leader stimato e autorevole, noto al 94% degli intervistati (le poche eccezioni riguardano i soggetti piu' anziani e meno scolarizzati) e il 78% sa che e' "un'organizzazione mondiale che opera in tanti paesi diversi".

I risultati della ricerca realizzata sono stati presentati oggi ad istituzioni, aziende ed agenzie nel corso di un incontro a Milano (Mediateca di Santa Teresa), con il Presidente di Astra/Demoskopea Enrico Finzi, il Segretario Generale del WWF Michele Candotti, il prof. Marco Frey dell'Università Bocconi. Secondo il sondaggio "Gli italiani e l'ambiente", il 72% dei circa 1.000 intervistati (scelti da un campione rappresentativo della popolazione tra i 14 e i 79 anni, pari ad un universo di oltre 47 milioni di adulti) si dice molto preoccupato del futuro del Pianeta: il 56% (dieci punti in piu' rispetto a sei anni fa!) afferma con forza che "se andiamo avanti così l'umanità scomparira' dalla Terra a causa dell'inquinamento e della distruzione della natura". Importante sottolineare che le notizie allarmanti non arrivano solo dai media: e' anche la conoscenza diretta (la propria esperienza personale) a mettere sul chi vive la maggioranza degli italiani sull'ambiente.

Rispetto alla fine degli anni '90, l'indagine mette in risalto un accresciuto senso di responsabilita' degli italiani nei confronti dei problemi ambientali, anche riguardo agli stili di vita: l'82% del campione sostiene che "se vogliamo lasciare ai giovani un mondo vivibile e migliore, dobbiamo imparare a consumare di meno e a vivere di più la natura". Un dato nuovo è quello che riguarda la tecnologia, con il tracollo dei "tecnòfobi": rispetto al 60% dell'inizio degli anni '90, ora non più del 41% sostiene che "il mondo sarà rovinato dalla tecnologia", mentre cresce il fronte opposto, secondo il quale "il mondo sarà salvato dalla tecnologia" (oltre 8 milioni di adulti, soprattutto colti e benestanti).

"Il WWF, come network internazionale e globale, è strategicamente allineato agli obiettivi di sviluppo per il millennio ma pone un'enfasi particolare nell'assicurare che il pilastro della sostenibilità ambientale sia paritetico ed integrato con gli altri due pilastri dello sviluppo sostenibile: la sostenibilità economica e sociale. Il mondo delle imprese offre una delle chiavi più significative per ricercare e trovare soluzioni sostenibili e praticabili alle attuali sfide ambientali planetarie e quindi la nostra missione non può essere compiuta con l'efficacia desiderata senza interloquire e collaborare con il mondo del business e senza creare le opportune e possibili sinergie tra l'influenza, la conoscenza e la competenza delle imprese e quelle del WWF. Le risorse naturali mondiali sono utilizzate quotidianamente nei processi industriali, ma sono limitate e vi è crescente preoccupazione (e consapevolezza) sulle modalità di loro impiego; è dunque necessario incorporare i temi della conservazione delle risorse naturali come componenti - chiave delle strategie di business e di comunicazione, specialmente per i settori più impattanti e più direttamente dipendenti dall'impiego di risorse naturali." ha dichiarato Michele Candotti Segretario Generale WWF Italia.

La seconda parte della ricerca e' stata condotta sui soci, che sono piu' di 300.000 adulti, circa il 7 per mille della popolazione italiana e dall'alta "qualita' sociale" (nel 91% dei casi sono di classe medio-alta), eta' media 43 anni, presenti soprattutto al Nord (63%). Con un'aggiunta chiave: il WWF ha iscritti trasversali a tutti gli orientamenti politici. La ricerca ha anche analizzato la percezione dell'immagine WWF (oltre 37 milioni di italiani dichiarano di conoscere il logo dell'associazione). Il WWF e' un "brand" fortissimo la cui notorieta' e' al livello delle marche leader, e' considerato come "leader" nel suo ambito, affidabile e soprattutto "super partes". Il rapporto tra apprezzamenti spontanei e critiche spontanee e' di 7 a 1.

Questa affidabilita' e fiducia nel marchio si riflette nei rapporti con le aziende: tre casi studio sono stati presentati nel corso dell'incontro: quelli di Lafarge (leader mondiale nella produzione di materiali da costruzione, Conservation Partner del WWF Internazionale), Novaterra (industria della panificazione che ha avviato una linea di prodotti biologici dopo l'accordo con il WWF) ed il gruppo Electrolux (partner del WWF Italia, leader nella produzione di elettrodomestici, con attenzione al risparmio energetico e ad impatto zero sul buco dell'ozono). Tre aziende che in modo diverso hanno legato i loro prodotti al logo del panda, cambiando anche il loro modello di produzione. Tra i grandi sostenitori dei progetti WWF ricordiamo inoltre: Banca Americard, Canon, De Agostini, Dodo, Esselunga, Fondazione Cariplo, Gabel, La Carterie-Panini, Nokia, Perfetti, Pritt, Reale Mutua Assicurazioni, Weleda.

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