Wsis: il primo appuntamento della società civile italiana

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Sono passati poco meno di due mesi dal WSIS (il Summit Mondiale sulla società dell'Informazione) che s è tenuto a dicembre 2003 a Ginevra organizzato dall'ONU e sono in vista già le prime verifiche. Infatti il Summit di Ginevra aveva lasciato fuori dalla sua dichiarazione molti aspetti importanti anche se all'origine di controversie soprattutto tra le diverse delegazioni governative. Tra questi la possibilità di far passare l'attuale agenzia che si occupa delle politiche di registrazione e mantenimento dei domini internet, l'ICANN, da una gestione sostanzialmente USA ad una gestione che veda il concorso multilaterale di molti più governi. A Ginevra, il veto dell'amministrazione Bush è stato insormontabile.
Allo stesso modo non c'è stato accordo tra i sostenitori di una regolamentazione internazionale sulle politiche di gestione delle reti telematiche e l'opposizione di paesi come Iran, Cuba, Cina che preferiscono pensare in proprio a cosa farne della porzione di internet nazionale.
E' andato invece in porto il fondo di solidarietà digitale voluto dal presidente del Senegal Abdoulaye Wade con un milione di dollari da utilizzare per promuovere progetti nei paesi in via di sviluppo. Anche se pare per il momento naufragata l'idea di finanziarlo con una tassa minima e simbolica sulla vendita di ogni computer o sul costo di ogni telefonata (proposta brasiliana), in mancanza di impegni formali da parte dei governi, sono stati gli enti locali che si sono riuniti la settimana precedente a Lione a far partire il progetto. Infatti proprio Lione, Ginevra e Torino hanno già versato i primi contributi in tal senso e a metà Gennaio c'è stato il primo incontro a Dakar. La presidente della Provincia di Torino, Mercedes Bresso, ha dato l'annuncio che tra un anno il capoluogo piemontese ospiterà un incontro sul tema del digital divide.
Nonostante tutto ciò, l'appuntamento di Ginevra, che ha subito anche e paradossalmente una scarsa copertura mediatica, è stato importante per tutto il lavoro svolto nell'anno precedente dalla società civile mondiale la cui piattaforma ha trovato molti riconoscimenti nella dichiarazione finale ed il cui lavoro diventa oggi essenziale lungo la strada di Tunisi 2005.

Si è tenuto in Italia l'appuntamento organizzato da Cies, Alisei, Uvisp a Roma lo scorso 5 Febbraio. In quella sede avverrà il primo confronto ufficiale tra tutte le realtà che hanno lavorato prima, durante e dopo il WSIS con il governo e con l'apertura "ad un tavolo comune" che proprio in quel contesto fece il ministro dell'innovazione tecnologia Lucio Stanca. In quell'occasione egli rappresentava anche la posizione europea data dalla presidenza di turno italiana.
Sul tavolo le prime questioni da sciogliere sono già molte e vanno dall'ulteriore taglio alle spese per la cooperazione internazionale decise con l'ultima finanziaria - ai problemi del pluralismo informativo nell'era del digitale.
Proprio la delegazione governativa italiana ha potuto vantare il fatto di aver introdotto un punto qualificante di questo tipo nella dichiarazione finale del Summit, come posizione di tutta la EU, e qualche giorno dopo il presidente Ciampi ha rimandato alle camere la legge Gasparri sulla base di una valutazione negativa proprio sul tema del pluralismo informativo.
Un'altra questione sarà certamente il problema della proprietà intellettuale. Di recente il ministro Stanca ha avuto modo di relazionare su questo punto alla Camera e nel merito della brevettabilità del software, un tema molto delicato che ha suscitato vivaci discussioni in Europa, ha proposto un tavolo di trattativa con tutti gli attori interessati al problema.
Un passo importante visto che, tra l'altro, in questo modo è a rischio buona parte del mondo "open source" che di recente ha ricevuto in importante riconoscimento come fattore di sviluppo locale nel rapporto sul commercio mondiale 2003 dell'ONU.
Ed infine il tema del diritto alla privacy, una questione sulla quale di recente il governo è scivolato con il decreto 354 chiamato "Data Retention" approvato dal consiglio dei ministri il 24 Dicembre. Ovvero un insieme di norme scritte dai ministri Castelli e Stanca per obbligare i gestori pubblici e privati di telefonia e servizi telematici in Italia, a conservare gli archivi con i dati essenziali sul traffico nelle loro reti per almeno 5 anni a fini di indagine giudiziaria. Questo provvedimento è stato criticato nel metodo (l'uso di un decreto senza discussione parlamentare a cavallo delle festività) e nel merito (rischi per la privacy, vaghezza delle definizioni giuridiche, inapplicabilità tecnologica, ecc.) da un vasto arco di soggetti sociali e, in audizione presso la commissione Giustizia, dal garante sulla privacy Rodotà. Anche a questo, e solo di recente, sono state apportate le prime modifiche ma la discussione è ancora aperta:

come tutelare la sicurezza e la privacy di ogni cittadino nella società dell'informazione che si sta delineando?
Come far in modo che l'enorme circolazione di dati sensibili che circolano nelle reti telematiche non venga raccolta ed utilizzata per fini illeggittimi ed illegali?

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